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21 aprile 2025

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 TESTAMENTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

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Miserando atque Eligendo

Nel Nome della Santissima Trinità. Amen.

Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura.

La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.

Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato.

Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus.

Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, a trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano.

Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli.

Santa Marta, 29 giugno 2022

FRANCESCO



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana

Effetto figliol prodigo, in Francia è boom di battesimi adulti

Sempre meno bambini battezzati, ma sempre più francesi al fonte battesimale ci vanno da grandi, a Pasqua. Spesso provengono da famiglie cristiane che non hanno trasmesso loro la fede e la riscoprono da soli dopo aver sperimentato il vuoto.



Europe1, CNews, Franceinfo, fino a Le Figaro e Le Monde: la grande stampa non può tacere il boom di battesimi che verranno conferiti in Francia a uomini e donne nella prossima Veglia di Pasqua. 10.384 adulti, a cui si sommano oltre 7.400 adolescenti, per un totale di quasi 18.000 catecumeni che stanno per ricevere il Battesimo, è un numero imponente, che non può essere ignorato. I risultati dell’Enquête “Catéchuménat 2025” sur les Baptisés de Pâques mostrano un miglioramento ulteriore del trend positivo dello scorso anno (+45%), che già mostrava un significativo aumento rispetto al 2023, anno della svolta.


La media dei battesimi di adulti negli ultimi dieci anni era di circa 4000 unità ogni anno. Nel 2015 se ne contavano circa 3900, mentre dieci anni dopo oltre 10 mila, con un incremento di oltre il 160%. Tra gli adulti, quest’anno la fascia d’età compresa tra il 18 e i 25 anni (42%) ha superato quella tra i 26 e i 40 (39%). Netta la prevalenza femminile, con il 63% dei battezzandi, così come la loro area professionale di provenienza: il 27% proviene dal mondo degli studenti universitari, che nel 2020 rappresentava appena il 17% del totale, mentre il 36% esercita la professione di impiegato, operaio o tecnico, ed il 13% quello di insegnante.

La maggior parte di questi catecumeni (52%) proviene da famiglie cristiane, ossia da genitori battezzati che tuttavia hanno scelto di non trasmettere la fede ai propri figli; una parte consistente, circa il 18%, afferma di aver vissuto senza una religione. Interessante anche il dato delle conversioni dall’Islam, il 4%, che significa circa 400 persone che lasceranno la religione di Maometto per abbracciare il dolce giogo di Cristo, non di rado entrando in conflitto con i propri familiari.
Tra le Province ecclesiastiche che registrano un incremento di oltre il 50% di catecumeni, rispetto allo scorso anno, troviamo Toulouse, Montpellier, Clermont, Lyon, Dijon, Tours, Besançon e Metz.

Sul versante degli adolescenti (11-17 anni), i numeri risultano un po’ più incerti, poiché non tutte le diocesi francesi hanno inviato i dati relativi. Inequivocabile è però l’aumento rispetto allo scorso anno (+33%) degli adolescenti che riceveranno il battesimo la notte o il giorno di Pasqua, confermando una crescita costante a partire dal 2023. Anche tra gli adolescenti è netta la prevalenza femminile (65%).

Il dato estremamente positivo dei catecumeni non deve però far dimenticare che in Francia, ogni anno, il numero dei bambini che vengono battezzati è drammaticamente in calo. Secondo Le Monde, «nel 1974, tre quarti dei bambini con meno di 7 anni erano battezzati, la metà nel 1996 e non più di un quarto nel 2024». VaticanNews ricorda che il numero assoluto di battezzati in vent’anni, dal 2000 al 2020, si è drasticamente dimezzato. E tuttavia l’incremento che si registra da circa tre anni fa riflettere, oltre che ben sperare.

Da qualcuna delle testimonianze emerse, sembra che il fattore “figliol prodigo” sia stato determinante, non necessariamente per essersi volontariamente allontanati dalla casa paterna, ma per aver sperimentato quella tremenda fame che contorce le viscere dell’anima. Anaë, 20 anni, della diocesi di Nantes, si è ritrovata a vivere una profonda depressione già a 12 anni, probabilmente provocata da alcune dipendenze della madre. Poi gli sforzi di riempire il vuoto che la divorava, con nottate passate a consumare alcool, droghe, relazioni mordi e fuggi. Nel gennaio 2022, racconta, «non riuscivo ad alzarmi dal letto, non avevo nulla da fare, passavo le giornate a rimuginare. Poi ho sentito parlare della Quaresima. Senza capire perché, in quel preciso momento, ho sentito come una forza nel mio cuore che mi spingeva a scoprire di cosa si trattava. Volevo assolutamente sapere tutto. In seguito ho capito che il mio cuore cercava davvero di conoscere Dio. Due mesi dopo, il 2 marzo 2022, ho iniziato il mio primo periodo di Quaresima. Da quel giorno, non ho più lasciato il Signore». La frequentazione delle sante Messe, senza comprendere né capire più di tanto e quindi l’incontro con la comunità cristiana a Nantes: «Dio è venuto a cercarmi quando avevo toccato il fondo, e nemmeno avevo idea di chi fosse». Il buon Samaritano non riposa mai, ma percorre instancabile la strada che va da Gerusalemme, la città di Dio, a Gerico, la città maledetta, nonché la più bassa del globo terrestre (-250m s.l.m.), per soccorrere i viandanti che incappano nei briganti.

Lautalyne, 22 anni, studentessa a Lione: «Stavo attraversando un periodo difficile della mia vita, avevo problemi di salute e aspettavo le visite mediche con due o tre anni di ritardo. Un giorno, molto semplicemente, ho pregato e la mattina dopo ho avuto le mie visite mediche entro una settimana». La fede cristiana, non a caso, si fonda sulla prova storica che Dio mostra la potenza del suo braccio proprio quando umanamente non c’è più speranza. Lo ha fatto nell’attraversamento del Mar Rosso, evento storico (checché ne dicano certi biblisti) paradigmatico, dove Jahvé interviene quando il popolo aveva davanti a sé il mare e dietro i carri del faraone; lo ha fatto nella risurrezione di Cristo, quando la pietra aveva già chiuso il sepolcro.

Non vi sono dati che permettono di avere contezza su quanti di questi catecumeni provengano da “cammini” ecclesiali particolari, e quanti invece siano stati “pescati” direttamente dal Signore, per quanti di loro sia stata decisiva un’amicizia oppure la partecipazione, forse casuale, alla liturgia della Chiesa. Il contesto universitario appare però un terreno fertile. P. Jean-Baptiste Siboulet, cappellano universitario a Nantes, spiega che quasi tutte le settimane gli provengono richieste di giovani studenti che vogliono conoscere di più il cattolicesimo: «i giovani vogliono comprendere, conoscere ed acquisire delle basi teologiche solide».

