SOLENNITÀ DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
PAPA LEONE XIV
ANGELUS
Piazza della Libertà (Castel Gandolfo)
Domenica, 15 agosto 2025
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Cari fratelli e sorelle, buona festa!
I Padri del Concilio Vaticano II ci hanno lasciato un testo stupendo sulla Vergine Maria, che mi piace rileggere con voi oggi, mentre celebriamo la solennità della sua Assunzione alla gloria del cielo. Al termine del documento sulla Chiesa, il Concilio dice così: «La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr 2Pt 3,10)» (Lumen gentium, 68).
Maria, che Cristo risorto ha portato con sé nella gloria in corpo e anima, risplende come icona di speranza per i suoi figli pellegrini nella storia.
Come non pensare ai versi di Dante, nell’ultimo canto del Paradiso? Nella preghiera messa in bocca a San Bernardo, che inizia «Vergine madre, figlia del tuo figlio» (XXXIII, 1), il poeta loda Maria perché quaggiù, tra noi mortali, è «di speranza fontana vivace» (ibid., 12), cioè sorgente viva, zampillante di speranza.
Sorelle e fratelli, questa verità della nostra fede è perfettamente intonata al tema del Giubileo che stiamo vivendo: “Pellegrini di speranza”. Il pellegrino ha bisogno della meta che orienti il suo viaggio: una meta bella, attraente, che guidi i suoi passi e lo rianimi quando è stanco, che ravvivi sempre nel suo cuore il desiderio e la speranza. Nel cammino dell’esistenza questa meta è Dio, Amore infinito ed eterno, pienezza di vita, di pace, di gioia, di ogni bene. Il cuore umano è attratto da tale bellezza e non è felice finché non la trova; e in effetti rischia di non trovarla se si perde in mezzo alla “selva oscura” del male e del peccato.
Ma ecco la grazia: Dio ci è venuto incontro, ha assunto la nostra carne, fatta di terra, e l’ha portata con Sé, simbolicamente diciamo “in cielo”, cioè in Dio. È il mistero di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza; e, inseparabile da Lui, è anche il mistero di Maria, la donna da cui il Figlio di Dio ha preso carne, e della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Si tratta di un unico mistero d’amore, e dunque di libertà. Come Gesù ha detto “sì”, così Maria ha detto “sì”, ha creduto alla parola del Signore. E tutta la sua vita è stata un pellegrinaggio di speranza insieme al Figlio di Dio e suo, un pellegrinaggio che, attraverso la Croce e la Risurrezione, l’ha fatta giungere in patria, nell’abbraccio di Dio.
Per questo, mentre siamo in cammino, come singoli, come famiglia, in comunità, specialmente quando vengono le nubi e la strada si fa incerta e difficile, alziamo lo sguardo, guardiamo a lei, la nostra Madre, e ritroveremo la speranza che non delude (cfr Rm 5,5).
La Sindone è una reliquia per i credenti, per gli scienziati un oggetto misterioso che anima il loro continuo dibattito. Da anni se ne occupa Emanuela Marinelli, da esperta ma anche da credente che ci ricorda la storia del telo e le ultime scoperte, indicando come una delle rappresentazioni più “veritiere” il Crocifisso realizzato da monsignor Giulio Ricci.
La Sindone è un oggetto unico: per i fedeli è un’icona e una reliquia che ha avvolto il corpo di Gesù, per gli scienziati un oggetto misterioso che anima il continuo dibattito degli studiosi. Da anni della Sindone si occupa la prof.ssa Emanuela Marinelli, da scienziata ma anche da credente. Ha scritto molti libri riguardanti il Sacro lino, l’ultimo da lei curato e intitolato “Nuova luce sulla Sindone. Storia, scienza, spiritualità” (Nuova luce sulla Sindone - Edizioni Ares) offre un approccio multidisciplinare all’argomento. A lei abbiamo rivolto una serie di domande per ricordare sia la storia, sia le ultime scoperte scientifiche riguardanti la Sindone.
Professoressa, è davvero possibile che la Sindone sia il lenzuolo che avvolgeva il corpo di Cristo deposto dalla croce? Gli studi effettuati sulla Sindone portano a quella conclusione, cioè che si tratti proprio del lenzuolo funebre di Gesù Cristo. Per verificare scientificamente quanto sia verosimile l’identificazione dell’Uomo della Sindone con Gesù si devono confrontare le notizie fornite dai Vangeli con quanto si osserva sulla Sindone. Una volta constatata l’esistenza di caratteristiche comuni, si può ricorrere alla conferma del calcolo delle probabilità. Lo ha fatto il matematico Bruno Barberis, docente all’Università di Torino. È stata assegnata una probabilità ad ognuna delle caratteristiche comuni a Gesù e all’Uomo della Sindone. Al termine di questo calcolo la probabilità che queste caratteristiche si trovino riunite tutte insieme su uno stesso uomo che abbia subito il supplizio della crocifissione è risultata essere uguale a 1 diviso 200 miliardi. Ciò significa che su 200 miliardi di eventuali crocifissi ve ne può essere stato uno solo che abbia posseduto le caratteristiche comuni all’Uomo della Sindone e a Gesù. Poiché è evidente che nella storia dell’umanità non vi possono essere stati 200 miliardi di crocifissi, il calcolo eseguito permette di concludere che è altissima la probabilità che un crocifisso con queste caratteristiche sia unico e che pertanto l’Uomo della Sindone sia proprio Gesù.
