20 ottobre 2014

Bufale mediatiche: ecco com’è il sinodo inventato dai vaticanisti…

In uno dei suoi ultimi discorsi da Pontefice, Benedetto XVI ha ricordato in merito al Concilio
Vaticano II: «c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media». E’ quanto avvenuto anche quest’anno con il Sinodo sulla famiglia, lo ha accennato anche Papa Francesco nel suo discorso di ieri: «tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo».

Nel nostro commento alla prima bozza pubblicata dal Sinodo, la “Relatio post disceptationem“, sottolineando LE ENORMI STRUMENTALIZZAZIONI DEI VATICANISTI ITALIANI. Anche alla pubblicazione di ieri della Relazione ufficiale, la stampa ha reagito con enormi menzogne scritte sempre dagli stessi vaticanisti e da commentatori improvvisati. La maggior parte ha INVENTATO UNA FANTOMATICA “APERTURA” VERSO LE COPPIE OMOSESSUALI -senza accorgersi che le parole di accoglienza usate non sono affatto nuove, dato che sono state prese dal Catechismo della Chiesa Cattolica-, con lo scopo per poterla usare a favore della legalizzazione delle unioni civili o del matrimonio omosessuale da parte del governo Renzi o per sostenere iniziativa del sindaco Ignazio Marino che ha trascritto 16 matrimoni gay contratti all’estero.

LUIGI ACCATTOLI.
Partiamo da Accattoli, il più “scatenato” tra i vaticanisti sul Sinodo, apprezzato vaticanista del “Corriere” fino a poco tempo fa. In un articolo cerca di mettere in contrapposizione il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, verso cui patteggia apertamente, con il card. Angelo Bagnasco presidente della Conferenza episcopale italiana. Accattoli vorrebbe mostrare come convivano due pensieri opposti tra gli stessi cardinali, e per esemplificarlo ha scelto questa frase del card. Marx: «Per me è impensabile dire a una persona omosessuale che non può vivere il Vangelo». E per il card. Bagnasco ha citato un’altra frase: «Il “pensiero unico” in materia di sessualità è ormai una dittatura che si vuole imporre dall’Occidente a tutte le altre parti del mondo». Il commento di Accattoli: «Due voci che possono essere prese a emblema delle due anime, una audace e una prudente, che si sono fronteggiate nell’assemblea». Traducendo dal politichese questo significa: il cardinale buono che accoglie gli omosessuali e il cardinale cattivo che li respinge. Peccato che Accattoli abbia citato due frasi su due argomenti differenti: il card. Marx parla dell’accoglienza delle persone omosessuali e il card. Bagnasco respinge l’educazione gender nelle scuola. Entrambi concorderebbero certamente sulle affermazioni l’uno dell’altro, anche perché lo stesso Catechismo cattolico spiega che le persone omosessuali «possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana». Forse Accattoli vuol sostenere che il card. Bagnasco è contro il Catechismo?

In un altro suo articolo ha parlato della decisione di trascrivere 16 matrimoni gay da parte di Iganzio Marino, strumentalizzando di fatto il Sinodo: «Il Sinodo chiude oggi ma già ieri se ne è avvertita l’influenza innovativa nella disputa sulla “trascrizione” nei registri comunali di Roma di 16 matrimoni gay contratti all’estero». Secondo Accattoli, infatti, «il Vicariato di Roma e la Cei hanno protestato ma l’hanno fatto con la stessa prudenza usata dalla Curia milanese una settimana addietro, precisando che la Chiesa non si oppone alla tutela dei “diritti” degli omosessuali, ma chiede che abbia un nome diverso da “matrimonio”». Innanzitutto né il Vicariato né la Cei hanno mai parlato di “tutela dei diritti omosessuali” (che lui utilizza per far intendere un sostegno alle unioni civili). Se si legge l’articolo di “Roma Sette”, il settimanale della diocesi di Roma su cui è comparsa la durissima critica a Marino, non esiste nessun passaggio del genere. Nemmeno la nota della Cei riporta queste parole, semmai si legge: «L’augurio è che il rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia». “Rispetto delle persone individuali” è stato trasformato dal vaticanista in “diritti degli omosessuali”. Accattoli conclude tuttavia riconoscendo, dunque contraddicendosi, che «sono parole forti, che risentono dei toni di battaglia del nostro episcopato sui “valori non negoziabili” vigenti fino all’elezione di Bergoglio». Ma non aveva scritto che si era usata prudenza? Il documento utilizza giustamente parole durissime (tanto che Luca Kocci parla di «vera e propria scomunica»), proprio per sottolineare la gravità dell’accaduto, come chiunque può leggere. Altro che “influenza innovativa”, che nel linguaggio giornalistico significherebbe parole di buonismo o accondiscendenza. D’altra parte la stessa Relazione ufficiale del Sinodo voluto da Papa Francesco presenta la stessa visione quando afferma: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».