Sembra chiaro che è l’incontro con il Dio vivo, principio di luce e di vita, con la sua potente misericordia, a convertire i cuori, non il cristianesimo dei valori; cuori che poi cercano appunto solidità, perché di mode entusiasmanti ma peregrine ne hanno abbastanza. È il buon Samaritano a caricare su di sé le anime, lasciate mezze morte sulla via, e portarle alla locanda, dove chiede alla sua Chiesa di prendersi cura di loro, promettendo di ricompensare ogni spesa al suo ritorno.

I numeri molto dicono, ma molto di più nascondono; quello che mai emergerà da ricerche, sondaggi e statistiche è quella parte invisibile, ma sostanziale e determinante, che accompagna ogni conversione. Dietro ad ogni errante che si avvicina o riavvicina a Dio, ci sono la preghiera, il sacrificio, l’offerta di tante persone, i cui gemiti sono conosciuti solo dal Signore; una rete nascosta di intercessori che si estende per tutto l’orbe terrestre, e lo valica per congiungersi con le preghiere dei santi e degli angeli. E la Francia cattolica, che da secoli soffre la persecuzione di una delle peggiori forme di laicismo, e non di rado deve soffrire anche a causa dei suoi pastori, non manca di queste anime. Non c’è male che Dio non sappia volgere ad un bene.

LA BUSSOLA

17 aprile 2025

Mi domando se la Chiesa di oggi sia la Chiesa pensata e voluta da Gesù


Quesito


Caro Padre Angelo,
Mi chiamo Giuseppe. Da tempo seguo il sito di amici domenicani e lo trovo un ottimo strumento. La ringrazio per il servizio che Lei svolge, ma soprattutto ringrazio Dio del vostro dono alla comunità cristiana. Ho 28 anni e da sempre frequento la chiesa, ringrazio Dio per essersi manifestato e donato alla mia vita attraverso i miei genitori che mi hanno educato alla fede. Nonostante i miei limiti e miei peccati non ho mai smesso di credere nella misericordia e nella grazia di Dio. La vita da cristiano è una vita controcorrente, è una lotta continua sopratutto nella società in cui viviamo che rovescia i principi e gli insegnamenti di Gesù Cristo. Da tempo, però, rimbombano nella mia testa alcune domande verso cui ho difficoltà a trovare una risposta.
So bene che Cristo ha istituito i sacramenti ma soprattutto ha edificato la Chiesa tramite Pietro. Ma mi domando: la Chiesa che Cristo ha edificato per mezzo di Dio, è, alla luce della storia e dei fatti di oggi, veramente una comunità che segue la volontà di Dio fin dalla sua nascita? Ovvero è veramente la Chiesa che Cristo aveva in mente? Quel popolo che deve seguire Cristo in tutto e per tutto senza se e senza ma. Le chiedo questo perchè, nei secoli dopo la nascita di Gesù, all’interno della Chiesa ci sono stati dei fatti e degli avvenimenti che non riesco a conciliare con il vangelo (ad es. l’enorme potere economico e politico dello Stato Vaticano, il periodo delle crociate e dell’inquisizione, etc.); comportamenti che sussistono tuttora in forme diverse (corruzione, poca trasparenza nella gestione del denaro, privilegi, etc.). Ora il problema in fondo non riguarda direttamente me, io non ho perso la fede nella Chiesa. Essendo la Chiesa fatta di uomini è normale che tutti possiamo cadere e solo Dio può darci una natura nuova. E’ vero inoltre che fa più rumore il male che il bene. Penso infatti a quello che molti uomini di fede fanno e hanno fatto per la Chiesa, in particolare gli ordini religiosi come il vostro, i francescani, le carmelitane, le suore di Santa Teresa etc. Il problema si pone, quindi, quando mi confronto con le persone lontane da Dio e dalla Chiesa che giustificano la loro lontananza per questi motivi utilizzando spesso una serie di luoghi comuni che mi mettono in difficoltà nel trovare una risposta adeguata. In definitiva, come deve agire un cristiano di fronte a questi fatti?
La ringrazio anticipatamente per la risposta.
Cordiali saluti, 
Giuseppe

Risposta del sacerdote

Caro Giuseppe,
1. ti domandi se la Chiesa di oggi sia la Chiesa pensata e voluta da Gesù.
Questa domanda potrebbe far pensare che la Chiesa di oggi sia quella presentata da certi mezzi di comunicazione sociale, i quali identificano Chiesa e Vaticano o nel migliore dei modi Chiesa e gerarchia ecclesiastica.
Ma la Chiesa non è questo.
Che cosa è la Chiesa?
È la comunione dei battezzati che ricevono linfa spirituale da Cristo per il loro vivere e il loro operare.
Nella comunione dei battezzati ci sono anche i vescovi e i sacerdoti. Ma Chiesa sono tutti.
È sbagliato identificare la Chiesa con il clero.
Chiesa siamo tutti, anche quelli che, pur battezzati, non vanno mai a Messa.

2. La Chiesa è come un campo, secondo l’espressione del Signore, dove la buona semente (la grazia di Gesù Cristo) fruttifica diversamente, a seconda delle disposizioni dei singoli: ove il trenta, ove il sessanta, ove il cento per uno (Mt 13,8).
Inoltre alcuni all’interno della Chiesa non producono alcun frutto: sono come la strada sulla quale Cristo ha tentato di seminare (Mt 13,4).
Altri hanno poca consistenza: sono come il “luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò” (Mt 13,5-6).
Altri sono partiti bene, ma poi sono rimasti soffocati dalle preoccupazioni del mondo (Mt 13,7).
Senza dire che nel frattempo, sempre secondo il linguaggio evangelico, il nemico dell’uomo semina ampiamente la sua zizzania (Mt 13,25ss). 

3. Certo Gesù vuole una chiesa santa. Ma la santità perfetta, quella immune da ogni pericolo di corruzione, non è di questo mondo, ma dell’altro, del paradiso.
Finché siamo di qua, tutti i battezzati, e cioè tutta la Chiesa, sono soggetti a tentazione, a sconfitte e a vittorie.
Dice il Concilio Vaticano II: “Mentre Cristo, "santo, innocente, immacolato" (Eb 7,26), non conobbe il peccato (2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento” (Lumen gentium, 8). 
Tutti nella Chiesa, dal più grande al più piccolo, sono sempre bisognosi di purificazione. Lo è il Papa, lo sono io, lo sei anche tu.
Tutti ci confessiamo, chi più e chi meno, e lo faremo fino all’estremo della nostra esistenza.
Tutti sappiamo di essere in questa situazione: non siamo mai definitivamente salvati finché non ci troveremo almeno in Purgatorio.

