Lo psico-thriller di Andrea Cionci continua con Leone XIV. L’autore di “Codice Ratzinger” crea una petizione per avere il rogito di elezione di Francesco e Benedetto XVI e pretende gli venga consegnato il verbale di elezione di Prevost. Al surreale non c’è mai fine.
• Dimissioni Benedetto XVI, il “codice Ratzinger” è un falso (28/02/25)
Chi non mai sentito dire che Papa Francesco non era un vero papa e che Benedetto XVInon si è mai dimesso?
Ogni grande evento della storia vanta i suoi amanti delle dietrologie che, anche in questo caso, non sono naturalmente mancati. A guidare le truppe italiane è rimasto un buon cantante lirico romano, Andrea Cionci, autore del saggio “Codice Ratzinger” (ByoBlu 2022).
E’ lui che in questi giorni ha chiesto alla Santa Sede il rogito di elezione di Papa Francesco e i verbali dell’elezione di Leone XIV, così da appurare che il nuovo papa sia stato eletto esclusivamente con i voti dei cardinali nominati da Wojtyla e Ratzinger. Solo allora, dice, sarebbe un papa valido.
Tra poco arriveremo a queste nuove perle del baritono romano, prima capiamo meglio il contesto per chi non dovesse conoscere la vicenda.
La tesi di Cionci, confutata da canonisti e mons. Ganswein
La tesi di Cionci è che Benedetto XVI si sarebbe dimesso per finta, ponendosi invece in “sede impedita” -una sorta di prigionia in Vaticano-, e seminando i suoi numerosi interventi pubblici di messaggi in codice rivolti a fantomatici interlocutori che avrebbero dovuto capire il suo status e continuare la “vera” Chiesa.
Un ingarbugliato psico-thriller religioso dal quale emerge subito una certezza: con tutti i pronunciamenti pubblici che ci ha donato Benedetto XVI dopo la rinuncia, difficilmente si sarebbe potuto trovare in sede impedita (tale quando il vescovo non è in grado «di comunicare nemmeno per lettera», can. 412).
In ogni caso, seguendo la teoria, l’elezione di Papa Francesco sarebbe invalida, perciò viene definito “antipapa usurpatore”.
Ce ne siamo occupati in un precedente articolo, nel quale il canonista Rosario Vitale ha investito qualche minuto per smentire le principali sciocchezze del “Codice Ratzinger”, un concentrato di fallace logiche basate sul “processo alle intenzioni” (cioè l’attribuzione arbitraria a Ratzinger, in questo caso, di intenzioni nascoste, maliziose o non dichiarate).
Come ha osservato un’altra canonista seria, Geraldina Boni (Università di Bologna), la verità è che queste tesi non sono nate poco dopo le dimissioni di Ratzinger, come ci si sarebbe aspettato se le motivazioni fossero state nobili. Nascono invece nel 2020, a distanza di 7 anni dall’inizio del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
Questo, spiega Boni, prova che i fautori «erano e sono ancora mossi probabilmente da un pregiudizio e da un’avversione ideologica verso» Papa Francesco e «soprattutto verso le linee di indirizzo programmatico da lui adottate»1.
Benedetto XVI e le sue dimissioni sono state così semplicemente strumentalizzate per delegittimare Francesco, ed è questo il motivo per cui il suo amato e fidato segretario personale, mons. Georg Ganswein, si è deciso ad intervenire citando espressamente Andrea Cionci e definendo i suoi tentativi delle «elucubrazioni personali instradate più sulla scia del Codice da Vinci di Dan Brown che su binari logici e ragionevoli»2.
Di tutto questo ci occuperemo in un apposito dossier che sarà pubblicato qui su UCCR.
Cionci, la gaffe su Leone XIV e il verbale di elezione
Veniamo ora all’attualità .
Qualche settimana fa Andrea Cionci è stato ospite di Francesco Borgonovo (giornalista di ByoBlu, il canale digitale editore del libro di Cionci e stabilmente nei primi posti delle fonti di disinformazione secondo l’Italian Digital Media Observatory).
Il video è visionabile più sotto.
La puntata è stata costruita da Borgonovo imitando lo stile del più noto talk radio “La Zanzara”, ovvero la ricerca di virality tramite ospiti con tesi borderline per generare reazioni forti, scandalo e quindi ascolti.
