24 ottobre 2016

Dai Testimoni di Geova al convento...

Che cosa ho trovato nella Chiesa? Rinnegare l'errore è importante; se però, poi, non si cammina nella via della verità, non è che si avanzi molto. Tengo a sottolineare anzitutto che non posso dire di esser "tornata" alla Chiesa - almeno dal punto di vista mio cosciente, giacché il battesimo l'avevo - in quanto la Chiesa non l'avevo mai frequentata, per nessun motivo: letteralmente, non avevo mai messo piede in chiesa. Cosa ne sapevo di essa? Quello soltanto che avevo sentito dai Testimoni di Geova: quindi quanto basta per negarla in eterno: mi era stata presentata come qualcosa per nulla attraente e dove non poteva dimorare la verità. Questo vi aiuta a capire come per molti ex-Testimoni di Geova il ritorno sia un passo troppo difficile, perché c'è l'abitudine di vedere la Chiesa come Babilonia la grande, la meretrice che trascina i popoli alla perdizione.

Stavo coi TdG da poco più di un anno, quando commisi la 'santa imprudenza', la chiamo così, di iniziare una corrispondenza con un frate cappuccino; questo tipo di rapporti non era molto ben visto, però non me lo hanno vietato. Posso dire sia stato il primo cattolico incontrato nella mia vita: sono cresciuta in Francia in un ambiente del tutto ateo, quindi non avevo mai avuto la possibilità di una testimonianza cattolica; non era mai successo. Quello che mi ha portato alla benefica crisi è stata la testimonianza del suo amore per il Signore, direi qualitativamente diverso. Anche da Testimone io vivevo tutta per Dio; era una forma di consacrazione anche quella, secondo me. Però in questo frate sentivo qualcosa di molto diverso, più audace e soprattutto molto più personale. Direi quasi che la mia fede, a questo punto, mi sembrava una fede di "carta stampata" perché era molto legata ai libri, ai messaggi della Società. Ecco qui invece vi era la testimonianza della vita tutta donata, la consacrazione; ed un suo accettarmi come sorella: questo è stato molto importante, mentre io esplicitamente gli dicevo di non considerarlo fratello: per me fratello era soltanto un Testimone; e qui posso dire che la carità è la miglior apologia della fede cattolica.

Ho trascorso con i TdG 4 anni; dopo i primi tempi abbastanza euforici, si erano via via formati grossi dubbi sulla loro dottrina; troppo spesso i passi biblici citati a sostegno delle loro asserzioni mi parevano fraintesi: non vi è mai stata in me identificazione tra ciò che leggevo nella Bibbia e l'interpretazione che ne davano i Testimoni. Questo perché il Signore mi aveva portato a vedere nella Bibbia la Sua parola prima che io conoscessi i Testimoni. Forse se le due cose avessero coinciso - conoscere i Testimoni e conoscere la Bibbia - non ne sarei mai venuta fuori; ma la Bibbia già la conoscevo. Ho ricevuto dal Signore un grande dono: un viscerale amore alla verità: ed è questo che mi ha costretta ad un certo punto, a prendere in considerazione i miei dubbi, a chiarire, ad indagare, a pensare che forse stavo sbagliando tutto; anche perché ero pronta a partire come missionaria, a darmi nel "servizio di campo" a tempo pieno. Così iniziò la crisi, veramente terribile, durata circa un anno; un tormento tale che giunsi alla bestemmia: ossia pensare che anche se quel cammino di sofferenza mi avesse dovuto portare alla verità, non ne valeva la pena: perché io stavo bene solo con i Testimoni di Geova e non volevo conoscere un'altra via. Uscire dai Testimoni di Geova non è solo cambiar religione; in fondo il trauma che può avere un cattolico che accede ai Testimoni non l'ho sperimentato; però da quello che ne so, non è poi tanto, tanto grande. Invece uscire da loro è come cambiare pianeta o galassia, qualcosa di veramente tragico. È un trauma profondissimo perché la dipendenza psico-affettiva è molto forte; ed è questa che solitamente vieta ad un Testimone di porsi dei dubbi. Ma l'amore di Cristo ci spinge, ce lo dice la Bibbia (in 2 Cor 5,14): ed ha spinto me ad entrare in quella Chiesa che ero abituata a considerare come sede di satana.