4. Noi pertanto, consapevoli di quello che siamo, dall’ultimo al più grande, non puntiamo il dito contro nessuno, perché conosciamo il personale bisogno di purificazione.
I grandi santi hanno purificato la Chiesa purificando in maniera quanto mai energica se stessi: si veda ad esempio la vita da San Francesco o di Sant’Ignazio di Loyola.
La purificazione della Chiesa è stata come un effetto a valanga della loro purificazione.

5. La Chiesa di ogni tempo si trova contaminata dalle miserie umane.
A partire dalla Chiesa fondata da Gesù: gli apostoli, all’interno dei quali vi furono dispute su chi fosse il più grande (ecco l’ambizione!) e vi fu perfino un traditore (Giuda) a motivo dell’attaccamento al denaro.
A me non interessa chi oggi nella Chiesa sia vittima dell’ambizione o dell’attaccamento al denaro.
Devo preoccuparmi di non essere io il primo dominato dall’ambizione o dall’attaccamento al denaro.

6. Ma devo aggiungere una cosa: nella tua email ti riferisci a luoghi comuni contro la Chiesa. Sai benissimo anche da chi vengono orchestrati.
Sono persone che rimproverano ai membri della Chiesa di non essere secondo l’insegnamento di Gesù. E vada, perché chi lo è in maniera integrale?
Ma loro, che muovono in maniera sistematica e pesante queste critiche alla Chiesa sono santi, immacolati, intemerati, puri, distaccati dal denaro, dall’ambizione, tendenti alla santità?
Mi viene in mente un passaggio di San Paolo: “E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” (Rm 1,28-31).
Fanno dell’aborto, e cioè dell’omicidio degli innocenti, la loro bandiera, reclamano come diritto o conquista civile ogni sorta di impurità, anche di quelle più abominevoli, non promuovono in nessuna maniera il matrimonio, sono favorevoli all’eutanasia e se possono la praticano… insomma sono favoprevoli ad ogni tipo di sfascio: non si accorgono di proporre come ideale il nulla e la dissoluzione.
Dietro i loro discorsi, dietro i rimproveri alla Chiesa di non essere come ha l’ha voluta nostro Signore (ripeto: e chi in maniera integra è come lo vuole Nostro Signore?) c’è questa realtà, ben triste, una realtà di dissoluzione.
Per ora mi fermo qui.
Successivamente ritornerò qualche punto della tua email.

Continua a tendere alla santificazione, ad essere come ti vuole il Signore.
Ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo


Tabernacolo della Reposizione o Santo Sepolcro?


Quesito

Caro Padre Angelo,
Le chiedo se l’altare della reposizione è obbligatorio oppure nasce come tradizione popolare. Come nasce all’interno della chiesa?

La ringrazio e le rinnovo i miei sinceri auguri di una santa Pasqua.

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Risposta del sacerdote

1. celebrare la liturgia del giovedì Santo con la Santa Messa in Cena Domini comporta da se stesso l’esigenza di stare insieme col Signore.
È il giorno in cui il Signore ha istituito l’Eucaristia.
Per questo la liturgia della Chiesa stabilisce che vi sia un tabernacolo (non dice altare) ove riporre il Santissimo Sacramento per l’adorazione dei fedeli e anche per conservare le particole consacrate per la liturgia del venerdì santo, giorno in cui non si celebra la Messa e pertanto non si può consacrare.

2. Una Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, della Congregazione per il culto divino stabilisce al n. 54 che “la processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si facciano in quelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore”.

3. Al termine della Santa Messa in Cena Domini in passato si svolgeva una solenne processione.
La disciplina liturgica prevedeva minuziosamente tutte le persone che dovevano essere interessate con un ruolo particolare.
In un antico testo di liturgia si legge: “Per la processione i sette suddiaconi, i sette diaconi e i dodici sacerdoti precedono i canonici parati, in mezzo ai quali si trova il prete assistente.
Il porta-pastorale ed i turiferari camminano davanti al baldacchino, sotto cui prendono posto i diaconi assistenti ai lati del Prelato.
Il cameriere, che sostiene il cereo del Prelato, cammina alla destra del primo dei sacerdoti che portano il baldacchino.
I porta-insegna seguono il Celebrante”.

4. Attorno a quest’adorazione la pietà popolare ha manifestato in molti modo la propria sensibilità.
“Per un processo storico, non ancora del tutto chiarito nelle sue varie fasi, il luogo della reposizione è stato considerato quale «santo sepolcro»; i fedeli vi accorrevano per venerare Gesù che dopo la deposizione dalla Croce fu collocato nella tomba, dove rimase per circa quaranta ore” (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 141).

5. Quando si parlava di santo sepolcro (e se ne parlò fino alla riforma della settimana santa attuata da Pio XII) si era soliti visitare i sepolcri.
Si facevano sette visite per riparare le tante ingiurie fatte a Gesù nei sette viaggi della sua passione.

6. Il Direttorio su pietà popolare e liturgia scrive: “È necessario che i fedeli siano illuminati sul senso della reposizione: compiuta con austera solennità e ordinata essenzialmente alla conservazione del
Corpo del Signore per la comunione dei fedeli nell’Azione liturgica del Venerdì Santo e per Viatico degli infermi, è un invito all’adorazione, silenziosa prolungata, del mirabile Sacramento istituito in questo giorno.
Pertanto, in riferimento al luogo della reposizione, si eviti il termine di «sepolcro », e nel suo allestimento, non venga conferito ad esso l’aspetto di un luogo di sepoltura; infatti il tabernacolo non deve avere la forma di un sepolcro o di un’urna funeraria: il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso senza farne l’esposizione con l’ostensorio.
Dopo la mezzanotte del Giovedì Santo, l’adorazione si compie senza solennità, essendo già iniziato il giorno della Passione del Signore” (n. 41).

Ti auguro di una buona e Santa Pasqua, ricca di grazie e di pace.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.

Padre Angelo

Ci si può confessare col computer oppure online?


Quesito

Padre Angelo la saluto con affetto.
Ho un quesito che mi assilla da un po’ di tempo, suggerito dalla condizione attuale di covid19. Io per fortuna non ne sono al momento colpito.
E’ possibile fare la confessione tramite computer scrivendo la propria confessione e l’atto di dolore al confessore, anziché verbalmente. Io mi reco abitualmente in chiesa tutte le domeniche.
Grazie.

Risposta del sacerdote

1. Tutti i sacramenti richiedono la presenza personale.
Anche il sacramento del matrimonio che in alcuni casi potrebbe essere fatto per procura in assenza forzata di uno degli sposi, richiede comunque la presenza di colui al quale è stata affidata la delega.