Parlando di Leone XIV, Cionci ha spiegato che il Conclave era formato da 25 cardinali “autentici”, cioè nominati da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, ma anche da 108 cardinali usurpatori, ovvero nominati dall’antipapa Francesco.
«Noi sappiamo che il primo giorno sono entrati tutti i 133 cardinali», ha detto il cantante lirico, «ma non sappiamo cosa sia accaduto il secondo giorno».
E’ di fondamentale importanza sapere esattamente chi ha eletto Leone XIV, perché sarebbe Papa valido solo se fosse salito al soglio pontificio grazie ai voti dei 25 cardinali “autentici”.
Così nel corso della trasmissione, Cionci ha preteso che gli venisse mostrato dal Vaticano l’atto di votazione del Conclave: «Bisogna sapere chi lo ha votato, se i cardinali autentici o il “conclave inciucio”! Ci serve il verbale della votazione!».
E’ sorprendente la gaffe del dott. Cionci, i cui lettori lo descrivono come uno dei più grandi esperti viventi di diritto canonico.
Non sa che l’art. 55 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis stabilisce la massima segretezza sulle votazioni in Conclave, pena la scomunica latae sententiae?
E ancora, di quale verbale parla? Non sa che l’articolo 70 della stessa stabilisce che i fogli usati per le votazioni vengano bruciati dopo ogni scrutinio (è così che si produce la famosa “fumata”), proprio per impedire qualsiasi ricostruzione dei voti espressi?
Sono nozioni elementari che chiunque minimamente informato di ciò di cui parla dovrebbe conoscere.
In secondo luogo, basta una conoscenza basilare di matematica per evitare tali affermazioni.
E’ infatti statisticamente impossibile che Leone XIV abbia ricevuto soltanto 25 voti (cioè quelli dei cardinali “autentici”): se per essere eletti serve la maggioranza dei due terzi e se i cardinali elettori erano 133, significa che almeno 89 cardinali hanno votato per lui. Ma considerando la brevità del Conclave si ipotizzano numeri molto più alti.
Qui sotto il video della gaffe di Andrea Cionci (pubblicato sul nostro canale YouTube)
Andrea Cionci e il rogito di elezione di Francesco
Terminata la trasmissione, qualcuno deve avergli evidentemente fatto notare le sciocchezze pronunciate durante la trasmissione radiofonica.
E’ così che Cionci ha cambiato richiesta, inventandosi l’ennesima petizione alla Santa Sede (sono già 3 nel solo mese di maggio) per farsi consegnare i rogiti di elezione di Papa Francesco e Benedetto XVI.
Si tratta di un documento ufficiale che certifica la validità canonica dell’elezione, come quello pubblicato il giorno dopo la nomina di Leone XIV.
E’ curioso come Cionci sia inciampato da solo, nuovamente.
Si rivolge infatti al segretario di Stato, Pietro Parolin, definendolo giustamente “Eminenza“, un titolo riservato esclusivamente ai cardinali. Peccato che sia stato nominato dall'”usurpatore antipapa” Francesco, quindi -per sua stessa tesi- si tratta di un cardinale usurpatore.
Se usassimo su Cionci lo stesso gioco da lui adoperato per scovare presunti messaggi nascosti nei pronunciamenti di Benedetto XVI, potremmo scrivere un “Codice Cionci” per teorizzare che, in realtà , lui sa benissimo che Parolin è un cardinale autentico ma non può dirlo perché sotto minaccia del suo editore. Perciò è costretto a usare dei finti lapsus(come chiamare Parolin con il corretto titolo cardinalizio di “Eminenza”) per far capire a chi “ha orecchie per intendere” il suo vero status.
Chissà se Byoblu pubblicherebbe un’inchiesta del genere?!
La petizione farlocca per il rogito di Francesco
Bene, Cionci crea questa petizione in cui chiede di «fornire al giornalista Dott. Andrea Cionci le fotografie/scansioni/copie digitali dei rogiti originali redatti per l’elezione di Benedetto XVI e, soprattutto, Francesco».
«Perché se Francesco non ha ricevuto il rogito è un problema», spiega ironico nel video che propaganda questa fantastica iniziativa3.
