6 luglio 2016

"Ecco perchè uccisi la martire della purezza"


di Gianluca Barile

Nel suo testamento Alessandro Serenelli svela il retroscena dell’assassinio di Santa Maria Goretti (“Agii spinto da giornali scandalistici e spettacoli indecenti”) ed esorta i giovani di ogni generazione a non fare il suo stesso errore (“Non seguite mode del momento e cattivi maestri”). Ma un secolo dopo la situazione è addirittura peggiorata
Il 6 Luglio abbiamo ricordato Santa Maria Goretti, la giovane di Nettuno brutalmente uccisa a 12 anni da un vicino di in casa per essersi opposta con tutte le sue forze ad un tentativo di stupro. La storia di questo giglio bianco, seme di purezza nella Chiesa di Cristo, è arricchita non solo dalle eroiche virtù esercitate così mirabilmente, sino al martirio, dalla vittima innocente, ma anche dal perdono che essa volle spontaneamente accordare al suo assassino prima di rimettere l’anima a Dio. La storia della piccola-grande Maria è nota ai più, ma non tutti conoscono quella del suo uccisore, Alessandro Serenelli. Questi fu condannato a 30 anni di reclusione. Nel carcere giudiziario di Noto, dal 1902 al 1918, incoraggiato dal vescovo del luogo, Monsignor Giovanni Blandini, maturò il pentimento e la conversione alla religione cattolica. Anni dopo, Serenelli avrebbe raccontato di aver tentato una riconciliazione con la famiglia e la religione in seguito ad aver sognato la sua vittima che gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato in anticipo per buona condotta  (ma anche per un indulto) e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti. La madre della futura Santa glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come giardiniere e portinaio in un convento di cappuccini ad Ascoli Piceno, completamente assorto nella preghiera e nel rimorso, per poi morire il 16 maggio 1970, a 88 anni, in un convento di Macerata, per le conseguenze di una frattura del femore provocata da una caduta. Si tratta di una bellissima storia, sia pure nella sua atrocità: la vittima che perdona il carnefice; il carnefice che si pente sinceramente e si converte; l’amore cristiano che prevale su tutto, sul dolore, sull’odio, finanche sulla morte. Il Venerabile Papa Pio XII, lo stesso Pontefice che la canonizzò, fu così colpito dal sacrificio di Santa Maria Goretti da esserne addirittura ispirato per la convocazione di una Giornata della Purezza.

Ma vorrei attirare la vostra attenzione su un particolare che non tutti hanno saputo cogliere nel corso del tempo: Serenelli agì su impulso, quasi su istigazione, dei messaggi distorti e devianti, degenerati e degeneranti, che venivano lanciati dai mezzi di comunicazione di massa dell’epoca. Lo ha rivelato lui stesso, pochi anni prima di morire, nel suo testamento spirituale. Trovo di un’attualità stringente e drammatica le cause che se non incisero del tutto, sicuramente contribuirono in modo determinante a spingere Serenelli a tentare di abusare della piccola e indifesa vicina di casa. Furono le copertine dei giornali dell’epoca in cui già si intravedevano nudità e oscenità a far nascere l’ossessione del sesso nella mente, già duramente provata per motivi familiari, di Serenelli. Ad oltre un secolo di distanza dall’omicidio di Maria Goretti, purtroppo la situazione non è cambiata. Anzi, si è evoluta. In peggio. Sappiamo tutti bene come e quanta sporcizia si veda nelle nostre Tv, nelle campagne pubblicitarie e nei giornali di moda e gossip. Ad ogni ora del giorno e della notte, i nostri giovani sono letteralmente assaliti da immagini che, in nome del vile denaro, superano di gran lunga il limite della decenza. E’ argomento per sociologi e psicologi, vero. Quindi non ci azzardiamo a fare alcuna analisi di questo triste fenomeno. Molto più semplicemente, vi invitiamo a leggere il testamento di Alessandro Serenelli e ad accogliere la sua esortazione a non farvi condizionare dalla dittatura del piacere e dai consigli malsani di cattivi maestri. Dio non permette mai il male se non per un bene superiore. Forse la storia personale di Serenelli potrà aiutare qualche giovane a non farsi incantare dalle sirene della mentalità dominante nella società che, oggi come allora, ha fatto perdere il senso della purezza e del peccato (le cronache, ormai quotidianamente, ci parlano di violenze sessuali compiute da giovani ai danni di proprie coetanee). E se non ci riuscirà lo scritto che ci ha tramandato Serenelli, sicuramente ci riuscirà Santa Maria Goretti con l’esempio del suo martirio terreno e la sua tenera intercessione celeste.

Il Testamento spirituale di Alessandro Serenelli 

‘Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una strada falsa: la via del male che mi condusse alla rovina. Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior parte dei giovani segue quella via, senza darsi pensiero: ed io pure non me ne preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva. Consumai a vent’anni il delitto passionale, del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora Santa, fu l’angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me, intercedette per me, suo uccisore. Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata; rassegnato espiai la mia colpa. Maria fu veramente la mia luce, la mia Protettrice; col suo aiuto mi diportai bene e cercai di vivere onestamente, quando la società mi riaccettò tra i suoi membri. I figli di San Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro non come un servo, ma come fratello. Con loro vivo dal 1936. Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore e alla sua cara mamma, Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene, sempre, fin da fanciulli. Pensino che la religione coi suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, la unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita. Pace e bene!’.


Alessandro Serenelli

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