2. Tra le condizioni della validità dell’assoluzione sacramentale vi è anche questa: che sia “in praesentem directa”, data cioè ad un penitente presente.
Il Sacramento infatti risulta dalla composizione di diversi elementi o segni. Se ne manca qualcuno, viene meno anche la celebrazione sacramentale. Ebbene, le parole “Io ti assolvo” suppongono che il penitente sia presente. Presente non significa con la voce, ma con la persona.

3. Già Clemente VIII (20.6.1602) condannò come falsa, temeraria e scandalosa la proposizione che sosteneva “la liceità di confessare sacramentalmente i peccati per lettera o per intermediario ad un confessore assente, e dal medesimo assente ricevere l’assoluzione”.

4. Per questo è ritenuta vincolante la seguente proposizione: “È invalida l’assoluzione sia che sia assente colui che si confessa e sia assente colui che assolve; sia che colui che si confessa sia presente ma è assente colui che assolve; sia che sia assente colui che si confessa e sia presente colui che assolve”. In latino questa proposizione o assioma suona così: “invalidam esse absolutionem sive absens confiteatur et absens assolvatur; sive praesens confiteatur et absens absolvatur, sive absens confiteatur et praesens absolvatur”.

5. Quando venne inventato il telefono ci si ripropose la domanda perché penitente e sacerdote potevano interloquire. Fu interrogata la sacra Penitenzieria Apostolica e questa il 1.7.1884 dichiarò che non voleva rispondere (“nihil est respondendum”).

6. Il 27.5.2001 Mons. Patrick Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali ha detto che il sacramento della penitenza deve essere celebrato sempre “nel contesto dell’incontro personale“, e che non vale la confessione on-line.

7. Infine il 20 marzo 2020 – nel periodo più cruciale della pandemia coronavirus – mons. Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria Apostolica, alla domanda: “In questa situazione di emergenza, il telefono o l’email possono essere considerati in casi eccezionali strumenti idonei per la confessione? Ci si può confessare, in alcuni casi, senza la mediazione del sacerdote, interiormente e direttamente con il Signore?” ha risposto così: “La Confessione sacramentale non può avvenire per telefono o l’email o con altri strumenti di comunicazione per motivi legati alla tutela del sigillo sacramentale. E soprattutto ci vuole la presenza fisica del penitente”.

8. Il reggente della Penitenzieria Apostolica ha spiegato: “Tramite questi mezzi di comunicazione invece, il sacerdote può eventualmente fornire utili consigli spirituali al fedele, consolarlo o rinfrancarne la speranza, ma non impartire l’assoluzione sacramentale. Quanto alla possibilità di confessarsi interiormente, senza l’intervento di un sacerdote, la Chiesa ha sempre ribadito che la confessione individuale e integra dei peccati con l’assoluzione egualmente individuale costituisce l’unico modo ordinario con cui il fedele, consapevole di peccato grave, è riconciliato con Dio e con la Chiesa (Reconciliatio et paenitentia, 33).
In momenti di particolare gravità, quando non vi siano assolutamente le condizioni per accostarsi al sacramento della Penitenza nella forma consueta della confessione personale, la Chiesa stessa prevede la possibilità di ricevere il perdono del Signore nella forma del cosiddetto votum sacramenti, cioè esprimendo il sincero desiderio di ricevere il sacramento della Riconciliazione e proponendosi di celebrarlo successivamente, non appena possibile.
Secondo il giudizio del vescovo diocesano, se la situazione impedisce di ricevere l’assoluzione sacramentale nella forma ordinaria, la confessione individuale in questo tempo di emergenza potrebbe essere sostituita da un atto di sincera contrizione, espresso magari con una formula di preghiera (Confesso a Dio Onnipotente. Atto di dolore…) o con parole nostre, e compiendo se possibile un gesto penitenziale (digiuno, veglia di preghiera o elemosina), fino alla futura celebrazione del sacramento nella sua forma consueta” (testo consultabile ondine all’indirizzo web:
Confessione e riconciliazione al tempo del coronavirus

9. Le motivazioni che vengono portate per l’invalidità di questo tipo di assoluzione sono pertanto due: l’assenza delle persone (penitente e sacerdote) e il pericolo della violazione del segreto sacramentale.
Nell’impossibilità di confessarsi il fedele viene esortato a domandare sinceramente perdono a Dio con il proposito di confessarsi appena potrà. In tal caso viene già raggiunto dalla grazia di Dio come ha sempre insegnato la Chiesa quando ha detto che lo stato di grazia si può recuperare ancor prima della confessione se si emette un atto di contrizione perfetta.

10. Se qualche sacerdote o addirittura qualche vescovo, anche in questo tempo di pandemia, avesse dato l’assoluzione online in forma collettiva non solo avrebbe compiuto un abuso ma avrebbe esposto l’assoluzione all’invalidità.
In questi casi di emergenza dunque la soluzione sta nel ritrovare lo stato di grazia attraverso la via non sacramentale.

Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di ribadire questi elementi importanti del sacramento della penitenza, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.

Padre Angelo

5 aprile 2025

È proprio vero che in nessuna parte della Bibbia si viene sollecitati a pregare Maria?


Quesito

Egr. Padre,
in una discussione con una evangelica mi viene obiettato che in nessuna parte della Bibbia viene esplicitamente detto di pregare Maria.
Ovviamente sono di diversa opinione.
Grazie

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Risposta del sacerdote

Carissimo,

1. molto spesso gli evangelici si fermano alla lettura materiale della Sacra Scrittura.
Stando così le cose, dal loro punto di vista evidentemente non c’è nessuna richiesta esplicita di pregare Maria.

2. Ma se con un minimo di ragionamento illuminato dallo Spirito Santo si va un po’ più in là, allora si apre qualcosa di meraviglioso.
Gesù dalla croce ha detto a Maria: “Donna, ecco il tuo figlio” (Gv 19,26) e a Giovanni: “Ecco tua madre” (Gv 19,27).
Senza alcun dubbio Giovanni rappresentava tutta l’umanità e ogni singola persona.
Ora i figli, soprattutto quando sono piccoli, non si rivolgono forse ai genitori quando hanno bisogno di qualche cosa?
Da se stessi non possono arrivare a nulla. Ma l’amore e la sollecitudine dei genitori provvede alle loro necessità.

3. Questo appare in maniera ancora più splendida quando la Sacra Scrittura presenta la Madonna come mediatrice di grazie, come avvenne alle nozze di Cana.
Commenta San Tommaso: “Alla madre si deve la preparazione del miracolo; a Cristo il suo compimento, e se ne parla a partire dalla frase “vi erano là sei giare di pietra, eccetera; ai discepoli si deve la constatazione del miracolo: così Gesù diede inizio ai suoi miracoli…”.

4. Scrive poi San Tommaso: “Per tornare al primo punto, si noti che la madre di Cristo esercita qui la funzione di mediatrice. E in tale veste compie queste due cose: primo va a interpellare il figlio; secondo, dà istruzione ai servitori: “la madre disse ai servi””.
Non è forse questo il compito del mediatore? Di essere intermediario tra l’uno e l’altro?

