28 gennaio 2018

Pio XII, come furono salvati 11mila ebrei romani

Durante la Seconda guerra mondiale papa Pacelli ha salvato Centinaia di pagine di documenti originali "Pave the wave" contengono dettagli su come siano stati attuati gli ordini di Papa Pacelli durante la guerra di nasconderli a Roma



Il Vaticano falsificò segretamente i certificati di battesimo per permettere a molti ebrei di emigrare come cattolici. A documentare l’azione diretta di papa Pacelli sono i documenti trovati dallo storico Michael Hesemann negli archivi di Santa Maria dell’Anima, chiesa nazionale tedesca a Roma. Un passo avanti nella causa di beatificazione e canonizzazione. In un cablogramma originale inviato dal commando tedesco a Berlino al quartier generale delle SS di Roma in cui si ordinava l'arresto di 8.000 ebrei romani da portare al campo di lavoro di Mauthausen. Dopo un intervento papale, non ne vennero arrestati 8.000 ma poco più di 1.000.

E’ documentata l'azione personale e diretta di Pio XII per fermare gli arresti degli ebrei a Roma il 16 ottobre 1943. Quando gli arresti terminarono, papa Pacelli inviò un rappresentante nel luogo in cui erano detenuti per chiedere il rilascio dei 1.000 ebrei che erano stati arrestati, ma non fu permesso l'ingresso. Il Papa ordinò che gli ebrei di Roma ricevessero ospitalità nelle proprietà della Chiesa e nelle case cattoliche, sospendendo le norme claustrali di modo che gli uomini potessero essere ammessi nei conventi e le donne nei monasteri di tutta Europa. Nascose 7.000 ebrei letteralmente in un giorno.«Probabilmente papa Pacelli ha salvato più ebrei di tutti i leader politici e religiosi del mondo insieme». Gary Krupp, Presidente della «Pave the Way Foundation», commenta che “è tempo di riconoscere il Papa Pio XII per ciò che egli ha realmente fatto e non per quello che non ha detto”. E aggiunge:“Per quello che ho visto e conosciuto il Papa è, senza dubbio, il più grande eroe della seconda guerra mondiale. Pio XII non è stato il Papa di Hitler, al contrario era un uomo che Hitler voleva uccidere”. Inoltre il futuro Pio XII sfruttò la sua influenza perché l'allora rappresentante dell'Organizzazione Sionista Mondiale Nachum Sokolov fosse ricevuto personalmente da papa Benedetto XV per parlare di una patria ebraica in Palestina. Nel 1926, monsignor Pacelli esortò i cattolici tedeschi a sostenere il Comitato Pro Palestina, che appoggiava gli insediamenti ebraici in Terra Santa.

I documenti, che possono essere scaricati dalla pagina web della Fondazione, comprendono un manoscritto di una monaca, datato 1943, che spiega dettagliatamente le istruzioni ricevute dal Papa, così come una lista di ebrei protetti. Un altro documento è un rapporto dello US Foreign Service del console americano a Colonia, che informa sul “nuovo Papa” nel 1939. Il diplomatico si mostra sorpreso per l'“estrema avversione” di Pacelli nei confronti di Hitler e del regime nazista, e per il suo sostegno ai Vescovi tedeschi nella loro opposizione al nazionalsocialismo, anche a costo della soppressione delle Gioventù Cattoliche tedesche. In un documento del 1938, l'allora Segretario di Stato Eugenio Pacelli si oppone al disegno di legge polacco di dichiarare illegale il sacrificio kosher, visto che questa legge “presupporrebbe una grave persecuzione contro il popolo ebraico”.

Durante la guerra, Pio XII scrisse un telegramma all'allora reggente dell'Ungheria, l'ammiraglio Miklós Horthy, perché evitasse la deportazione degli ebrei, e questi acconsentì, il che si stima abbia salvato circa 80.000 vite umane. Al Governo brasiliano chiese di accettare 3.000 “non ariani”. In una testimonianza il generale Karl Wolff parla dettagliatamente del piano di Hitler di attaccare il Vaticano e sequestrare il Pontefice. C'erano spie in Vaticano, e franchi tiratori tedeschi a 200 metri dalle finestre papali. La stessa limitazione delle dichiarazioni pubbliche del Papa, che ha suscitato molte critiche nei suoi confronti, si spiega per l'aumento delle pene nei campi di concentramento, testimoniata da ex prigionieri, ogni volta che alte cariche ecclesiastiche parlavano contro il regime nazista. Sono documentati molti esempi delle azioni dirette e del ministero pastorale di Eugenio Pacelli per salvare gli ebrei dalla tirannia nazista. Ci sono prove della “diretta intercessione di Pacelli per difendere gli ebrei della Palestina dai Turchi ottomani nel 1917 e del suo incoraggiamento a istituire una patria ebraica in Palestina nel 1925. Inoltre papa Pio XII ebbe un ruolo attivo nell'opposizione a Hitler. Pacelli fu un attivo nemico di Adolph Hitler, fino a cospirare nel tentativo di assassinare il Führer del 20 luglio 1944. Tra le testimonianze di quanto Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah c’è anche la prova scritta dell’ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi. Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto: “Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l’entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie”. “In queste dolorose situazioni – si legge ancora nel Memoriale - il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate…” Nel Memoriale si racconta che “per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa”.


Ed ancora: “a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie”. Ciò conferma l’impegno personale e istituzionale di Pio XII per proteggere e salvare gli ebrei perseguitati. La copia scritta dell’ordine di Pio XII manca perché in una situazione di guerra, con la città occupata dai nazisti, una persona prudente non pubblica un ordine, ma manda dei messaggeri fidati per comunicare le volontà del Santo Padre. Sarebbe stato imprudente e pericoloso scrivere un ordine che poteva finire nelle mani sbagliate e mettere in pericolo la vita di tanti. Inoltre fu organizzato un gruppo di sacerdoti che, agli ordini della Segreteria di Stato, andavano da una casa religiosa all’altra, toccando anche università, seminari, scuole, parrocchie, per chiedere di aprire i conventi e di organizzare una rete di assistenza. Alla fine della guerra furono circa 150 le case religiose, i monasteri, le parrocchie, che salvarono da morte certa migliaia di ebrei. Pio XII e la Chiesa cattolica hanno salvato la vita a centinaia di migliaia di ebrei in tutta Europa.