Siamo davvero curiosi di come andrà la richiesta, per questo ci siamo uniti ai circa 3.000 firmatari che hanno sottoscritto l’appello.
Peccato che la petizione sia totalmente invalida in quanto il portale specifica che le firme non sono verificate (oltre che nascoste), quindi la stessa persona può firmare varie volte usando e-mail diverse. Alla faccia della trasparenza!
Quasi certamente la richiesta sarà (giustamente) ignorata, ma se davvero venisse pubblicato il rogito di elezione di Francesco ci piacerebbe vedere le acrobazie di Cionci e collaboratori per interpretare il latino in modo da trovare qualche cavillo o “codice segreto” a cui appigliarsi.
Ironia della sorte, un rogito ufficiale relativo a Francesco è già pubblico!
Si tratta di quello emesso dalla Santa Sede e deposto nella bara di papa Francesco, nel quale si riepiloga la vita del Pontefice defunto. In questo solenne documento si scrive (com’è ovvio che sia) che «Francesco è stato il 266° Papa», eletto «dai Cardinali riuniti in Conclave dopo la rinuncia di Benedetto XVI».
Così la petizione sul suo rogito d’elezione -oltre che surreale, invalida e non trasparente-, diventa anche inutile.
Se infatti si crede al complotto della Chiesa eretica che ha costretto Benedetto XVI alle dimissioni per porre un antipapa usurpatore, allora il rogito del defunto Francesco sarà tanto invalido e falso quanto quello dell’elezione.
Se invece si richiede il rogito d’elezione è perché ci si aspetta che il documento sia autentico ed è naturalmente impossibile che contraddica il rogito emesso alla morte di Francesco, in cui si esplicita la validità della sua elezione e del suo pontificato.
Per Cionci, Leone XIV è un antipapa
La verità è che il “dott.” Cionci (come lo chiamano i suoi lettori, vittime della “Credential Inflation” tipica delle bolle cospirazioniste) ha già annunciato in anticipo che qualunque successore di Bergoglio non potrà essere riconosciuto come un papa valido. Inutile chiedere “prove” e verbali.
Nel suo “Codice Ratzinger”, infatti, specifica:
Lo stesso ha ripetuto uno dei suoi più fidati collaboratori, Antonio Sà nchez Sà ez, che nel libro viene definito “esperto canonista” quando in realtà è un semplice docente di Diritto amministrativo specializzato in ambiente e urbanistica.
«Se si va a un prossimo conclave nullo con 70 cardinali elettori invalidi nominati dall’antipapa», afferma infatti l’esperto di urbanistica e diritto ambientale, «si eleggerà solamente un altro antipapa, e poi ancora un altro, e ancora»5.
Qual è allora l’unica soluzione per risolvere la questione?
Mentre per il baritono Cionci «la vera Chiesa cattolica dovrà risorgere in modo clandestino, catacombale»6, quindi certamente non su YouTube (suo luogo preferito di comunicazione, senza mai mostrarsi in volto), per Sà nchez Sà ez si potrebbe prendere spunto dal passato, quando «re e imperatori hanno sostenuto, con la forza delle armi, l’autentico papa»7.
Peccato che, aggiunge l’esperto spagnolo di urbanistica, «naturalmente, ora non abbiamo re cattolici o imperatori romano germanici che possano intervenire in armi»8.
Un vero peccato, davvero!
Andrea Cionci ha tentato di rispondere su YouTube a quest’articolo sostenendo che non avrebbe commesso alcuna gaffe, rifacendosi all’art. 71 della Universi Dominici Gregis in cui si parla di una «relazione» scritta dal Cardinale Camerlengo «nella quale dichiari l’esito delle votazioni di ciascuna sessione».
Naturalmente non era questo il “verbale” a cui alludeva Cionci nell’intervento radiofonico, tant’è che non ha mai citato questo articolo. Il quale, tra l’altro, parla dell’esito delle votazioni e non del voto di ogni singolo cardinale, ciò che lui invece ha preteso gli venisse consegnato per sapere chi aveva votato Leone XIV.
Siamo quindi nella solita circostanza in cui la toppa è peggiore del buco.
Ci è stato segnalata un’ennesima replica di Cionci all’articolo, in cui finalmente ammette di aver «scoperto successivamente» al suo intervento radiofonico l’esistenza dell’art. 71 nella Universi Dominici Gregis. Avevamo quindi ragione, così come sembra aver ragione chi lo accusa di non conoscere i documenti ecclesiali di cui parla da anni.
