10 settembre 2025

I Giudici stanno con il demonio

Palermo. Un professore è stato condannato per aver richiamato una studentessa satanista


Un “rovesciamento culturale”: chi denuncia il male rischia oggi di essere accusato di atteggiamento discriminatorio. È l’amaro commento dell’Associazione internazionale esorcisti (Aie) in merito alla vicenda, avvenuta nel febbraio 2024 in una scuola superiore di Palermo, che ha portato alla sospensione di un docente di storia e filosofia, “colpevole” di aver richiamato una studentessa presentatasi in classe con un crocifisso capovolto. Quando l’insegnante ha chiesto alla ragazza se conoscesse il significato del crocifisso rovesciato, l’alunna gli ha fatto pubblicamente notare di essere una “satanista”, invitando il prof ad affrontare l’argomento dei seguaci del diavolo in una lezione. Il professore ha prima suggerito alla ragazza di indossare quel crocifisso rovesciato sotto il maglione, come lui stesso faceva con il proprio crocifisso, in segno di rispetto verso chi non condivide la stessa fede. Poi ha messo in guardia i suoi alunni dal seguire certe pratiche pericolose, evidenziando quanto accaduto pochi giorni prima, nella vicina Altavilla Milicia, dove il muratore 54enne Giovanni Barreca aveva ucciso la moglie e due dei suoi figli (di 5 e 16 anni), durante un “rituale”, nella loro abitazione.

La crescente attrazione dei giovani verso pratiche sataniste e occultiste, spesso veicolate attraverso simboli e linguaggi culturali, viene definita dai sacerdoti esorcisti dell’Aie come «un inganno, una tragica illusione che nasconde l’assoluto disprezzo verso la persona umana, la sua integrità e libertà, e verso la vita stessa fin dal suo concepimento». Il satanismo, si legge in una nota diffusa dall’Associazione esorcisti, «combatte apertamente il cristianesimo, oltraggiandone i simboli e profanando l’Eucaristia», oltre a diffondere principi «lesivi della dignità della persona umana». In ambito educativo, si citano episodi come la pubblicazione negli Stati Uniti di un volume per bambini dedicato all’evocazione dei demoni, che «sovverte il discernimento tra bene e male». Di fronte a questo scenario, l’Aie invita alla massima attenzione contro la retorica che dipinge Satana come figura positiva o liberatoria: «Nulla di tutto questo è vero».

Avvenire

4 settembre 2025

Gesù palestinese? Correggiamo l’ennesimo falso storico

Nonostante tanti anni di dialogo ebraico-cristiano, nelle scuole elementari italiane circolano ancora testi che contengono affermazioni sbagliate e pericolose, indice di pregiudizio e ignoranza ancora radicati

“La grande avventura”, sussidiario per la 5° elementare edito nel 2014 da La Spiga Edizioni (a cura di L. Allevi, M. Cappelletti e A. De Gianni), come ogni sussidiario tratta delle origini del cristianesimo e dei suoi rapporti con l’impero romano al tempo di Augusto.

Se venti o trenta anni fa in questi libri si poteva tranquillamente trovare l’accusa storica di deicidio nei confronti degli ebrei collettivamente ed indistintamente indicati, oggi, dopo il Concilio Vaticano secondo e dopo anni e anni di dialogo interreligioso, è molto più difficile; questo non significa tuttavia che non si nascondano altre “insidie”.

La terra di Israele al tempo della
rivolta di Bar Kokhba

 La novità negativa che si registra è infatti quella di    definire Gesù “palestinese”, in quanto nato in Palestina, omettendo qualsiasi menzione esplicita alla sua identità ebraica.


Il falso storico è evidente ed enorme, in quanto all’epoca della nascita di Gesù semplicemente la Palestina non esisteva. Come è noto, nei Vangeli quel territorio, occupato dai Romani, viene chiamato Giudea, Samaria e Galilea e non compare mai il nome Palestina.