L’immagine sulla Sindone, che non è costituita dai pigmenti, potrebbe essere una “fotografia” della risurrezione? L'immagine è un ingiallimento della stoffa dovuto a una degradazione del lino, che risulta ossidato e disidratato. Non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una bruciatura superficiale prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così ottenute passano da parte a parte, hanno diversa fluorescenza e non hanno le stesse caratteristiche tridimensionali della Sindone. Non è nemmeno il risultato dell’uso di pigmenti acidi, che avrebbero alterato la stoffa per uno spessore maggiore e avrebbero danneggiato il sangue. Gli esperimenti più interessanti sono quelli che sono stati condotti presso l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) di Frascati (Roma), dove alcune stoffe di lino sono state irradiate con un laser a eccimeri, un apparecchio che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità. I risultati, confrontati con l’immagine sindonica, mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità che l’immagine sia stata provocata da una radiazione ultravioletta direzionale. Secondo alcuni scienziati, l’immagine presente sulla Sindone potrebbe essere stata causata dalla luce sprigionatasi dal corpo di Cristo al momento della risurrezione. L’ipotesi non è inverosimile: ricordiamo l’episodio della Trasfigurazione. Per questo un bambino ha definito l’immagine sindonica un “selfie” di Gesù.
Cosa sappiamo della storia del Sacro lino prima che giungesse in Europa nel XIII secolo? Cosa dicono della Sindone le fonti letterarie ed iconografiche? Nei primi tre secoli la Sindone deve essere stata nascosta a causa delle persecuzioni e Gesù viene raffigurato in maniera simbolica. Dal IV secolo, invece, il Volto di Cristo presenta numerosi elementi non regolari, difficilmente attribuibili alla fantasia degli artisti, chiaramente di ispirazione sindonica. Evidentemente era disponibile un modello: l’Immagine di Edessa, che verrà successivamente chiamata Mandylion. Secondo le fonti letterarie, era un Volto di Cristo impresso da lui stesso miracolosamente su un panno. Successivamente si scoprirà che il panno era un lungo telo ripiegato: a questo punto è lecito pensare che si trattasse proprio della Sindone. La sacra immagine nel 944 viene trasferita a Costantinopoli; qui nel 1204 un crociato, Robert de Clari, vede la Sindone esposta nella chiesa di Santa Maria delle Blacherne. Probabilmente fu portata via e trasferita in Francia da Othon de la Roche.
La scienza si occupava delle tracce del materiale organico, compreso il sangue, rinvenute sulla Sindone. Quali sono i risultati di tali ricerche? Molte analisi scientifiche avvalorano l’autenticità della Sindone: la grande abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra; la manifattura rudimentale della stoffa; la presenza di aragonite simile a quella trovata nelle grotte di Gerusalemme; la presenza di terriccio alle ginocchia e al naso; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo; cospicue tracce di DNA mediorientale. Sulla Sindone è visibile l’impronta in negativo del corpo che vi fu avvolto, oltre alle macchie del suo sangue, che alle analisi è risultato vero sangue umano, decalcatosi dalle ferite del cadavere in un tempo valutato attorno alle 36-40 ore.
Il 13 ottobre 1988 il card. Ballestrero di Torino annunciava la datazione medievale della Sindone analizzata con il metodo del Carbonio 14 in tre laboratori situati a Oxford, Zurigo e Tucson. Per tanti fedeli è stato uno shock. Perché la Sindone è così importante anche per la fede della gente?
La fede non si basa sulla Sindone, però è evidente che la Sindone sia una conferma, un sostegno per la fede. Questo straordinario lenzuolo ci offre la possibilità di vedere con i nostri occhi tutto ciò che è descritto nei Vangeli della Passione, con dettagli ancora più impressionanti e commoventi. Oltre 120 frustate, un casco di spine, i gonfiori del volto dovuti alle percosse e alle cadute, i fori dei chiodi ai polsi, la ferita del costato con abbondante fuoruscita di sangue e siero. Tutto questo non può lasciare indifferente il fedele che osserva la Sindone.
