25 agosto 2012

Musuveni: da Marxista a "convertito"...

Evangelici pentecostali, questi sono...

Ecco spiegata l'alleanza con i radicali... ognuno avrà la sua fetta di torta...

*******

Il presidente dell’Uganda manovrato dai predicatori, tra gospel e dollari

di Domenico Quirico

Il pastore Robert Kayanja accarezza con gli occhi lustri le limousines ben allineate come per una parata nel viale di ingresso, la sua villa che si specchia nel lago Vittoria, 10 yacht che dondola al molo, sul quale si affannano a lustrare marinai in impeccabile divisa bianca, le guardie del corpo che tengono lontani fedeli spiritati, perennemente adoranti davanti al cancello.

La ricchezza

Quale migliore sottinteso che il Signore è soddisfatto del suo ministro? E allora mormora, levando gli occhi al cielo: «E sì, quando il presidente Museveni ha preso il potere, non sentiva la voce di Dio. Temeva che il popolo cominciasse a litigare a causa della religione, ne diffidava. Ma per mezzo di noi umili servi, Dio ha toccato il cuore prima di sua moglie e poi dei figli. E adesso l’abbiamo convinto e anche lui cammina sulla via deI Signore».

E pensare che c’è ancora qualcuno che si ostina a non credere ai miracoli! Basta andare in Uganda, tra l’altro il tassello di Africa che il presidente George W. Bush ama di più e forse l’unico che conosce, per accorgersi che qui è la loro grotta di Montecristo. E non si chiamano «Centri dei miracoli» i templi che la setta evangelica di Kayanja, più a suo agio nel soffice gessato manageriale che nella ruvida stola pastorale, ha fatto sorgere nel Paese e ormai nel mondo intero? Ogni giorno si affollano e risuonano della fede umile e prepotente di quelli che qui chiamano i «Born again», i rinati.

È il più clamoroso successo di una tendenza metà politica e metà mistica che sta cambiando l’anima dell’Africa: con la semplicità del messaggio e la forza dei salvadanai. Sono gli evangelici sostenuti dagli Stati Uniti, con gli islamici, le due forze più dinamiche del continente, i grandi evangelizzatori. Purtroppo non la democrazia. Il loro sogno è comandare, in nome di Dio certo, ma anche del business. Scelgono i Paesi più ricchi, per il petrolio e le materie prime, o zone nodali per ragioni geostrategiche vanno all’assalto, con astuzia, tenacia, dollari.

In Uganda, uno dei Paesi chiave dell’Africa australe, ci sono riusciti. Con il mezzo più diretto: convertendo il presidente-padrone. Yoweri Museveni, una volta, era un marxista che pregava in nome del terzomondismo e della rivoluzione. Poi ha scoperto il mercato, gli Stati Uniti d’America, si è fatto leggiadramente pagano, il suo Olimpo si è affollato.

Governo nelle prime panche

Il pastore Kayanja ha provveduto a completarlo definitivamente: è il suo più prezioso, coccolato «born again». Così, ogni domenica, al Centro dei miracoli di Kampala il governo intero è ben allineato in prima fila ad ascoltare la sua predica, in cui tesse il panegirico del denaro: che diventa affare del Maligno solo se lo si usa male. E in quel male hanno più profonda tangenza gli investimenti sbagliati. È tra le melodie gospel del coro che si svolge il vero consiglio dei ministri. Il presidente non c’è. Ma soltanto perché Kayanja ha fatto costruire una cappella nel Palazzo, dove ha accesso diretto e quotidiano. Il capo dello Stato può pregare con comodo a fianco della figlia Patience, che ha studiato presso il pastore e adesso guida un suo tempio a Kampala.
Il governo ha fatto tendenza. Come accadeva in Europa all’epoca delle lotte tra riformati e cattolici, la popolazione imita il Principe. Un po’ per piaggeria politica, come i ministri; un po’ perché affascinano queste multinazionali del sacro che organizzano pellegrinaggi di uomini d’affari americani, che investono, spendono, fanno spettacolo. Gli africani vogliono una fede che serva nella vita di tutti i giorni, che prometta miracoli, che faccia l’eco ai vecchi riti magici.

Alle élites, invece, questi evangelici piacciono perché non emettono scomuniche come i cattolici, guardano con tolleranza ai peccatucci di questi regimi dispotici. Semmai entrano nei Palazzi sottovoce, suggeriscono, sussurrano, non gridano maledizioni. Così le conversioni si moltiplicano come un fiume quotidiano. Oltre al governo e alla maggior parte dei parlamentari, ci sono già cinque milioni di riconvertiti.

Il loro Vaticano è «la Cattedrale», un immenso hangar in vetro costruito a Kampala, dove un tempo imputridiva una palude. E’ costato alcuni milioni di dollari, lo ha inaugurato naturalmente Museveni, lì si sono sposati i suoi figli e ogni tanto lui stesso viene a pregare e leggere la Bibbia con Kayanja, di fronte a decine di migliaia di scamiciati. Il suo più azzeccato comizio.

I consiglieri occulti

L’Uganda è il secondo Paese cristiano dell’Africa, dietro il suo vicino Ruanda. Si stima che circa 5 milioni di ugandesi, cioè cinque su sei, siano cristiani evangelici, detti anche «born again», rinati. Le organizzazioni evangèliche rappresentano quasi la metà delle settemila Ong registrate nel Paese, e la National Fellowshipof Born Again Christian Churches controlla quasi quindicimila chiese. Le congregazioni trasformano capannoni, garage, magazzini, scuole, ex sale cinematografiche e discoteche in luoghi di preghiera, dove accorrono in massa i più poveri. Ma gli evangelici occupano anche molti posti chiave al vertice dello Stato, in particolare nelle direzioni generali delle imposte e degli investimenti, nell’esercito, nei servizi di sicurezza e nei media.