Liturgia della Parola: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
Pagine utili
30 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 30 aprile 2020
Liturgia della Parola: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
29 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 29 aprile 2020
Liturgia della Parola: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102; Mt 11,25-30
28 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 28 aprile 2020
Liturgia della Parola: At 7,51-8,1; Sal 30; Gv 6,30-35
27 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 27 aprile 2020
Preghiamo oggi per gli artisti, che hanno questa capacità di creatività molto grande e per mezzo della strada della bellezza ci indicano la strada da seguire. Che il Signore dia a tutti noi la grazia della creatività in questo momento.
26 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - III Domenica di Pasqua - 26 aprile 2020
25 aprile 2020
Rolando Rivi, Martire per Fede nel triangolo rosso
Un cristiano adulto e tutto d'un pezzo nonostante la tenera età, martire a causa della sua fede sincera, incapace di compromessi. Il 28 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio, ancora fresco di conclave, ha firmato il decreto: il successivo sabato 5 ottobre Rolando Rivi, già Servo di Dio, è stato proclamato beato, entrando a far parte del primo gruppo di beatificazioni volute dal nuovo papa.
Aveva solo 14 anni quando fu torturato e ucciso da alcuni uomini delle brigate garibaldine “in odium fidei”, il 13 aprile del 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra, ma ne dimostrava ancora meno, con quel viso tondo e minuto, lo sguardo intenso reso ancora più vulnerabile dal cappello da seminarista troppo grande, che rischiava anche nella foto di cadergli sugli occhi. Un cappello da “pretino” che Rolando non voleva togliersi da quando, a 11 anni, era entrato in seminario e aveva vestito, come si usava allora, l’abito talare. Per non far torto a Gesù. «Chiediamo a Rolando Rivi di ottenere la grazia di tante vocazioni per la nostra Chiesa», ha dichiarato il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massimo Camisasca.
Rolando Rivi era nato a San Valentino, comune di Castellarano, nel reggiano, il 7 gennaio del 1931, secondo di tre figli di due giovani contadini, mamma Albertina e papà Roberto. Gente semplice ma di fede profonda, legata alla parrocchia. Rolando cresce nell’oratorio, impara a suonare l’orano, serve messa. Oggi diremmo che nel gruppo degli amici è un leader. La nonna sostiene che «diventerà un santo o un mascalzone».
Subito dopo la Cresima matura la vocazione e chiede di entrare in seminario. Ha un sogno. Vuole diventare missionario. I genitori non si oppongono e così entra nel seminario di Marola. Siamo nel ’42. Dopo due anni dopo, nel 1944, i tedeschi occupano la struttura e i seminaristi devono tornare a casa. Anche Rolando quell’estate torna a San Valentino e ritrova la famiglia e i coetanei. Il clima è cambiato. Il paese è vessato dalle incursioni dei tedeschi e dei partigiani, i sacerdoti sono malvisti e rischiano ogni giorno la pelle. Siamo nel triangolo della morte, i crimini commessi dai “rossi” faranno i conti completi con l’opinione pubblica solo dopo il famoso “chi sa parli” lanciato negli anni ’80 dall’ex partigiano reggiano Otello Montanari. Tra tutti, questo è stato uno dei più efferati e dei più odiosi, se non altro per l’età della vittima. Tornato dal seminario, Rolando riprende la vita di prima. Gli studi, i giochi con gli amici, la parrocchia. Ma non si vuole togliere l’abito, nonostante il suo vecchio parroco sia appena stato trasferito in un luogo più sicuro dopo essere stato aggredito e picchiato da alcuni partigiani comunisti.
Il nuovo parroco è don Alberto Camellini, ha solo 25 anni ed è al suo primo incarico. Sarà uno dei testimoni contro i suoi assassini. Si arriva così al 10 aprile del ‘45. Rolando va a studiare in un bosco vicino a casa, come al solito. La sera non è ancora rientrato. I genitori trovano i suoi libri e un biglietto lasciato dai partigiani, in cui si dice di non cercarlo. Dopo alcuni giorni di inutili ed estenuanti ricerche nei dintorni, il papà e il giovane parroco si mettono in viaggio e, dietro le indicazioni degli stessi assassini, scoprono la terribile verità. Rolando è stato sequestrato, portato in un casale a Piane di Monchio, nell’Appennino modenese, torturato per tre giorni e infine ucciso, il 13 aprile, alle tre del pomeriggio. La tonaca nera l’hanno usata per farne un pallone da calcio e poi appesa come un trofeo. Prima di morire, ha chiesto di pregare per mamma e papà.
FAMIGLIA CRISTIANA
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 25 aprile 2020
Liturgia della Parola: 1Pt 5,5-14; Sal 88; Mc 16,15-20
Omelia - La fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza
24 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 24 aprile 2020
Preghiamo oggi per gli insegnanti che devono lavorare tanto per fare lezioni via internet e altre vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale non sono abituati. Accompagniamoli con la preghiera.
Liturgia della Parola: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6 6,1-15
Omelia - Cristo forma il cuore dei pastori alla vicinanza con il popolo di Dio
23 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 23 aprile 2020
22 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 22 aprile 2020
Liturgia della Parola: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21
Omelia - Lasciar entrare in noi la luce di Dio"per non essere come pipistrelli nelle tenebre
21 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 21 aprile 2020
In questo tempo c’è tanto silenzio. Anche, si può sentire il silenzio. Che questo silenzio, che è un po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare, ci faccia crescere nella capacità di ascolto. Preghiamo per questo.
20 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 20 aprile 2020
Omelia - Nascere dallo Spirito
19 aprile 2020
Papa Francesco - II Domenica Di Pasqua (O della Divina Misericordia) - 19 aprile 2020
18 aprile 2020
Papa Francesco - S.Messa in Santa Marta - 18 aprile 2020
Liturgia della Parola: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15
Omelia - Il dono dello Spirito Santo: la franchezza, il coraggio, la parresìa