Negli ultimi anni la stessa scienza ha messo in dubbio la datazione medievale. Che cosa hanno scoperto gli scienziati per sconfessare i risultati del 1988? L’angolo da cui fu fatto il prelievo del frammento di tessuto da datare è risultato inquinato e rammendato. Un importante articolo scientifico, apparso nel 2019 su Archaeometry, esamina dal punto di vista statistico i dati grezzi dell’analisi radiocabonica del 1988, ovvero i dati derivati dalle singole misurazioni. L’analisi statistica dimostra che i campioni non erano omogenei, dunque non potevano ritenersi rappresentativi dell’intero lenzuolo. L’esito di quel test, perciò, non permette di ritenere la Sindone medievale, come invece fu affermato nel 1988.
Che cosa è per lei la Sindone? È un Vangelo scritto con il sangue stesso di Gesù, come diceva il mio maestro di Sindonologia, Mons. Giulio Ricci, autore del Crocifisso Sindonico. È un testimone diretto della Passione e della Risurrezione lasciato dal Signore come dono a tutti i Tommaso della storia, che necessitano di un aiuto per la debolezza della loro fede. Oggi ne abbiamo più bisogno che mai!
Una delle rappresentazioni più impressionanti e “veritiere” della crocifissione di Gesù è il Crocifisso Sindonico realizzato da mons. Giulio Ricci. Un Crocifisso sindonico, gemello di quello venerato nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, è stato dipinto personalmente da mons. Giulio Ricci dopo 50 anni dedicati allo studio della Sindone ed alla preghiera. Il Crocifisso si trova nell’esposizione permanente sulla Sindone allestita presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Va detto anche che l’Istituto Scienza e Fede dello stesso Ateneo, in collaborazione con Othonia, il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino e il Centro Diocesano di Sindonologia Giulio Ricci di Roma, organizza ogni anno un corso per un Diploma di specializzazione in Studi Sindonici, il quale intende offrire un approccio sistematico alle sfide che questo documento eccezionale suscita all’intelligenza e un approfondimento del messaggio che propone alla fede e al cuore dei credenti (othonia@upra.org). Coordinatore del Diploma è padre Rafael Pascual LC (nella foto).
Introduzione al fenomeno dei sermoni falsi del Papa
L’intervento delle piattaforme: YouTube e TikTok tra responsabilità e azione
Come funzionano i video deepfake e i sermoni falsi generati dall’IA
L’impatto sui fedeli e la reazione della Chiesa
Disinformazione e rischi sociali: le osservazioni di Oren Etzioni
Deepfake religiosi: perché sono così pericolosi?
Le strategie delle piattaforme per arginare il fenomeno
Il ruolo dell’educazione digitale e della consapevolezza nell’era dell’IA
Riflessioni conclusive e prospettive future
Introduzione al fenomeno dei sermoni falsi del Papa
Negli ultimi mesi, un nuovo e inquietante fenomeno ha preso piede sui maggiori social network: la diffusione di falsi sermoni di Papa Leone XIV generati dall’intelligenza artificiale. I video e gli audio montati ad arte, capaci di riprodurre con impressionante fedeltà voce, espressioni e modalità comunicative del Pontefice, sono apparsi con crescente frequenza su YouTube e TikTok. Identificati come *falsi contenuti religiosi intelligenza artificiale*, questi materiali hanno raggiunto milioni di visualizzazioni prima della loro rimozione. Si tratta di un campanello d’allarme per la società nell’era della disinformazione digitale e della manipolazione attraverso l’IA.
L’intervento delle piattaforme: YouTube e TikTok tra responsabilità e azione
Di fronte all’ondata di video falsi Papa Leone XIV e *sermoni AI Papa TikTok*, le piattaforme hanno dovuto agire con prontezza. YouTube ha rimosso ben 16 canali mentre TikTok ha chiuso 11 account, tutti coinvolti nella diffusione di questi falsi sermoni, a seguito di una chiara violazione delle proprie politiche sui contenuti artificiali e ingannevoli. Tuttavia, l’intervento, pur rapido, è giunto dopo che milioni di utenti erano già stati esposti ai contenuti. Questo aspetto solleva interrogativi sulla tempestività delle misure di controllo e sull’efficacia delle policy contro la disinformazione religiosa social network.
Le piattaforme, spesso criticate per lentezza nelle risposte, hanno dichiarato un impegno crescente verso il monitoraggio e la rimozione dei deepfake Papa Leone XIV e di altri contenuti manipolati.
Come funzionano i video deepfake e i sermoni falsi generati dall’IA
La tecnologia dei deepfake ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti grazie al progresso dell’intelligenza artificiale (IA). Algoritmi avanzati utilizzano reti neurali per sintetizzare voci, immagini e movimenti di personaggi pubblici, tra cui il Pontefice. La creazione di un *sermone AI Papa TikTok* richiede il campionamento e l’elaborazione di dati audio-video del vero Papa Leone XIV, che vengono poi manipolati per creare dichiarazioni, benedizioni o prese di posizione mai espresse dal reale Pontefice.