Anche sulle monete romane, che ricordano la vittoria sui nativi, è scritto “Iudaea capta” è solo dopo la seconda guerra giudaica l’imperatore Adriano volle cancellare il nome di Jerushalaim e della Giudea con i nomi di Aelia Capitolina e Palestina. Mentre il nome di Aelia Capitolina è caduto, quello di Palestina si è imposto fino al XX secolo.

Solo al termine della seconda guerra giudaica, combattuta tra il 115 ed il 117 era volgare, l’imperatore Adriano, dopo aver domato la rivolta del condottiero ebreo Bar Kokhba contro l’impero romano e dopo aver distrutto Gerusalemme, decise di cambiare il nome alla città, nella quale era proibito, sotto pena di morte, l’ingresso ai Giudei. Vi era la volontà di cancellare anche il ricordo di quella che era stata Eretz Israel e annientare ogni traccia della presenza ebraica con la sua storia, la sua cultura e la sua religione.

monete d’argento coniate dal Regno
di Giuda nel I sec. e.v.

Solo dopo la sconfitta dei ribelli ebrei da parte dei romani, l’Impero chiamò Palestina la terra del popolo ebraico, per punirlo e per dare un segnale alle altre popolazioni sovversive. I romani cancellarono il nome ebraico “Giudea” e lo sostituirono con il nome di un antico nemico che gli ebrei disprezzavano. I Filistei, infatti, erano un popolo estinto dell’Egeo che gli ebrei avevano detestato per la barbarie e l’ignoranza.


In questo modo Palestina, nome che indicava le terre occupate dai Filistei, ha sostituito il regno di Giuda e Eretz Israel. Tale tendenza, in molti ambienti, perdura ancora oggi e si preferisce parlare di Terra Santa piuttosto che indicare le originarie denominazioni ebraiche.

Per diciannove secoli si è dunque sempre impiegato il nome Palestina, ma solo a partire dalla metà del XX secolo quella che era una designazione puramente geografica ha assunto un significato etnico.

particolare dell’arco di Tito

Proiettando all’indietro questo nuovo significato su tutta la storia precedente si ha come risultato che le vicende del regno di Giuda e del regno d’Israele, nonché tutta la storia biblica, ed in particolare ebraica, viene cancellata e sostituita da un’altra narrazione, secondo la quale quelle terre sono da sempre Palestina, e da sempre abitate da Arabi Palestinesi. In tale visione anche Gesù era Palestinese e così pure gli Apostoli e la prima Chiesa.


Coerente con tale visione è l’opinione, purtroppo oggi diffusa, che lo Stato d’Israele – “l’entità sionista” – non sia il risultato dell’autodeterminazione del popolo ebraico, ma rientri nella storia del colonialismo e del razzismo, dimenticando che la sua rinascita nel 1948 è stata frutto di una decisione dell’ONU.


A tale falso non si è sottratto neppure il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen che più volte nei suoi interventi di auguri per Natale ha definito Gesù di Nazareth “palestinese”, in un contesto che implicava l’esistenza di una persecuzione dei cristiani da parte dello Stato ebraico d’Israele.


Insomma, quando leggiamo di un “Gesù palestinese”, la nostra irritazione sale al massimo, perché ricordiamo bene le vignette satiriche in cui le sofferenze dei palestinesi sono accostate alle sofferenze di Gesù e l’accusa di deicidio, motivazione ideologica alla base di secoli e secoli di antigiudaismo cristiano, ritorna in chiave politica e discriminatoria.


Riflessi Menorah

Attenzione! Don Leonardo Pompei è stato sospeso a divinis - Potete leggere le ragioni (giuste) nel comunicato della sua diocesi qui pubblicato


Nella mattinata di oggi 4 settembre, il vescovo Mariano Crociata ha firmato il decreto di sospensione a carico del Reverendo Sacerdote Don Leonardo Pompei, che ricopriva l’ufficio di Parroco di S. Maria Assunta in Cielo in Sermoneta. Tale decreto è stato già notificato allo stesso presbitero.

