11 novembre 2015

Vatileaks? È «pompa del diavolo». Francesco e Benedetto XVI contro gli spacciatori di false verità

Il “no” deciso dei due pontefici alla «menzogna travestita da informazione» (per
Auerbach si chiama “tecnica del riflettore”, e il suo inventore è Goebbels)




Il Papa che tanto amano e tanto vogliono “aiutare” a riformare la Chiesa, come dicono loro, ha parlato chiaro circa gli affari che stanno facendo con lo spionaggio, il furto e la ricettazione dei documenti della Santa Sede.

«Cari fratelli e sorelle – ha detto Francesco domenica all’Angelus – so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. È un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili. Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare».

È un giudizio senza appello: avete rubato e state facendo solo del male. Al sottoscritto, alla Chiesa, al popolo tutto. Punto. Ma loro vanno avanti. Fanno i finti tonti, gli zanza. Sorridono alle telecamere e sputazzano dalle zanzariere. The show must go on. Lo spettacolo deve andare avanti.
Pubblicare documenti rubati, così, per costruire il romanzo criminale alla Dan Brown e sparare a Bertone che si sarebbe ristrutturato l’appartamento «con i soldi dei bambini malati» e non raccontare che quelli sono documenti già esaminati dal Papa, i soldi dei bambini malati c’entrano niente, quell’appartamento andava ristrutturato, sono 296 non 400 metri quadrati, ci vivono diverse persone, non ha nessun super-mega-attico privato Bertone, eccetera.

Pubblicare documenti trafugati, così, ben sapendo che segnalano situazioni di cui il Papa è già al corrente e rispetto alle quali il Papa ha già preso iniziativa. E sparare al cardinale Pell (ben sapendo che la sua nomina al dicastero dell’economia vaticano è una delle iniziative del Papa), scrivendo che ha «bruciato 500 mila euro in un anno» e tacendo che con quei soldi il ministro vaticano ci ha pagato 12 impiegati, l’informatizzazione dell’ufficio e tutto il resto che in questi giorni Pell ha dettagliato ma che nessun domatore di circo mediatico si è premurato di promozionare almeno quanto sta continuando a promozionare in tutto il circo, dai giornali alle tv, dalla radio ai siti internet, i libri felloni, costruiti con documenti rubati… Ecco, tutto questo cos’è?

Oltre a essere un reato, come ci ha dovuto ricordare papa Francesco piuttosto che il magistrato e il giornalista di turno al famoso presidio della famosissima “Legalità”, questo è, scriveva già lo studioso esule dalla Germania nazista Erich Auerbach: “tecnica del riflettore”. La stessa tecnica che il ministero della propaganda di Goebbels utilizzò su larga scala, in maniera martellante, paranoica, ossessiva, nella società del Terzo Reich, usando tutti i mezzi di comunicazione, per convincere i tedeschi che gli ebrei erano “mezzi uomini” dediti alla vampirizzazione dell’umanità e naturalmente alla ristrutturazione dei loro super-mega attici derubando gli ospedali “dei bambini malati”. Quante volte lo dovremo ancora ricordare in questo tempo di torbidi e di falsità serviti come trasparenza e informazione, questa tecnica consiste nel prendere e nel fare di un elemento di tutta una realtà o di tutto un discorso un fascio iperbolico:
«Si illumina una piccola parte, ma tutto il resto, che servirebbe a spiegarlo e a dare a ciascuna cosa il suo posto, e verrebbe, per così dire, a formare un contrappeso a ciò che è stato messo in risalto, viene lasciato nel buio. In questo modo viene detta apparentemente la verità, poiché quanto è detto è incontestabile, e tuttavia tutto è falsato, essendo che la verità è composta di tutta la verità e del giusto rapporto fra le singole parti». 

Nei casi Pell e Bertone ci sono anche falsità distribuite a piene mani, non solo tecnica del riflettore. Un bel combinato disposto.

Insomma, corvi e cornacchie esistono per falsificare e opprimere. Altro che per informare e riformare. Pensateci. La prima Vatileaks scoppia nei primi mesi del 2012 e culmina il 25 maggio dello stesso anno (a pochi giorni dalla pubblicazione del secondo libro di Nuzzi contenente documenti trafugati dal Vaticano) con l’arresto dell’aiutante di camera di Sua Santità, passacarte e reo confesso di furto. Oggi arrestano altre persone, i libri sono due e per quello di Nuzzi erano già pronte da mesi traduzioni in 6 lingue e diffusione in 26 paesi del mondo.

Ebbene, l’11 giugno 2012, in una lectio romana papa Benedetto XVI denunciò con parole diverse la stessa cosa che ha denunciato papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa:
«Nella Chiesa antica, e ancora per secoli, c’era l’espressione: “Rinunciate alla pompa del diavolo?”, e oggi sappiamo che cosa era inteso con questa espressione “pompa del diavolo”. La pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la “pompa del diavolo”, dove appare con apparente bellezza e, in realtà, appare con tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola “pompa del diavolo”, si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere, nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori. Quindi, questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia ad un tipo di cultura che è un’anti-cultura, contro Cristo e contro Dio. (…) Lascio adesso ad ognuno di voi di riflettere su questa “pompa del diavolo”, su questa cultura alla quale diciamo “no”. Essere battezzati significa proprio sostanzialmente un emanciparsi, un liberarsi da questa cultura. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione, contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio, diciamo “no”».

Luigi Amicone - 
Foto Ansa

Fonte: Tempi