Questa tecnologia, sebbene nata per scopi leciti come il doppiaggio automatico o la ricostruzione storica, si è trasformata in uno strumento di disinformazionequando utilizzata per produrre *falsi sermoni papa IA* e altri contenuti ingannevoli.
Caratteristiche dei deepfake religiosi
Riproduzione fedele della voce
Perfetta mimica facciale e gestuale
Presenza di elementi simbolici, come la veste papale e l’ambientazione vaticana
Questi elementi rendono complesso per l’utente medio distinguere il vero dal falso.
L’impatto sui fedeli e la reazione della Chiesa
L’esposizione a *falsi contenuti religiosi intelligenza artificiale* colpisce in modo particolare i fedeli e chi, quotidianamente, affida parte delle proprie certezze morali alle parole del Papa. Attraverso queste manipolazioni, la fiducia nell’istituzione potrebbe subire gravi danni, soprattutto tra i devoti che si informano sui social network. È emblematica la portata di tale fenomeno se si considera che i video hanno raggiunto milioni di persone in pochi giorni.
La Chiesa Cattolica ha espresso seria preoccupazione: voci ufficiali hanno sottolineato la necessità di discernere i veri pronunciamenti papali da quelli creati artificialmente, invitando i credenti a consultare canali ufficiali per verificare l’attendibilità delle informazioni.
Disinformazione e rischi sociali: le osservazioni di Oren Etzioni
L’esperto Oren Etzioni, voce autorevole nell’ambito dell’IA e della disinformazione, sottolinea come l’attenzione globale sul nuovo Papa abbia moltiplicato il rischio di manipolazione, rimarcando che la capacità di produrre contenuti fake credibili rappresenta un rischio per la coesione sociale e la fiducia nel discorso pubblico.
Secondo Etzioni, il salto qualitativo della tecnologia deepfake pone sfide inedite tanto agli analisti quanto ai cittadini comuni.
Deepfake religiosi: perché sono così pericolosi?
I video fake di *Papa Leone XIV* rappresentano una sfida particolarmente insidiosa per diversi motivi:
Autorevolezza manipolata: Si sfrutta la fiducia che milioni di persone ripongono nel Papa per veicolare messaggi artefatti.
Difficoltà di riconoscimento: L’IA è ormai in grado di superare le capacità di discernimento della maggioranza degli utenti.
Conseguenze pratiche: Messaggi falsi attribuiti al Pontefice possono indurre comportamenti errati, diffondere panico o alimentare divisione tra i fedeli.
Velocità di diffusione: La viralità garantita dai social permette ai contenuti ingannevoli di espandersi a macchia d’olio prima degli interventi correttivi.
Le piattaforme devono così fare i conti con la responsabilità di arginare tempestosamente questi fenomeni.
Le strategie delle piattaforme per arginare il fenomeno
Dopo la scoperta degli account coinvolti nella diffusione di *video falsi Papa YouTube* e *sermoni AI Papa TikTok*, le piattaforme hanno rafforzato la collaborazione con organizzazioni esterne per il riconoscimento automatico dei deepfake. Questo avviene tramite:
Modelli di rilevamento IA sempre più sofisticati per scovare anomalie nei video
Segnalazione rapida da parte degli utenti
Rete di fact-checking indipendente che verifica alcune delle dichiarazioni attribuite al Papa
Interventi sanzionatori, come la rimozione di canali e l’avvio di indagini sugli autori
YouTube, in particolare, punta sull’implementazione di etichette che segnalano i contenuti alterati, mentre TikTok lavora sull’educazione degli utenti più giovani ai rischi della disinformazione religiosa social network.
Il ruolo dell’educazione digitale e della consapevolezza nell’era dell’IA
Le piattaforme da sole non bastano a fermare la manipolazione. È quindi fondamentale accrescere la *consapevolezza digitale* tra i cittadini. Le parole chiave come intelligenza artificiale disinformazione non devono appartenere solo al lessico specialistico, ma entrare nell’educazione scolastica e familiare, diventando patrimonio comune.
Punti chiave per riconoscere i deepfake:
Cerca le fonti ufficiali di qualsiasi dichiarazione del Papa
Diffida da contenuti troppo sensazionalistici o non riportati dai principali quotidiani
Utilizza strumenti di verifica dei video e delle immagini disponibili online
Segnala immediatamente alle piattaforme qualsiasi dubbio su video religiosi
L’Unione Europea, così come istituzioni accademiche e associazioni religiose, stanno progettando campagne di sensibilizzazione ad hoc per tutelare i cittadini, in particolare le fasce più vulnerabili.
