20 maggio 2012

Nigeria: predicatori super-ricchi alle spalle dei propri fedeli

Questa vicenda riguarda alcuni predicatori nigeriani che vanno arricchendosi con le donazioni delle proprie congregazioni, nonostante la povertà e la vulnerabilità dilagante di queste ultime. La controversa questione era già stata affrontata da un reportage online della rivista USA Forbes e ripresa da questo stesso blog, My Weku: All Things African. Recentemente il documentario "Unreported World: Nigeria’s Millionaire Preachers" (Mondo nascosto: I predicatori milionari della Nigeria) ha rilanciato gli stessi problemi di frode e sfruttamento.

Gli autori del documentario hanno riportato, fra gli altri, il caso di Therese: una vedova a cui è stato detto che il defunto marito era membro di un culto del diavolo, e quindi Dio voleva che ne vendesse ogni proprietà. L'automobile (una Mercedes), tappeti, un fornello a gas, tavolo e sedie, vestiti, posate, stoviglie e perfino le tende, sono stati portati in chiesa. A Therese è stato anche detto che se qualcuno avesse scoperto l'accaduto, Dio avrebbe ucciso lei e i suoi figli. Alla fine la donna è finita a dormire per strada con i due figli adolescenti. Per ulteriori dettagli su questa e situazioni analoghe, si veda questo articolo sul sito di Channel4, network TV indipendente inglese.

http://www.channel4.com/programmes/unreported-world/articles/the-making-of-nigerias-millionaire-preachers

Il narratore del documentario, Seyi Rhodes, si è recato a Lagos per seguire il mondo dei predicatori milionari della Nigeria. Forse la parte più surreale del video è quando a uno dei pastori milionari, il dottor Fireman (visibile a destra nella foto sopra in cui posa con la sua Hummer), è stato chiesto come poteva conciliare la sua ricchezza e celebrità con gli insegnamenti e la vita di Gesù. Fireman ha risposto dichiarando di pensare che Dio voglia che lui sia ricco e nega che Gesù abbia avuto una vita umile. "Gesù era ricco e aveva un contabile che lo seguiva dappertutto."

Ecco qualche cifra per comprendere meglio la situazione, ripresa dal suddetto articolo di Forbes magazine.

- Mons. David Oyedepo, Living Faith World Outreach Ministry:Patrimonio netto stimato: 150 milioni di dollari.

- Chris Oyakhilome, Believers’ Loveworld Ministries:Patrimonio netto stimato: 30- 50 milioni di dollari.

- Temitope Joshua, Synagogue Church Of All Nations (SCOAN):Patrimonio netto stimato: 10 - 15 milioni di dollari.

- Matthew Ashimolowo, Kingsway International Christian Centre (KICC):Patrimonio netto stimato: 6 milioni - 10 milioni di dollari.

- Chris Okotie, Household of God Church:Patrimonio netto: 3 - 10 milioni di dollari.



A giudicare dal gran sorriso del vescovo David Oyedepo, comodamente seduto nel suo nuovo jet privato del valore di svariati milioni di dollari, sembra che gli uomini di chiesa siano determinati come chiunque altro a raccogliere i frutti delle loro fatiche qui sulla terra. Perché rimandare simili gratificazioni? Quella è ormai rimasta una caratteristica dei monaci tibetani, una specie in via d'estinzione.

Nonostante questo, c'è chi commenta così la foto: "Il vescovo è un'ottima persona. Insegna ai suoi seguaci come raggiungere il successo e come accumulare ricompense. Anche voi dovete iniziare a vivere nel modo giusto e impegnarvi a insegnare agli altri come vivere allo stesso modo. Mi piace e gli auguro il meglio. È un brav'uomo." Anche Chris Oyakhilome (il secondo della lista) possiede seguaci ugualmente devotiche lo hanno sostenuto fino in fondo, anche quando la sua chiesa ha richiesto una "tassa" per l'annuale funzione religiosa di inizio anno.

Il resto di noi però non può fare a meno di sentirsi un po' a disagio di fronte a questi individui. Sono finiti i giorni in cui a simili pastori bastava volare (mai in classe economica) in classe business o in prima classe, per i loro viaggi alla conquista di nuove anime. Ora a quanto pare hanno bisogno di un jet privato e di copie firmate della rivista Forbes per togliere di mezzo noi poveri mortali e conquistare più velocemente altri greggi mezzo affamati.

Di seguito il documentario di Seyi Rhodes e Sahara Reporters (23 minuti):


Tradotto da Elena Intra

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/vociglobali/grubrica.asp?ID_blog=286&ID_articolo=426&ID_sezione=654