ANCORA OGGI, NONOSTANTE PAPA FRANCESCO ABBIA CRITICATO LA “GENTE CHE PARLA” DI UNA CHIESA DIVISA, ha pubblicato l’ennesimo articolo irridente verso i vescovi a lui antipatici (cioè quelli lontani dalle posizioni del suo amico card. Martini). Sostiene infatti che dal Sinodo sia emerso che il 10% dei vescovi si “opporrebbe a pelle” qualunque “apertura” della Chiesa, anche verso le altre religioni. In modo particolare si è visto, spiega, nell’opposizione ai paragrafi sulle persone con tendenza omosessuale e sulla comunione ai divorziati risposati. Peccato che non riesca a dimostrare che quei voti contrari provengano tutti dai “conservatori”, ed invece -è stato svelato oggi da un cardinale “riformista”- provengono anche dai vescovi a lui simpatici, che si sono opposti ai vari paragrafi perché avrebbero preferito parole diverse, probabilmente le stesse contenute nella bozza iniziale dove si parlava delle doti e delle qualità che le persone omosessuali possono dare alla comunità cristiana.

FRANCA GIANSOLDATI.
Lo stesso tentativo strumentalizzatore di Accattoli lo ha fatto Franca Giansoldati de “Il Messaggero”. Secondo lei «con Bergoglio la linea è cambiata. Sono finiti i tempi dell’interventismo a gamba tesa, dello scontro aperto, della contrapposizione veemente Chiesa-Campidoglio». Questo perché il cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi di Roma, non avrebbe fatto «alcun commento personale». Peccato che, come abbiamo già detto, il settimanale della diocesi di Roma, guidata da Vallini, abbia emesso un durissimo comunicato contro Marino. La stessa Giansoldati incredibilmente lo riconosce: «parole durissime, in linea con quello che ha ribadito la Chiesa la Sinodo sulla Famiglia». Subito dopo sostiene che la Chiesa avrebbe auspicato le unioni civili, anche se ad affermarlo è stato un solo vescovo (mons. Bruno Forte). Dunque: prima afferma che la diocesi di Roma avrebbe tenuto un profilo low cost, poi riconosce che la diocesi di Roma è intervenuta con “parole durissime” ed infine conclude l’articolo come l’ha iniziato: «niente scontri diretti, affronti portati avanti con dichiarazioni roboanti». Ma non si erano usate “parole durissime”? Tilt completo.

MARCO POLITI.
Aspettavamo il suo commento, come al solito estremamente di parte e per nulla oggettivo. Per lo meno ha avuto il merito di essersi informato sull’esito del Sinodo, evitando i falsi proclami dei suoi colleghi. Nel suo articolo parla di scontri, di vittorie, di sconfitte, insulta i vescovi che non la pensano come lui chiamandoli “lupi” ed invita le associazioni laicali a fare pressione sul Vaticano «sui temi scottanti». Papa Francesco ha però criticato «tanti commentatori, o gente che parla», che «hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra». Lo stesso pupillo di Politi, il card. Luis Antonio Tagle lo ha smentito a proposito della guerra interna o delle strategie dei “lupi” conservatori: «In un processo sinodale gli elementi più importanti sono l’ascolto e la libertà di esprimere le diverse opinioni sulle situazioni che si presentano. Il Sinodo non è una battaglia né il frutto di una strategia».

Non solo il card. Tagle ha smentito la regia dei “lupi conservatori”, come afferma Politi, ma addirittura il card. Marx -il più aperto verso quel che i media considerano “aperture”- si è felicitato dell’esito del Sinodo, in particolare perché si è ribadita «l’accoglienza verso gli omosessuali [...]. Per me è un risultato del tutto positivo». Politi parla di “ostruzionismo” dei “lupi conservatori” che hanno modificato leggermente la Relazione ufficiale rispetto alla bozza, e il card. Marx lo smentisce: «Ma questo è il frutto del normale andamento del dibattito. Io sono molto contento di quanto è uscito [...]. Chi parla di vincitori e vinti non ha capito nulla del processo sinodale. Che è una discussione comune». Politi ha effettivamente parlato di vincitori e vinti…possibile che non abbia capito nulla del Sinodo, come dice il card. Marx?