Riflessioni conclusive e prospettive future
L’esplosione dei *falsi sermoni papa IA* attribuiti a Papa Leone XIV rappresenta un esempio emblematico di come la disinformazione alimentata da intelligenza artificiale stia ridefinendo i confini tra realtà e inganno. Di fronte a questi rischi, l’azione coordinata delle piattaforme digitali, l’attenzione dei governi e la responsabilizzazione dei cittadini sono più che mai necessari.
Molti esperti, tra cui Oren Etzioni, insistono sulla necessità di produrre strumenti automatici di riconoscimento dei deepfake capaci di lavorare a velocità quasi istantanee. Parallelamente, le istituzioni religiose e sociali devono impegnarsi per diffondere una cultura della verifica e dell’informazione responsabile.
La lotta contro la *disinformazione religiosa social network* non può essere vinta con la sola tecnologia, ma richiede il contributo di tutti: produttori di contenuti, amministratori delle piattaforme, docenti, genitori e singoli cittadini. Solo così sarà possibile salvaguardare la *verità* e la *coerenza morale* che sono alla base non soltanto della fede, ma anche della convivenza civile.
Sintesi finale
La vicenda dei video falsi Papa Leone XIV su YouTube e TikTok dimostra che anche le figure più autorevoli sono vulnerabili alla manipolazione tecnologica.
L’impegno delle piattaforme e la vigilanza degli utenti restano elementi imprescindibili.
L’intelligenza artificiale, pur offrendo grandi opportunità, comporta rischi che vanno gestiti con trasparenza, innovazione e responsabilità condivisa.
La vera sfida dell’era digitale è dunque costruire insieme una società capace di distinguere l’informazione autentica dall’inganno, preservando la fiducia, la dignità e la verità.
Parole di Gesù a Simon Pietro (Mt 16,17-18): "«Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la MIA chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa"
Se fosse vero ciò che dicono Cionci e suoi pari, vorrebbe dire che invece le porte degli inferi hanno invece prevalso sulla Chiesa che è di Cristo. Quindi Gesù a suo tempo non avrebbe detto la verità ma una bugia... credo non serva aggiungere altro....
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Lo psico-thriller di Andrea Cionci continua con Leone XIV. L’autore di “Codice Ratzinger” crea una petizione per avere il rogito di elezione di Francesco e Benedetto XVI e pretende gli venga consegnato il verbale di elezione di Prevost. Al surreale non c’è mai fine.
Chi non mai sentito dire che Papa Francesco non era un vero papa e che Benedetto XVInon si è mai dimesso?
Ogni grande evento della storia vanta i suoi amanti delle dietrologie che, anche in questo caso, non sono naturalmente mancati. A guidare le truppe italiane è rimasto un buoncantante lirico romano, Andrea Cionci, autore del saggio “Codice Ratzinger” (ByoBlu 2022).
E’ lui che in questi giorni ha chiesto alla Santa Sede il rogito di elezione di Papa Francesco e i verbali dell’elezione di Leone XIV, così da appurare che il nuovo papa sia stato eletto esclusivamente con i voti dei cardinali nominati da Wojtyla e Ratzinger. Solo allora, dice, sarebbe un papa valido.
Tra poco arriveremo a queste nuove perle del baritono romano, prima capiamo meglio il contesto per chi non dovesse conoscere la vicenda.
La tesi di Cionci, confutata da canonisti e mons. Ganswein
La tesi di Cionci è che Benedetto XVI si sarebbe dimesso per finta, ponendosi invece in “sede impedita” -una sorta di prigionia in Vaticano-, e seminando i suoi numerosi interventi pubblici di messaggi in codice rivolti a fantomatici interlocutori che avrebbero dovuto capire il suo status e continuare la “vera” Chiesa.
Un ingarbugliato psico-thriller religioso dal quale emerge subito una certezza: con tutti i pronunciamenti pubblici che ci ha donato Benedetto XVI dopo la rinuncia, difficilmente si sarebbe potuto trovare in sede impedita (tale quando il vescovo non è in grado «di comunicare nemmeno per lettera», can. 412).
In ogni caso, seguendo la teoria, l’elezione di Papa Francesco sarebbe invalida, perciò viene definito “antipapa usurpatore”.
Ce ne siamo occupati in un precedente articolo, nel quale il canonista Rosario Vitale ha investito qualche minuto per smentire le principali sciocchezze del “Codice Ratzinger”, un concentrato di fallace logiche basate sul “processo alle intenzioni” (cioè l’attribuzione arbitraria a Ratzinger, in questo caso, di intenzioni nascoste, maliziose o non dichiarate).
