
Originario del Donegal, è uno di quei sacerdoti che ha pagato sulla sua pelle la bufera della pedofilia nella Chiesa irlandese, vittima del clima di sospetto che si è creato intorno alle prelature dell’isola verde. Tanti sacerdoti sono rimasti coinvolti nello scandalo, ma alcuni ingiustamente. Padre Eugene è uno di questi: lui si è sempre dichiarato innocente, fin da quando, più di due anni fa, ricevette una telefonata dal suo vescovo che gli annunciava una notizia poco piacevole per lui: un’accusa gravava nei suoi confronti. «Fu un giorno triste. Tutto accadeva così improvvisamente. È il peggior incubo per un sacerdote. Ero sotto shock. Non sapevo che tipo di accusa fosse, né chi la stesse portando avanti. Arrivi a immaginarti qualsiasi tipo di cosa. Quando avevo sentito di accuse verso altri, pensavo sempre: “Cosa farei io se saltasse fuori qualcuno e mi muovesse un’accusa di fatti risalenti a 20 o 30 anni fa e ci fosse solo la sua parola contro la mia?”. Ecco, ora stava accadendo a me».
Solo il giorno dopo padre Eugene scoprì tutto: il nome della persona che lo accusava, il crimine imputatogli, i dettagli della vicenda. «Ci si creda o no, in realtà mi sentivo alleggerito perché sapevo di non aver fatto nulla di male nei confronti di questa persona». Ma il sacerdote doveva difendersi: i suoi superiori lo sollevarono dall’incarico. Era il 15 agosto, il giorno in cui celebrò l’ultima messa e annunciò il fatto alla sua congregazione: «Dissi loro che per motivi di tutela dei bambini dovevo lasciare l’incarico dal ministero pubblico».
I mesi passarono, e padre Eugene si mise in attesa della sentenza: molte persone erano con lui, credendo nella sua innocenza: «Ricevetti dalle 3 alle 400 lettere». Poi la polizia lo convocò: «Fu un’esperienza sconvolgente. Era la prima volta che mi accadeva nella vita, e il clima era molto ostile». Finché finalmente, nel giugno 2012, arriva il momento dell’udienza davanti alla corte: otto giorni di processo e il caso torna su tutti i giornali. Le cinque accuse all’inizio sembrano insovvertibili, ma i testimoni portati dalla difesa hanno dato sostegno al sacerdote: nessun tentativo di abuso, padre Eugene è soltanto una persona molto calorosa, ma nei suoi comportamenti non c’è mai stato nulla di inappropriato.
E così, viene dichiarato “non colpevole”: è libero di andare e tornare in servizio. Nessuna remora nei confronti di chi lo ha accusato. Ora vuole solo tornare in parrocchia a servire la Chiesa e i tanti amici che lo hanno sostenuto in questi mesi, forte di una cosa: «Non ho mai messo in dubbio la mia fede. È stata lei a sostenermi».
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