5 novembre 2015

Per il card. Bertone nessun “super attico” e nemmeno “cene regali”

Il 28 aprile scorso abbiamo pubblicato la lettera che il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato Vaticano, ha inviato ai media dopo essere stato oggetto di una forsennata campagna di diffamazione per il famoso “super attico” in cui avrebbe voluto andare ad abitare. Nella lettera spiegava che l’appartamento non era così grande come si era scritto, è spazioso come sono le residenze negli antichi palazzi del Vaticano, tanto che aveva ricevuto solidarietà da Papa Francesco.
Recentemente la vaticanista-femminista Franca Giansoldati de “Il Messaggero” -già nominata regina della disinformazione in altre occasioni, quando ha manipolato i discorsi di Papa Francesco- lo aveva riportato al centro della gogna mediatica sostenendo che per il suo ottantesimo compleanno avrebbe organizzato un «party regale a base di tartufo d’Alba, roba per raffinati intenditori, innaffiato da vini piemontesi di gran pregio. Il tutto molto poco francescano, molto poco in linea con l’indirizzo di sobrietà richiesto da Papa Bergoglio».
Torniamo a parlarne ancora oggi perché siamo convinti che chi ha preso di mira il card. Bertone intenda colpire, in realtà, Benedetto XVI. In questi giorni, infatti, l’ex segretario di Stato ha concesso un’intervista all’“Huffington Post”, mostrando il suo appartamento al giornalista Andrea Purgatori«c’è questa terrazza che per mesi è stata immaginata come parte del buon ritiro dell’ex Segretario di Stato: appartamento di lusso da 700 metri quadrati con vista sulla Città del Vaticano», scrive il giornalista. «Ma la terrazza è “condominiale”, e la superfetazione fotografata e pubblicata dai giornali è adibita a servizi per tutto il palazzo, senza accesso diretto dall’abitazione di Bertone». Il cronista prosegue la descrizione: «Il condominio somiglia a tanti del quartiere Prati. E la casa di Bertone, la famosa casa dello scandalo, a occhio non supera i 300 metri quadrati, comprese due stanzette adibite a segreteria, un salotto, un lungo corridoio, una cappella privata, la camera da letto, la cucina, i servizi e un terrazzino pieno di limoni, ulivi e gelsomini».
Insomma, scandaloso soltanto per chi è pregiudizialmente prevenuto. Senza contare che il terrazzo «nonostante quello che hanno detto e scritto, non mi appartiene, è a disposizione di tutti gli inquilini del palazzo», conferma l’ex arcivescovo di Genova. Come mai dunque questo accanimento? «In otto anni di incarico come Segretario di Stato ho esercitato le mie funzioni in perfetta sintonia con il Papa ma ho preso provvedimenti, avviato procedure, riformato uffici e effettuato nomine che hanno comportato scelte di avanzamento o esclusione di persone. E questo può avere scontentato qualcuno. Ma c’è stato anche un certo accanimento», spiega.
In molti hanno parlato di un’inimicizia con Papa Francesco, ma non è così: «Intanto mi ha tenuto come Segretario di Stato per sette mesi, fitti di udienze e biglietti, annotazioni, telefonate… ormai tutti sanno che ha questa abitudine di prendere il telefono e chiamare: mi serve questo, cerchi quella cosa, valuti se questo candidato va bene. Insomma, è stata una consultazione continua e fraterna». Poi è arrivato l’avvicendamento: «Ci siamo incontrati, parlati, abbiamo deciso le modalità, tutto. Anche se i giornali scrivono: Bertone è stato cacciato via di qua, cacciato via di là […]. Mi ha confermato per due anni come membro della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli che si occupa di tutti i territori di missione nel mondo. Quindi non direi proprio che mi abbia cacciato via».
Oltretutto, racconta ancora, «quando c’è stato il primo attacco su questo appartamento lui mi ha telefonato e mi ha detto: guardi che io non ho nulla in contrario che lei vada ad abitare al terzo piano di Palazzo San Carlo. Che poi bisognerebbe dire che qui nel Palazzo c’era un progetto preesistente e non mio, per una costruzione sul terrazzo». Un’abitazione concordata proprio con Francesco«nel colloquio che abbiamo avuto mi ha anche detto: sopra non costruiamo più niente, però facciamo aggiustare il pavimento del terrazzo perché ci piove dentro. E ironia della sorte purtroppo ci piove ancora, proprio nella mia stanza da letto (sorride). Figuriamoci se avrei fatto di testa mia. Le posso garantire che le stanze sono molto meno grandi di quelle di altri palazzi del Vaticano. Il Papa è stato informato di tutto, anche del piccolo ufficio adibito a segreteria. Mi ha detto: va benissimo e poi la segreteria le spetta, visto che deve scrivere le memorie perché lei è stato testimone di tre pontificati».
Il card. Bertone, da sempre uomo di fiducia di Benedetto XVI, ha voluto anche esprimere un giudizio sulla continuità dei due pontificati«è bene ricordare che il problema dell’invito all’accompagnamento degli omosessuali nella Chiesa era già presente nel documento della Congregazione per la dottrina della fede del cardinale Ratzinger, che ora Papa Francesco riprende e sviluppa con maggiore impatto mediatico. E anche sulla questione dei divorziati c’era già un invito all’accompagnamento pastorale, sia nel magistero che nella prassi delle diocesi, che alcuni non hanno recepito».
Ed infine ha parlato del famoso “party regale” di cui ha scritto la Giansoldati: «Le dico solo che era una cena organizzata dall’associazione degli alpini di Vercelli, miei ex diocesani, senza vini doc e senza tartufi ma con un’ottima tartufata, una specie di millefoglie con sopra una spruzzatina di cioccolata. Non mi sembra un lusso eccessivo per celebrare gli ottant’anni. Lei che ne dice?».

Fonte: UCCR