Come ha osservato un’altra canonista seria, Geraldina Boni (Università di Bologna), la verità è che queste tesi non sono nate poco dopo le dimissioni di Ratzinger, come ci si sarebbe aspettato se le motivazioni fossero state nobili. Nascono invece nel 2020, a distanza di 7 anni dall’inizio del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
Questo, spiega Boni, prova che i fautori «erano e sono ancora mossi probabilmente da un pregiudizio e da un’avversione ideologica verso» Papa Francesco e «soprattutto verso le linee di indirizzo programmatico da lui adottate»1.
Benedetto XVI e le sue dimissioni sono state così semplicemente strumentalizzate per delegittimare Francesco, ed è questo il motivo per cui il suo amato e fidato segretario personale, mons. Georg Ganswein, si è deciso ad intervenire citando espressamente Andrea Cionci e definendo i suoi tentativi delle «elucubrazioni personali instradate più sulla scia del Codice da Vinci di Dan Brown che su binari logici e ragionevoli»2.
Di tutto questo ci occuperemo in un apposito dossier che sarà pubblicato qui su UCCR.
Cionci, la gaffe su Leone XIV e il verbale di elezione
Veniamo ora all’attualità.
Qualche settimana fa Andrea Cionci è stato ospite di Francesco Borgonovo (giornalista di ByoBlu, il canale digitale editore del libro di Cionci e stabilmente nei primi posti delle fonti di disinformazione secondo l’Italian Digital Media Observatory).
La puntata è stata costruita da Borgonovo imitando lo stile del più noto talk radio “La Zanzara”, ovvero la ricerca di virality tramite ospiti con tesi borderline per generare reazioni forti, scandalo e quindi ascolti.
Parlando di Leone XIV, Cionci ha spiegato che il Conclave era formato da 25 cardinali “autentici”, cioè nominati da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, ma anche da 108 cardinali usurpatori, ovvero nominati dall’antipapa Francesco.
«Noi sappiamo che il primo giorno sono entrati tutti i 133 cardinali», ha detto il cantante lirico, «ma non sappiamo cosa sia accaduto il secondo giorno».
E’ di fondamentale importanza sapere esattamente chi ha eletto Leone XIV, perché sarebbe Papa valido solo se fosse salito al soglio pontificio grazie ai voti dei 25 cardinali “autentici”.
Così nel corso della trasmissione, Cionci ha preteso che gli venisse mostrato dal Vaticano l’atto di votazione del Conclave: «Bisogna sapere chi lo ha votato, se i cardinali autentici o il “conclave inciucio”! Ci serve il verbale della votazione!».
E’ sorprendente la gaffe del dott. Cionci, i cui lettori lo descrivono come uno dei più grandi esperti viventi di diritto canonico.
Non sa che l’art. 55 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis stabilisce la massima segretezza sulle votazioni in Conclave, pena la scomunicalatae sententiae?
E ancora, di quale verbale parla? Non sa che l’articolo 70 della stessa stabilisce che i fogli usati per le votazioni vengano bruciati dopo ogni scrutinio (è così che si produce la famosa “fumata”), proprio per impedire qualsiasi ricostruzione dei voti espressi?
Sono nozioni elementari che chiunque minimamente informato di ciò di cui parla dovrebbe conoscere.
In secondo luogo, basta una conoscenza basilare di matematica per evitare tali affermazioni.
E’ infatti statisticamente impossibile che Leone XIV abbia ricevuto soltanto 25 voti (cioè quelli dei cardinali “autentici”): se per essere eletti serve la maggioranza dei due terzi e se i cardinali elettori erano 133, significa che almeno 89 cardinali hanno votato per lui. Ma considerando la brevità del Conclave si ipotizzano numeri molto più alti.
Qui sotto il video della gaffe di Andrea Cionci (pubblicato sul nostro canale YouTube)
Andrea Cionci e il rogito di elezione di Francesco
Terminata la trasmissione, qualcuno deve avergli evidentemente fatto notare le sciocchezze pronunciate durante la trasmissione radiofonica.
E’ così che Cionci ha cambiato richiesta, inventandosi l’ennesima petizione alla Santa Sede (sono già 3 nel solo mese di maggio) per farsi consegnare i rogiti di elezione di Papa Francesco e Benedetto XVI.
Si tratta di un documento ufficiale che certifica la validità canonica dell’elezione, come quello pubblicato il giorno dopo la nomina di Leone XIV.
E’ curioso come Cionci sia inciampato da solo, nuovamente.
Si rivolge infatti al segretario di Stato, Pietro Parolin, definendolo giustamente “Eminenza“, un titolo riservato esclusivamente ai cardinali. Peccato che sia stato nominato dall'”usurpatore antipapa” Francesco, quindi -per sua stessa tesi- si tratta di un cardinale usurpatore.