5. Gesù avrebbe potuto compiere il miracolo da solo perché, se leggeva nei pensieri degli uomini, a fortiori sapeva che il vino stava per finire.
Invece ha voluto compiere il miracolo facendo intervenire sua madre per darci un prezioso insegnamento.
Persuasi che “è lui che suscita il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13) è stato lui a ispirare a sua madre l’intercessione del miracolo. E la Madonna intervenne.

6. San Tommaso va avanti nel suo commento e dice: “Nella madre che si raccomanda va notato prima di tutto la pietà e la misericordia. Si deve infatti alla misericordia che uno consideri i bisogni altrui come propri. Ora poiché la Beata Vergine era piena di misericordia, voleva sollevare la necessità altrui.
In secondo luogo va notata la riverenza della madre supplicante verso Cristo; infatti la riverenza verso Dio ci porta a limitare la nostra preghiera all’esposizione dei nostri bisogni sull’esempio del salmista: “Signore, davanti a te ogni mio desiderio” (Sal 37,10)…
In terzo luogo va notata la sua sollecitudine perché essa non aspettò che il bisogno forse estremo, ma intervenne “mentre il vino stava per finire””.

7. Se sapessero gli evangelici, come del resto anche gli altri protestanti, di quanti beni si privano rimanendo ostinati nella chiusura alla Madonna!
Elisabetta, piena di Spirito Santo, lodò la Madonna dicendo: “Beata te che hai creduto! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me”.
Non ci chiede forse lo Spirito Santo di fare la stessa cosa?
Tanto più che questo è solo ed esclusivamente a nostro vantaggio.


Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo

28 marzo 2025

Guida alla confessione

    Vi proponiamo una piccola guida che può essere d’aiuto per accostarsi al sacramento della Penitenza. Si divide in tre parti: la prima dedicata agli adulti, la seconda ai giovani, la terza ai bambini. Per ogni età c’è una lista di domande che possono aiutare a ricordarsi quali sono le cose di cui chiedere perdono al Signore.


ADULTI

La confessione ti offre l’occasione di riconciliarti con Dio chiedendogli perdono e ottenendo la sua misericordia. Prima di confessarti raccogliti in silenzio per qualche istante a rammentare ciò che hai fatto e che è dispiaciuto al Signore o ha danneggiato altri, e per cercare quello che puoi fare per essere un cristiano migliore. Una confessione sincera è l’occasione per rinnovare l’anima e aprirti alla grazia di Dio. Le domande seguenti possono aiutarti a ricordare in quali cose devi essere perdonato.
  • Ho rinnegato o trascurato la mia fede? Ho rifiutato di difenderla o sono stato timoroso a farlo? C’è qualche aspetto della mia fede che non accetto?
  • Ho nominato il nome del Signore invano? Ho sperimentato l’occultismo? Ho riposto la mia fiducia nei cartomanti o negli oroscopi? Ho mostrato mancanza di rispetto per cose, luoghi o persone sacre?
  • Ho mancato alla Messa la domenica o nelle feste di precetto?
  • Ho parlato male degli altri, partecipando a pettegolezzi o maldicenze?
  • Ho fatto un uso eccesivo di alcol o preso droghe?
  • Ho guardato filmati pornografici in video o siti web? Ho avuto atteggiamenti o compiuto atti impuri con me stesso o con altri? Sto vivendo con qualcuno come se fossi sposato, quando non lo sono?
  • Se sono sposato, cerco di amare mia moglie/mio marito al di sopra degli altri? Metto al primo posto il mio matrimonio? I miei figli? Sono aperto ad accogliere una nuova vita?
  • Ho ricevuto la Santa Comunione con un peccato grave sulla coscienza? Ho ricevuto la Comunione senza un’adeguata riverenza o senza gratitudine?
  • Ho rimuginato impazienze, arrabbiature o gelosie?
  • Ho lasciato che il mio lavoro occupi il tempo e l’energie che dovrei dedicare alla famiglia e agli amici?
  • Sono stato permaloso e riluttante a perdonare?
  • Sono stato fisicamente o verbalmente violento con gli altri?
  • Ho istigato all’aborto, alla distruzione di embrioni umani, all’eutanasia o a qualsiasi altro mezzo per spegnere la vita umana? Vi ho preso parte?
  • Ho avuto atteggiamenti di odio o giudizio in pensieri o azioni?
  • Ho disprezzato gli altri?
  • Sono stato orgoglioso o egoista in pensieri o azioni? Ho trascurato i poveri e i bisognosi? Ho speso soldi per mia comodità o per lusso, dimenticando le mie responsabilità con gli altri e con la Chiesa?
  • Ho detto bugie? Sono stato onesto e diligente nel mio lavoro? Ho rubato o truffato qualcuno sul posto di lavoro?
  • Ho ceduto alla pigrizia? Ho preferito il benessere fisico al servizio degli altri? Ho trascurato il dovere cristiano di portare gli altri più vicini a Dio attraverso l’esempio e la parola?

***

GIOVANI

La confessione è l’occasione per chiedere perdono a Dio e ottenere la sua misericordia. Prima di confessarti raccogliti qualche istante per rammentare ciò che hai fatto e che è dispiaciuto al Signore o ha danneggiato altri, e per cercare quello che puoi fare per essere un cristiano migliore. Una confessione sincera è l’occasione per rinnovare l’anima e aprirti alla grazia di Dio. Le domande seguenti possono aiutarti a ricordare in quali cose devi essere perdonato.
  • Ho rinnegato o trascurato la mia fede? Mi sono preoccupato di conoscerla meglio? Ho rifiutato di difenderla o sono stato timoroso a farlo?
  • Ho nominato il nome del Signore invano? Ho sperimentato l’occultismo? Ho riposto la mia fiducia nei cartomanti o negli oroscopi? Ho mostrato mancanza di rispetto per cose, luoghi o persone sacre?
  • Ho mancato alla Messa la domenica e nelle feste di precetto? Mi sono dimenticato di Dio trascurando la preghiera?
  • Sono stato violento? Ho partecipato a risse? Ho danneggiato qualcuno parlandone male con pettegolezzi o, ad esempio, attraverso internet? Ho rivelato qualche segreto? Ho parlato per ferire altri?
  • Ho parlato in modo osceno? Ho Guardato riviste, siti web o video osceni? Ho avuto atteggiamenti o compiuto atti impuri con me stesso o con altri?
  • Ho detto bugie per scusarmi, per ferire gli altri o per apparire più importante?
  • Ho ricevuto la Santa Comunione con un peccato grave sulla coscienza? Ho ricevuto la Comunione senza un’adeguata riverenza o senza gratitudine?
  • Sono stato poco disponibile a casa? Ho mancato nell’affetto verso i miei genitori?
  • Ho rimuginato impazienze, arrabbiature o gelosie? Sono stato permaloso e riluttante a perdonare? Sono stato di cattivo umore? Sono stato sarcastico? Ho avuto atteggiamenti di odio o giudizio in pensieri o azioni?
  • Ho mancato di lavorare correttamente a scuola? Ho ceduto alla pigrizia? Ho trattato gli insegnanti e gli adulti senza rispetto?
  • Sono stato invidioso degli altri per le cose che hanno o per il loro successo? Ho alimentato nel mio cuore il desiderio di possedere oggetti o denaro in modo ingiusto o eccessivo?
  • Ho incoraggiato in qualche modo altri a fare del male?
  • Ho fatto un uso eccessivo di alcol o preso droghe?
  • Sono stato superficiale o egoista nei miei pensieri o azioni?
  • Ho preferito il benessere fisico al servizio degli altri? Ho cercato di portare gli altri più vicini a Dio attraverso l’esempio e le buone parole?