GIANCARLO BOSETTI
Sinceramente non sappiamo chi sia, appare oggi con un articolo su “Repubblica” (intitolato “Se la democrazia bussa in Vaticano”) dove si avventura a commentare il Sinodo. Secondo lui «bisogna ammettere che la versione più tenue, dell’accoglienza nella Chiesa “con rispetto e delicatezza” di uomini e donne con tendenze omosessuali (118 sì contro 62 no) mostra un cambiamento in corso». Qualcuno dovrebbe fargli notare che la frase arriva dal Catechismo della Chiesa in cui si legge: «Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione», che non è certo stato pubblicato ieri. Ma lui parla di “cambiamento”. Conclude, contento, scrivendo che «la dottrina e la teologia della Chiesa mostrano di poter cambiare». Peccato che non vi sia stato (né vi sarà mai) alcun cambiamento di dottrina: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», si ribadisce infatti nella Relazione ufficiale, a proposito di dottrina.

FRANCO CARDINI.
Cardini è uno storico ma si avventura spesso, con poco successo, in questioni non sue. Ieri ha incredibilmente scritto che dopo Papa Francesco e dopo il Sinodo i cattolici non possono più opporsi alla legge sulle unioni civili e sui matrimoni omosessuali. Non ci credete? Ecco cosa scrive: «da oggi i cattolici non sono più consigliati di mantenere un atteggiamento aperto e comprensivo ma sono invitati con fermezza a farlo; e che la loro militanza cattolica li obbligherà, anche come cittadini, a regolarsi in modo da far si che le istanze morali e civili di persone che pur seguono un’etica lontana dalla loro -gli omosessuali per intendersi- vengano circondate di rispetto e aiutate nei limiti del possibile a tradursi in pratiche civili e giuridiche. Il cattolico da ora non potrà più farsi scudo della sua fede come alibi per contrastare quelle misure civili volte a rendere possibile e giuridicamente riconosciuta una unione anche fuori dai limiti matrimoniali, persino una unione tra persone dello stesso sesso». E’ incredibile la strumentalizzazione ed è doveroso ricordare ancora una volta quel che è emerso finora dal Sinodo: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». E ricordiamo anche il giudizio di Papa Francesco, più volte espresso: «La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta».

GIACOMO GALEAZZI, MARCO ANSALDI e GIAN GUIDO VECCHI
I tre vaticanisti Galeazzi de “La Stampa”, Ansaldi di “Repubblica” e Vecchi del “Corriere” sono coloro che spingono particolarmente su una Chiesa in litigio, dove una parte è contro l’altra. Sono loro, più di tutti gli altri, gli artefici dei presunti strappi tra “tradizionalisti” o “conservatori” e “progressisti”, trattando la Chiesa come fosse un partito politico. Ancora oggi Ansaldo cerca di far combattere i presunti “conservatori” contro Papa Francesco. Quando i fenomeni sono troppo complessi per poter essere capiti tutto viene ridotto alle schematiche già note.

PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Un altro sconosciuto, fa il commentatore per “Il Giorno” e avventurandosi anche lui a parlare del Sinodo ci spiega che «la Chiesa si è detta pronta ad imboccare la strada del dialogo e dell’apertura sui temi più dibattuti nella Chiesa stessa e nella società, quella della comunione ai divorziati risposati e alle coppie di fatto e ai gay». De Robertis infatti ricorda il paragrafo in cui si invita maggior attenzione agli omosessuali. La Chiesa «vuole voltare pagina». Anche lui non sa nulla di quanto scrive, sul tema dell’accoglienza agli omosessuali il Sinodo ha semplicemente espresso quanto scritto da anni nel Catechismo della Chiesa cattolica (««Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione»), mentre sui divorziati risposati si è rimandato tutto al Sinodo ordinario, escludendo “facili aperture”. Ma il tormentone è che “la pagina è girata” e quindi avanti con le bugie!

http://www.uccronline.it/2014/10/20/ecco-come-il-sinodo-inventato-dai-vaticanisti/