Se usassimo su Cionci lo stesso gioco da lui adoperato per scovare presunti messaggi nascosti nei pronunciamenti di Benedetto XVI, potremmo scrivere un “Codice Cionci” per teorizzare che, in realtà, lui sa benissimo che Parolin è un cardinale autentico ma non può dirlo perché sotto minaccia del suo editore. Perciò è costretto a usare dei finti lapsus(come chiamare Parolin con il corretto titolo cardinalizio di “Eminenza”) per far capire a chi “ha orecchie per intendere” il suo vero status.
Chissà se Byoblu pubblicherebbe un’inchiesta del genere?!
La petizione farlocca per il rogito di Francesco
Bene, Cionci crea questa petizione in cui chiede di «fornire al giornalista Dott. Andrea Cionci le fotografie/scansioni/copie digitali dei rogiti originali redatti per l’elezione di Benedetto XVI e, soprattutto, Francesco».
«Perché se Francesco non ha ricevuto il rogito è un problema», spiega ironico nel video che propaganda questa fantastica iniziativa3.
Siamo davvero curiosi di come andrà la richiesta, per questo ci siamo uniti ai circa 3.000 firmatari che hanno sottoscritto l’appello.
Peccato che la petizione sia totalmente invalida in quanto il portale specifica che le firme non sono verificate (oltre che nascoste), quindi la stessa persona può firmare varie volte usando e-mail diverse. Alla faccia della trasparenza!
Quasi certamente la richiesta sarà (giustamente) ignorata, ma se davvero venisse pubblicato il rogito di elezione di Francesco ci piacerebbe vedere le acrobazie di Cionci e collaboratori per interpretare il latino in modo da trovare qualche cavillo o “codice segreto” a cui appigliarsi.
Ironia della sorte, un rogito ufficiale relativo a Francesco è già pubblico!
Si tratta di quello emesso dalla Santa Sede e deposto nella bara di papa Francesco, nel quale si riepiloga la vita del Pontefice defunto. In questo solenne documento si scrive(com’è ovvio che sia) che «Francesco è stato il 266° Papa», eletto «dai Cardinali riuniti in Conclave dopo la rinuncia di Benedetto XVI».
Così la petizione sul suo rogito d’elezione -oltre che surreale, invalida e non trasparente-, diventa anche inutile.
Se infatti si crede al complotto della Chiesa eretica che ha costretto Benedetto XVI alle dimissioni per porre un antipapa usurpatore, allora il rogito del defunto Francesco sarà tanto invalido e falso quanto quello dell’elezione.
Se invece si richiede il rogito d’elezione è perché ci si aspetta che il documento sia autentico ed è naturalmente impossibile che contraddica il rogito emesso alla morte di Francesco, in cui si esplicita la validità della sua elezione e del suo pontificato.
Per Cionci, Leone XIV è un antipapa
La verità è che il “dott.” Cionci (come lo chiamano i suoi lettori, vittime della “Credential Inflation” tipica delle bolle cospirazioniste) ha già annunciato in anticipo che qualunque successore di Bergoglio non potrà essere riconosciuto come un papa valido. Inutile chiedere “prove” e verbali.
Nel suo “Codice Ratzinger”, infatti, specifica:
Lo stesso ha ripetuto uno dei suoi più fidati collaboratori, Antonio Sànchez Sàez, che nel libro viene definito “esperto canonista” quando in realtà è un semplice docente di Diritto amministrativo specializzato in ambiente e urbanistica.
«Se si va a un prossimo conclave nullo con 70 cardinali elettori invalidi nominati dall’antipapa», afferma infatti l’esperto di urbanistica e diritto ambientale, «si eleggerà solamente un altro antipapa, e poi ancora un altro, e ancora»5.
Qual è allora l’unica soluzione per risolvere la questione?
Mentre per il baritono Cionci «la vera Chiesa cattolica dovrà risorgere in modo clandestino, catacombale»6, quindi certamente non su YouTube (suo luogo preferito di comunicazione, senza mai mostrarsi in volto), per Sànchez Sàez si potrebbe prendere spunto dal passato, quando «re e imperatori hanno sostenuto, con la forza delle armi, l’autentico papa»7.
Peccato che, aggiunge l’esperto spagnolo di urbanistica, «naturalmente, ora non abbiamo re cattolici o imperatori romano germanici che possano intervenire in armi»8.
Andrea Cionci ha tentato di rispondere su YouTube a quest’articolo sostenendo che non avrebbe commesso alcuna gaffe, rifacendosi all’art. 71 della Universi Dominici Gregis in cui si parla di una «relazione» scritta dal Cardinale Camerlengo «nella quale dichiari l’esito delle votazioni di ciascuna sessione».