Il decreto prevede la sospensione del Rev. Don Leonardo Pompei «da tutti gli atti della potestà di ordine, da tutti gli atti della potestà di governo e dall’esercizio di tutti i diritti o funzioni inerenti all’ufficio. Qualunque atto di governo dovesse essere posto dal presbitero in parola è da ritenersi invalido. Al Rev. Don Leonardo Pompei è concessa la dispensa dall’obbligo di portare l’abito ecclesiastico ed è chiesto di non presentarsi pubblicamente come sacerdote». Infine, come previsto dalle norme canoniche, il decreto del Vescovo ricorda a Don Pompei che deve osservare tutti gli obblighi dei chierici e astenersi nel modo più assoluto da tutto ciò che è sconveniente allo stato clericale.

A questa decisione si è arrivati per la violazione del precetto penale imposto il 2 settembre scorso da Mons. Crociata a Don Pompei, «che imponeva e ordinava al presbitero, sotto pena di sospensione, di non convocare alcun incontro o assemblea parrocchiali con i fedeli della parrocchia di S. Maria Assunta in Cielo in Sermoneta, e di sospendere qualunque tipo di attività sui social media».

Invece, il 3 settembre sera, Don Pompei ha violato il precetto penale a suo carico, convocando un incontro online aperto a chiunque fosse in grado di connettersi da remoto e trasmesso in diretta sulla piattaforma social denominata YouTube. Con tale comportamento, il Rev. Don Leonardo Pompei «è venuto meno in forma positiva e pubblica all’obbligo di obbedienza al suo Ordinario, per cui il passo successivo è stato quello della sospensione dal ministero presbiterale».

Uno stato di cose cui si è arrivati dopo un periodo di confronto tra il vescovo Crociata e Don Pompei, con quest’ultimo che lo scorso 29 agosto, e poi il 3 settembre, per iscritto aveva comunicato a mons. Crociata di dimettersi da Parroco e di non sentirsi più in comunione con il Vescovo Diocesano e con la gerarchia della Chiesa, di non intendere più celebrare la messa secondo la liturgia del Concilio Vaticano II, come di fatto ha poi spiegato nel suo intervento online. Circa quanto ha dichiarato su YouTube sarà il Dicastero per la Dottrina della Fede, competente per materia, a valutarne le implicazioni con le relative ed eventuali decisioni in merito.

Il Vescovo ha affidato la cura pastorale della comunità di S. Maria Assunta in Cielo in Sermoneta a Don Giovanni Castagnoli, in qualità di Amministratore parrocchiale (restando sempre Parroco di Pontenuovo e Tufette, in Sermoneta).


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Non posso fare a meno di notare che l'attività di diversi don e padri in internet non gli fa molto bene e si fanno prendere dalla superbia dovuta ai "mi pace" che riescono a conquistare con inevitabili conseguenze, chi scomunicato, chi sospeso a divinis.... FATE ATTENZIONE!


 

1 settembre 2025

E vero come si legge nei social che Papa Leone non dice niente riguardo Gaza?

NIENTE DI PIÙ FALSO!

UDIENZA GENERALE

27 agosto 2025

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APPELLO

Venerdì scorso abbiamo accompagnato con la preghiera e con il digiuno i nostri fratelli e le nostre sorelle che soffrono a causa delle guerre. Torno oggi a rivolgere un forte appello sia alle parti implicate che alla comunità internazionale affinché si ponga termine al conflitto in Terra Santa, che tanto terrore, distruzione e morte ha causato.

Supplico che siano liberati tutti gli ostaggi, si raggiunga un cessate-il-fuoco permanente, si faciliti l'ingresso sicuro degli aiuti umanitari e venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l'obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione. Mi associo alla Dichiarazione congiunta dei Patriarchi greco-ortodosso e latino di Gerusalemme, che ieri hanno chiesto di "porre fine a questa spirale di violenza, di porre fine alla guerra e di dare priorità al bene comune delle persone

Imploriamo Maria, Regina della pace, fonte di consolazione e di speranza: la sua intercessione ottenga riconciliazione e pace in quella terra a tutti tanto cara!