Sono entrata senza sapere cosa avrei trovato; avevo solo la percezione di una possibilità di amore più grande e soprattutto più vero. L'anziano della mia congregazione mi aveva detto "La Chiesa ti deluderà e tu tornerai; noi ti aspettiamo". Ma la Chiesa e il suo Signore non mi hanno deluso, perché nella Chiesa ho trovato Dio-Trinità. Il mistero della Trinità è particolarmente avversato dai Testimoni di Geova; ed ho, inizialmente fatto fatica ad accettarlo, benché il cuore tenda da sé ad amare il Figlio come il Padre: ed occorre farsi violenza per non adorare il Figlio come il Padre: Gesù dice "Nessuno viene a me se il Padre non lo attira" (Gv 6,44). Ed io direi che il Padre mi ha trascinato, quasi mio malgrado, al Figlio e alla sua Chiesa. Lo Spirito poi non è un'energia impersonale, come lo vedono i Testimoni di Geova; ma è vivo. Ed è lui che mi ha dato il coraggio della verità: è opera dello Spirito Santo. Lo Spirito è anche principio di unità. Tra i Testimoni tutto è briciole. Questa è una sensazione che ho avuto, molto forte: briciole di Bibbia, briciole di carità, briciole di popolo, briciole di dottrina: non c'è un elemento unificante. Nella Chiesa ho trovato ben compatto il pane della vita. E qui devo dire una parola sull'Eucarestia, che per me è stata una scoperta meravigliosa: e che è presenza di Gesù da amare "ora". Il senso dell'attesa, della vigilanza c'è, ma per il compimento di una realtà già presente: il regno; Gesù è Dio con noi.

Vi sono dimensioni essenziali della vita cristiana che tra i TdG mancano del tutto :quella della celebrazione, dell'adorazione, della preghiera contemplativa. Tutto è ridotto ad uno studio scriteriato della Bibbia. Ogni riunione consiste in questo, e termina con una breve preghiera spontanea; la quale, direi, è più rivolta alle persone presenti che non a Dio. La prima volta che partecipai all'adorazione eucaristica, in parrocchia in tempo di Quaresima, mi stupii della gratuità, della semplicità e della bellezza di questo nostro stare con il Signore per amarLo, parlarGli, cantarGli inni: della bellezza di "perder tempo" con Lui, senza l'ossessione delle ore del "servizio di campo". La lode, così come la vive la Chiesa, è essenzialmente sconosciuta ai TdG. L'unica ricorrenza è la commemorazione della morte di Cristo. Quella sera, si fa passare tra i presenti il pane azzimo ed il vino: gli "emblemi" del corpo e del sangue di Cristo; ma nessuno ne mangia, se non coloro che ritengono di far parte dei 144.000 (io non ne ho mai visto neppure uno!). Difficilmente si potrebbe immaginare un rito più denso ...di vuoto. Ma la Chiesa mi ha dato la Pasqua, il senso profondo della festa, della vita; la Pasqua come vocazione. Mi ha anche dato la tanto ricercata ed amata verità, ricercata con tanta sofferenza: una verità che non muta con la successione dei presidenti della Società Torre di Guardia, una verità concretizzata da duemila anni di misericordia del Signore e di vita nel Signore. I Testimoni non amano guardarsi alle spalle, perché c'è un grande ed inspiegabile buco, non c'è storia: un vuoto che riempiono con i peccati della Chiesa. In avanti lo stesso vuoto, al quale si impongono scadenze sempre smentite. Come speranza, il benessere terreno; non il Signore, ma i beni che il Signore può dare.