Naturalmente non era questo il “verbale” a cui alludeva Cionci nell’intervento radiofonico, tant’è che non ha mai citato questo articolo. Il quale, tra l’altro, parla dell’esito delle votazioni e non del voto di ogni singolo cardinale, ciò che lui invece ha preteso gli venisse consegnato per sapere chi aveva votato Leone XIV.
Siamo quindi nella solita circostanza in cui la toppa è peggiore del buco.
Ci è stato segnalata un’ennesima replica di Cionci all’articolo, in cui finalmente ammette di aver «scoperto successivamente» al suo intervento radiofonico l’esistenza dell’art. 71 nella Universi Dominici Gregis. Avevamo quindi ragione, così come sembra aver ragione chi lo accusa di non conoscere i documenti ecclesiali di cui parla da anni.
La parte più incredibile è però l’aver precisato di non essere affatto interessato a sapere il voto di ogni cardinale, ma più genericamente «chi ha votato e non chi ha votato per chi»9.
Sembra assurdo, ma è così: Cionci vuol sapere se al voto abbiano partecipato solo i 25 cardinali “autentici”, oppure anche tutti gli altri presenti in Conclave.
E quindi gli altri 108 cardinali cosa avrebbero fatto nel frattempo? Un caffè a Santa Marta o una partita a briscola? Davvero Cionci può pensare che l’80% del collegio cardinaliziosi sarebbe presentato per guardare i 25 “autentici” votare, accettando passivamente che una piccola minoranza eleggesse un Papa “valido”? E l’intero apparato organizzativo del conclave — scrutatori, segretari, cardinali diaconi, tutto il cerimoniale — avrebbe fintoche si stesse svolgendo una vera elezione, pur sapendo che solo 25 partecipavano?
E ancora: come può un Papa eletto da 25 cardinali su 133 essere considerato legittimo…da tutti i 133 cardinali, che oggi lo riconoscono pubblicamente come tale? Ma davvero queste sono le “indagini” serie? Come dicevamo: al surreale non c’è mai fine.
Il presente articolo sembra aver colpito nel segno. Nella nuova contro-replica, Andrea Cionci sorvola su tutte le criticità sollevate nell’articolo (il suo fatale errore durante la trasmissione radiofonica, la petizione farlocca ecc.) e ribadisce la sua ultima versione: vuole sapere se abbiano votato solo 25 cardinali o anche tutti gli altri.
Per tentare di dimostrare che non è una folle richiesta, ritorna però sull’usato sicuro: le note castronerie sulla “Declaratio” invalida.
Sorprendente come utilizzi a favore della serietà dell’inchiesta il fatto che lui scriva di questo da 5 anni, che abbia collaborato con «fior di professori, latinisti, storici della Chiesa, teologi, canonisti» e che sia stato ascoltato dal tribunale in Vaticano dopo che ha depositato la sua “indagine”. «Quindi l’indagine è seria!», conclude.
1) La durata di una convinzione non ne aumenta l’attendibilità. Si può perseverare tutta la vita in un errore senza che ciò ne accresca il valore epistemico: il tempo investito in una teoria non è criterio di verità. Se così fosse, anche i sostenitori della Terra piatta o della negazione dello sbarco sulla Luna dovrebbero essere presi sul serio solo per la loro ostinazione decennale.
2) Tutti conoscono i collaboratori di Cionci e si sa perfettamente che non c’è nessuno specialista della materia, nessun accademico e nessun autorevole studioso. Si tratta di persone improvvisate, con titoli sconosciuti (emblematico il caso della “avvocata colombiana” Estefania Acosta Ochoa) o auto-attribuiti, studiosi amatoriali e, nel miglior caso di docenti universitari (come Antonio Sànchez Sàez, citato nell’articolo, e Rocco Quaglia), la loro specialità accademica è -guarda caso- sempre diversa dal diritto canonico e dalla storia della Chiesa. Al contrario, canonisti veri e accademici qualificati (come Geraldina Boni, Rosario Vitale, Mons. Giuseppe Sciacca, Silvio Barbaglia ecc.) hanno spiegato pubblicamente l’infondatezza di ogni sua tesi.
3) L’aver depositato spontaneamente (!) dei documenti presso il tribunale vaticano o essere ascoltato dal promotore di giustizia non equivale in alcun modo a una convalida. Se un tribunale riceve un esposto, non significa che lo approvi: è suo dovere accettarloed è suo dovere ascoltare e approfondire, è un semplice atto dovuto. Caso diverso se si fosse pronunciato a seguito dell’interrogazione, ma nessuno in Vaticano ha mai dato seguito formale alla “teoria Cionci”.
Se un’indagine fosse seria starebbe in piedi da sola, senza bisogno di supportarla artificiosamente tramite l’accreditamento di “esperti” collaboratori (fallacia della “Implied Credentialing”) e argomenti deboli e inconcludenti come quelli usati da Cionci.