***

BAMBINI

Queste domande ti aiuteranno a ricordare di cosa chiedere perdono.
  • Ho detto le mie preghiere?
  • Sono andato a Messa la domenica?
  • Ho nominato il nome del Signore invano?
  • Ho disturbato durante la Messa?
  • Sono stato disponibile a casa?
  • Sono stato egoista? Ho voluto bene ai miei genitori e agli altri della mia famiglia?
  • Ho obbedito ai miei genitori e insegnanti?
  • Ho condiviso i miei giocattoli con gli altri?
  • Sono stato impaziente, arrabbiato o geloso?
  • Sono stato testardo insistendo per fare le cose a modo mio?
  • Sono stato pigro a scuola?
  • Ho fatto il mio dovere come meglio ho potuto e ho fatto bene i compiti?
  • Ho picchiato qualcuno?
  • Ho parlato male degli altri?
  • Ho detto bugie?
  • Ho rubato qualcosa? Ho rotto o danneggiato cose che appartengono ad altri?
  • Ho dato cattivo esempio?
  • Ho incoraggiato in qualche modo altri a fare del male?
  • Sono stato egoista nei pensieri o nelle azioni?
  • Sono stato invidioso di altri?
  • Ho escluso qualcuno dai giochi?
  • Ho pregato per gli altri e ho cercato di avvicinarli a Dio?






25 marzo 2025

TV2000: Vaticano: “gli scritti della Valtorta non sono di origine soprannaturale”

Un documento della Santa Sede che porta la data del 22 febbraio 2025 afferma che i messaggi contenuti negli scritti di Maria Valtorta una donna cattolica italiana molto conosciuta, "non possono essere considerati di origine soprannaturale". Per capire meglio di chi stiamo parlando, dobbiamo fare un passo indietro e capire chi è Maria Valtorta. Una donna, nata a Caserta e morta a Viareggio nel 1961, che rimase costretta a letto per più di 30 anni in seguito a un incidente e che affermò di aver ricevuto visioni e rivelazioni da Gesù e dalla Vergine Maria, che riferì in ampi scritti sulla vita di Cristo, compresi dettagli che non compaiono nei Vangeli canonici. 


Cliccare sull'immagine per riprodurre il video di TV2000

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Gli scritti della Valtorta non possono essere considerati di origine soprannaturale perché se veramente lo fossero, automaticamente i Vangeli canonici passerebbero in secondo piano rispetto a "L'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta, in quanto tale "Evangelo" è come se proviene direttamente dal Signore mentre i 4 Vangeli canonici sarebbero solo frutto della testimonianza di chi è stato vicino al Signore e quindi possibili di errore nel resoconto dei fatti

15 marzo 2025

Il sentiero della Quaresima. Catechesi di don Fabio Rosini sulle radici dell'iniziazione cristiana

Iniziamo un ciclo sulla Quaresima; noi dobbiamo sfruttare le occasioni che la Chiesa ci dà con i "tempi forti" per vivere più intensamente e crescere... allora capiamo un pochino il senso della Quaresima. Partiamo da ciò che sappiamo: il Tempo della Quaresima è un tempo tutto orientato alla Pasqua, il motivo per cui viviamo questa fase della vita liturgica è iniziare a preparare il centro assoluto dell'anno della nostra Liturgia, dell'anno della nostra spiritualità, ovvero sia il vero cammino di ogni cristiano è l'anno liturgico...

1. il rito dell'elezione

2. Il rito della Traditio

3. Il primo scrutinio battesimale

4. Il secondo scrutinio battesimale

5. Il terzo scrutinio battesimale

6. La consegna del Padre nostro


6 marzo 2025

Comunicato Circa gli scritti di Maria Valtorta

 DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE


Comunicato

Circa gli scritti di Maria Valtorta

Spesso pervengono alla Santa Sede, da parte sia di ecclesiastici che di laici, richieste di chiarimento circa la posizione della Chiesa riguardo agli scritti di Maria Valtorta, quali l’opera Il poema dell’Uomo Dio, oggi conosciuta con il titolo L’Evangelo come mi è stato rivelato, e altre pubblicazioni.

A tal riguardo, si ribadisce che presunte “visioni”, “rivelazioni” e “comunicazioni” contenute negli scritti di Maria Valtorta, o comunque ad essi attribuite, non possono essere ritenute di origine soprannaturale, ma devono essere considerate semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a modo suo, la vita di Gesù Cristo.

Nella sua lunga tradizione, la Chiesa non accetta come normativi i Vangeli apocrifi e altri testi simili, in quanto non ne riconosce l’ispirazione divina, rinviando alla lettura sicura dei Vangeli ispirati.

 

Città del Vaticano, 22 febbraio 2025



Per saperne di più (cliccare sul testo)

Condanna delle opere di Maria Valtorta






Il Signore è clemente e misericordioso...



    Figlio, se ti presenti per servire il Signore,resta  saldo nella giustizia e nel timore,
prepàrati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, tendi l’orecchio e accogli parole sagge, non ti smarrire nel tempo della prova.

    Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.
Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
Affìdati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui, persisti nel suo timore e invecchia in esso.

    Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere.
Voi che temete il Signore, confidate in lui, e la vostra ricompensa non verrà meno.
Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici, nella felicità eterna e nella misericordia.
Voi che temete il Signore, amatelo, e i vostri cuori saranno ricolmi di luce.

    Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?
O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato?
O chi lo ha invocato e da lui è stato trascurato?

    Perché il Signore è clemente e misericordioso, perdona i peccati e salva al momento della tribolazione,
protegge coloro che lo ricercano sinceramente.

Dal libro del Siràcide Sir 2,1-13

25 febbraio 2025

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

    «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

    E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.

    Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

    Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 Lc 6,27-38

***************

…. e noi lo facciamo come ha detto Gesù? Io me lo chiedo tante volte e direi di proprio di no. A volte mi dico: ma che peccati ho fatto? Questo non lo faccio, quest’altro nemmeno ecc ecc… 
Poi ti leggi o ascolti questo Vangelo e la cosa che viene subito in mente che ho bisogno di confessarmi perché peccare non vuole solo dire fare cose che non si dovrebbero fare ma anche non fare cose che si dovrebbero fare perché Gesù ci ha detto di doverle fare.

24 febbraio 2025

Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera

    In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.

    E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.

    Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».

    Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.

    Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Mc 9,14-29

15 febbraio 2025

Dio è mio papà!

C’era qualcosa di affascinante nella preghiera di Gesù, di talmente affascinante che un giorno i suoi discepoli hanno chiesto di esservi introdotti. L’episodio si trova nel Vangelo di Luca, che tra gli Evangelisti è quello che maggiormente ha documentato il mistero del Cristo “orante”: il Signore pregava. I discepoli di Gesù sono colpiti dal fatto che Lui, specialmente la mattina e la sera, si ritira in solitudine e si “immerge” in preghiera. E per questo, un giorno, gli chiedono di insegnare anche a loro a pregare (cfr Lc 11,1). È allora che Gesù trasmette quella che è diventata la preghiera cristiana per eccellenza: il “Padre nostro”.

Tutto il mistero della preghiera cristiana si riassume qui, in questa parola: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre. Lo afferma anche la liturgia quando, invitandoci alla recita comunitaria della preghiera di Gesù, utilizza l’espressione «osiamo dire».

Infatti, chiamare Dio col nome di “Padre” non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come “Padre” ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui. Questa è la grande rivoluzione che il cristianesimo imprime nella psicologia religiosa dell’uomo. Il mistero di Dio, che sempre ci affascina e ci fa sentire piccoli, però non fa più paura, non ci schiaccia, non ci angoscia. Questa è una rivoluzione difficile da accogliere nel nostro animo umano; tant’è vero che perfino nei racconti della Risurrezione si dice che le donne, dopo aver visto la tomba vuota e l’angelo, «fuggirono via […], perché erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8). Ma Gesù ci rivela che Dio è Padre buono, e ci dice: “Non abbiate paura!”.

Pensiamo alla parabola del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32). Gesù racconta di un padre che sa essere solo amore per i suoi figli. Un padre che non punisce il figlio per la sua arroganza e che è capace perfino di affidargli la sua parte di eredità e lasciarlo andar via di casa. Dio è Padre, dice Gesù, ma non alla maniera umana, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come il protagonista di questa parabola. Dio è Padre alla sua maniera: buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo “amare”.Quando il figlio ribelle, dopo aver sperperato tutto, ritorna finalmente alla casa natale, quel padre non applica criteri di giustizia umana, ma sente anzitutto il bisogno di perdonare, e con il suo abbraccio fa capire al figlio che in tutto quel lungo tempo di assenza gli è mancato, è dolorosamente mancato al suo amore di padre.

Che mistero insondabile è un Dio che nutre questo tipo di amore nei confronti dei suoi figli!

Forse è per questa ragione che, evocando il centro del mistero cristiano, l’apostolo Paolo non se la sente di tradurre in greco una parola che Gesù, in aramaico, pronunciava “abbà”. Per due volte san Paolo, nel suo epistolario (cfr Rm 8,15; Gal 4,6), tocca questo tema, e per due volte lascia quella parola non tradotta, nella stessa forma in cui è fiorita sulle labbra di Gesù, “abbà”, un termine ancora più intimo rispetto a “padre”, e che qualcuno traduce “papà, babbo”.

Cari fratelli e sorelle, non siamo mai soli. Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci “senza Dio”. Ma il Vangelo di Gesù Cristo ci rivela che Dio che non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio “senza l’uomo”; è Lui che non può stare senza di noi, e questo è un mistero grande! Dio non può essere Dio senza l’uomo: grande mistero è questo! E questa certezza è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro. Quando abbiamo bisogno di aiuto, Gesù non ci dice di rassegnarci e chiuderci in noi stessi, ma di rivolgerci al Padre e chiedere a Lui con fiducia. Tutte le nostre necessità, da quelle più evidenti e quotidiane, come il cibo, la salute, il lavoro, fino a quella di essere perdonati e sostenuti nelle tentazioni, non sono lo specchio della nostra solitudine: c’è invece un Padre che sempre ci guarda con amore, e che sicuramente non ci abbandona.

Adesso vi faccio una proposta: ognuno di noi ha tanti problemi e tante necessità. Pensiamoci un po’, in silenzio, a questi problemi e a queste necessità. Pensiamo anche al Padre, a nostro Padre, che non può stare senza di noi, e che in questo momento ci sta guardando. E tutti insieme, con fiducia e speranza, preghiamo: “Padre nostro, che sei nei Cieli…

Parrocchia N.S. di Lourdes - Asti

10 febbraio 2025

Poté di più colei che più amò

Santa scolastica, la sorella di san Benedetto da Norcia

    Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a  lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero. 

   Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo.

   Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte; ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero».

   Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti. 

   Allora l’uomo di Dio molto rammaricato cominciò a lamentarsi e a dire: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?». Ma ella gli rispose: «Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciami e torna al monastero». 

   Ed egli che non voleva restare lì spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza. 

   Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale.

   Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «Dio è amore», fu molto giusto che potesse di più colei che più amò. 

   Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella, uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé.

​   Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola. 

Dai «Dialoghi» di san Gregorio Magno, papa (Lib. 2, 33; PL 66, 194-196)

27 gennaio 2025

C'è Speranza e speranza

Come avere fede sperando contro ogni speranza (Rm 4,18) e districarsi nel supermarket delle speranze. 






26 gennaio 2025

III Domenica del Tempo Ordinario - anno C - Commento al Vangelo a cura di don Fabio Rosini

Gesù insegna nella sinagoga.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,1-4;4,14-21)

    Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 

Cristo è sempre presente nella sua Chiesa


    Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e soprattutto nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della Messa tanto nella persona del ministro, «Egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti», tanto, e in sommo grado, sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e canta i salmi, lui che ha promesso: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro» (Mt 18, 20).

    In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo prega come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’Eterno Padre.

    Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l’esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico e integrale.

    Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia.

    Nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini e dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo. Insieme con la moltitudine dei cori celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di condividere in qualche misura la loro condizione e aspettiamo, quale salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli apparirà, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria.

    Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucaristia, e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li «ha rigenerati nella speranza viva della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pt 1, 3). La domenica è dunque la festa primordiale che dev’essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le vengano anteposte altre celebrazioni, a meno che siano di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico.