La parte più incredibile è però l’aver precisato di non essere affatto interessato a sapere il voto di ogni cardinale, ma più genericamente «chi ha votato e non chi ha votato per chi»9.
Sembra assurdo, ma è così: Cionci vuol sapere se al voto abbiano partecipato solo i 25 cardinali “autentici”, oppure anche tutti gli altri presenti in Conclave.
E quindi gli altri 108 cardinali cosa avrebbero fatto nel frattempo? Un caffè a Santa Marta o una partita a briscola? Davvero Cionci può pensare che l’80% del collegio cardinaliziosi sarebbe presentato per guardare i 25 “autentici” votare, accettando passivamente che una piccola minoranza eleggesse un Papa “valido”? E l’intero apparato organizzativo del conclave — scrutatori, segretari, cardinali diaconi, tutto il cerimoniale — avrebbe finto che si stesse svolgendo una vera elezione, pur sapendo che solo 25 partecipavano?
E ancora: come può un Papa eletto da 25 cardinali su 133 essere considerato legittimo…da tutti i 133 cardinali, che oggi lo riconoscono pubblicamente come tale? Ma davvero queste sono le “indagini” serie? Come dicevamo: al surreale non c’è mai fine.
Il presente articolo sembra aver colpito nel segno. Nella nuova contro-replica, Andrea Cionci sorvola su tutte le criticità sollevate nell’articolo (il suo fatale errore durante la trasmissione radiofonica, la petizione farlocca ecc.) e ribadisce la sua ultima versione: vuole sapere se abbiano votato solo 25 cardinali o anche tutti gli altri.
Per tentare di dimostrare che non è una folle richiesta, ritorna però sull’usato sicuro: le note castronerie sulla “Declaratio” invalida.
Sorprendente come utilizzi a favore della serietà dell’inchiesta il fatto che lui scriva di questo da 5 anni, che abbia collaborato con «fior di professori, latinisti, storici della Chiesa, teologi, canonisti» e che sia stato ascoltato dal tribunale in Vaticano dopo che ha depositato la sua “indagine”. «Quindi l’indagine è seria!», conclude.
1) La durata di una convinzione non ne aumenta l’attendibilità . Si può perseverare tutta la vita in un errore senza che ciò ne accresca il valore epistemico: il tempo investito in una teoria non è criterio di verità . Se così fosse, anche i sostenitori della Terra piatta o della negazione dello sbarco sulla Luna dovrebbero essere presi sul serio solo per la loro ostinazione decennale.
2) Tutti conoscono i collaboratori di Cionci e si sa perfettamente che non c’è nessuno specialista della materia, nessun accademico e nessun autorevole studioso. Si tratta di persone improvvisate, con titoli sconosciuti (emblematico il caso della “avvocata colombiana” Estefania Acosta Ochoa) o auto-attribuiti, studiosi amatoriali e, nel miglior caso di docenti universitari (come Antonio Sà nchez Sà ez, citato nell’articolo, e Rocco Quaglia), la loro specialità accademica è -guarda caso- sempre diversa dal diritto canonico e dalla storia della Chiesa. Al contrario, canonisti veri e accademici qualificati (come Geraldina Boni, Rosario Vitale, Mons. Giuseppe Sciacca, Silvio Barbaglia ecc.) hanno spiegato pubblicamente l’infondatezza di ogni sua tesi.
3) L’aver depositato spontaneamente (!) dei documenti presso il tribunale vaticano o essere ascoltato dal promotore di giustizia non equivale in alcun modo a una convalida. Se un tribunale riceve un esposto, non significa che lo approvi: è suo dovere accettarlo ed è suo dovere ascoltare e approfondire, è un semplice atto dovuto. Caso diverso se si fosse pronunciato a seguito dell’interrogazione, ma nessuno in Vaticano ha mai dato seguito formale alla “teoria Cionci”.
Se un’indagine fosse seria starebbe in piedi da sola, senza bisogno di supportarla artificiosamente tramite l’accreditamento di “esperti” collaboratori (fallacia della “Implied Credentialing”) e argomenti deboli e inconcludenti come quelli usati da Cionci.