Nella Chiesa ho trovato la libertà: la libertà di vedere in ogni uomo un fratello, la libertà dalla paura e dal confronto (che è così forte tra i Testimoni di Geova), la libertà di una critica sincera e costruttiva; soprattutto la libertà di crescere nelle vie del Signore. Dopo pochi anni che stavo con i Testimoni di Geova già mi sentivo perfetta: non c'era più un cammino davanti a me, non c'era la possibilità di crescita. L'anziano mi aveva detto "Tu sarai senz'altro la colonna di sostegno della congregazione". Anche questa frase mi aveva fatto aprire gli occhi: io ero già arrivata! Eppure dentro di me sentivo la possibilità di una crescita infinitamente maggiore; ma lì si sarebbe tradotta soltanto nell'aumentare il numero delle ore di "predicazione". Nella Chiesa poi ho trovato la Bibbia: non una gabbia di versetti, ma la Parola, la memoria viva del cammino di Dio con l'uomo, una testimonianza che cresce con la Chiesa. Soprattutto ho capito che la Bibbia è della Chiesa; ed è nella Chiesa che la Parola si fa carne e si fa vita. Nella teologia biblica della Chiesa ho trovato uno studio serio, approfondito, che non teme la critica, anzi la ricerca, nella sua sincera attenzione alla verità. Nella Chiesa ho poi trovato la Grazia. La stessa parola "grazia" non esiste tra i Testimoni di Geova. Il cammino di fede è affidato ad un volontarismo efficientissimo, in stretta obbedienza al Corpo Direttivo; la loro moralità è "impeccabile", almeno secondo la loro morale: si cresce in fretta, ma si cresce poco e male. Nella Chiesa ho ritrovato l'UOMO, la partecipazione alle sue gioie e alle sue speranze, al suo dolore e alle sue angosce, senza più dovermi rallegrare per le disgrazie che affliggono l'umanità come fossero un segno a dimostrazione delle mie teorie apocalittiche ...perché, quando capita un terremoto o altra sciagura, nei Testimoni di Geova non c'è dolore per quella gente; ma si rallegrano, perché pensano di essere vicini alla fine. E se succede qualcosa di bello, una prospettiva di pace tra i popoli questo dà un certo imbarazzo, perché è un controsegno della fine ...vicina. Di qui il loro esser sempre contro la gioia dell'umanità e per la sua disgrazia, in fondo in fondo. Nella Chiesa ho trovato Maria, madre di Dio e della Chiesa. Maria non è amata dai Testimoni di Geova perché ... è un fortissimo segno di cattolicità. E poi, nella Chiesa ho trovato ... la Chiesa ... un popolo positivo che è per Dio e per l'uomo.

L'eresia sorge e si mantiene contro la Chiesa: una buona parte della dottrina dei Testimoni di Geova consiste in una contro-dottrina cattolica. Contro la Chiesa citano persino ... i santi, particolarmente Agostino, a sostegno delle loro asserzioni. Ma non hanno mai citato quella frase molto bella in cui Agostino dice: Non crederei al Vangelo, se non fosse la Chiesa a dirmi CREDI!.. Si cita la stampa cattolica, si citano le opere di teologia cattolica: anche qui, tutto in brevi frasi accuratamente staccate dal contesto che le illumina; un contesto che è la Chiesa stessa. Ma posso anche dire che nella Chiesa ho ritrovato i Testimoni di Geova: li ho ritrovati nella verità, vedendo il loro errore e desiderando ardentemente che conoscano la Chiesa e la speranza della Chiesa che è Dio stesso. Io, personalmente, chiedo al Signore questa grazia, e spero tanto che me la conceda: di essere in me stessa un segno credibile della Chiesa. La Chiesa deve farsi conoscere, giacché non è conosciuta dai suoi stessi figli: e penso che questa sia l'opera che ci viene affidata: l'opera di tutti, dei laici, dei consacrati e particolarmente dei pastori".

Testimonianza tratta dal libro I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia, di Lorenzo Minuti.