Dalla Costituzione «Sacrosanctum Concilium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla sacra Liturgia (Nn. 7-8. 106)

24 gennaio 2025

 O Signore, guida il tuo popolo ai pascoli della vita eterna. 🙏🏻

Cristo, buon pastore, che ha dato la vita per le sue pecorelle, innalziamo con fiducia la nostra preghiera:

O Signore, guida il tuo popolo ai pascoli della vita eterna.

Cristo, che nei santi pastori ci hai dato un’immagine viva del tuo amore misericordioso, fa’ che sperimentiamo in coloro che ci guidano la dolcezza della tua carità.

Tu, che nei tuoi vicari continui a svolgere la missione di maestro e di pastore, non cessare mai di governarci tu stesso nella persona dei tuoi ministri.

Tu, che nei santi pastori, posti al servizio del tuo popolo, ti sei fatto medico delle anime e dei corpi, fa’ che non venga mai meno la tua presenza mediante ministri santi e santificatori.

Tu, che hai animato i fedeli con la sapienza e la carità fa’ che i predicatori del vangelo ci aiutino a conoscerti e ad amarti come vuoi tu. 

🙏🏻 Padre nostro

22 gennaio 2025

Maria, "riempita dalla grazia divina"

 PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 22 gennaio 2025

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Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. I. L’infanzia di Gesù. 2. L’annuncio a Maria. L’ascolto e la disponibilità (cfr Lc 1,26-38)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Riprendiamo oggi le catechesi del ciclo giubilare su Gesù Cristo nostra speranza.

All’inizio del suo Vangelo, Luca mostra gli effetti della potenza trasformante della Parola di Dio che giunge non solo tra gli atrii del Tempio, ma anche nella povera abitazione di una giovane, Maria, che, promessa sposa di Giuseppe, vive ancora in famiglia.

Dopo Gerusalemme, il messaggero dei grandi annunci divini, Gabriele, che nel suo nome celebra la forza di Dio, è inviato in un villaggio mai menzionato nella Bibbia ebraica: Nazaret. A quel tempo era un paesino della Galilea, alla periferia di Israele, zona di confine con i pagani e le loro contaminazioni.

Proprio lì l’angelo reca un messaggio dalla forma e dal contenuto del tutto inauditi, tanto che il cuore di Maria ne viene scosso, turbato. Al posto del classico saluto “pace a te”, Gabriele si rivolge alla Vergine con l’invito “rallegrati!”, “gioisci!”, un appello caro alla storia sacra, perché i profeti lo usano quando annunciano la venuta del Messia (cfr Sof 3,14; Gl 2,21-23; Zc 9,9). È l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante.

Inoltre, Dio chiama Maria con un nome d’amore sconosciuto nella storia biblica: kecharitoméne, che significa «riempita dalla grazia divina». Maria è piena della grazia divina. Questo nome dice che l’amore di Dio ha già da tempo abitato e continua a dimorare nel cuore di Maria. Dice quanto lei sia “graziosa” e soprattutto quanto la grazia di Dio abbia compiuto in lei una cesellatura interiore facendone il suo capolavoro: piena di grazia.

Questo soprannome amoroso, che Dio dà solo a Maria, è subito accompagnato da una rassicurazione: “Non temere!”, “Non temere!”, sempre la presenza del Signore ci dà questa grazia di non temere e così lo dice a Maria: “Non temere!”. “Non temere” dice Dio ad Abramo, a Isacco, a Mosè, nella storia: “Non temere!” (cfr Gen 15,1; 26,24; Dt 31,8). E lo dice anche a noi: “Non temere, vai avanti. Non temere!”. “Padre io ho paura di questo”; “E cosa fai, quando…”; “Mi scusi, padre, le dico la verità: io vado dalla chiromante…”; “Tu vai dalla chiromante?”; “Eh sì: mi faccio leggere la mano…”. Per favore: non temere! Non temere! Non temere! È bello questo. “Io sono il tuo compagno di cammino”: e questo Dio lo dice a Maria. L’«Onnipotente», il Dio dell’«impossibile» (Lc 1,37) è con Maria, è insieme e accanto a lei, è il suo compagno, il suo alleato principale, l’eterno «Io-con-te» (cfr Gen 28,15; Es 3,12; Gdc 6,12).

Poi Gabriele annuncia alla Vergine la sua missione, facendo riecheggiare nel suo cuore numerosi passi biblici riferiti alla regalità e messianicità del bambino che dovrà nascere da lei e che il bambino sarà presentato come compimento delle antiche profezie. La Parola che viene dall’Alto chiama Maria ad essere la madre del Messia, quel Messia davidico tanto atteso. È la madre del Messia. Egli sarà re non alla maniera umana e carnale, ma alla maniera divina, spirituale. Il suo nome sarà “Gesù”, che significa “Dio salva” (cfr Lc 1,31; Mt 1,21), ricordando a tutti e per sempre che non è l’uomo a salvare, ma solo Dio. Gesù è Colui che compie queste parole del profeta Isaia:«Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione (Is 63,9).

Questa maternità scuote Maria dalle fondamenta. E da donna intelligente qual è, capace cioè di leggere dentro gli avvenimenti (cfr Lc 2,19.51), ella cerca di comprendere, di discernere ciò che sta capitando. Maria non cerca fuori ma dentro. perché, come insegna Sant’Agostino, «in interiore homine habitat veritas» (De vera religione 39,72). E lì, nel profondo del suo cuore aperto, sensibile, sente l’invito a fidarsi di Dio., che ha preparato per lei una speciale “Pentecoste”. Proprio come all’inizio della creazione (cfr Gen 1,2), Dio vuole “covare” Maria con il suo Spirito, potenza capace di aprire ciò che è chiuso senza violarlo, senza intaccare la libertà umana; vuole avvolgerla nella «nube» della sua presenza (cfr 1Cor 10,1-2) perché il Figlio viva in lei e lei in Lui.

E Maria si accende di fiducia: è «una lampada a molte luci», come dice Teofane nel suo Canone dell’Annunciazione. Si abbandona, obbedisce, fa spazio: è «una camera nuziale fatta da Dio» (ibid.). Maria accoglie il Verbo nella propria carne e si lancia così nella missione più grande che sia stata mai affidata a una donna, a una creatura umana. Si mette al servizio: è piena di tutto, non come una schiava ma come una collaboratrice di Dio Padre, piena di dignità e autorità per amministrare, come farà a Cana, i doni del tesoro divino, perché molti possano attingervi a piene mani.

Sorelle, fratelli, impariamo da Maria, Madre del Salvatore e Madre nostra, a lasciarci aprire l’orecchio dalla divina Parola e ad accoglierla e custodirla, perché trasformi i nostri cuori in tabernacoli della sua presenza, in case ospitali dove accrescere la speranza. Grazie!

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