di Laura Badaracchi
Anche tra molti cattolici praticanti si diffonde la tendenza a rivolgersi ai medium per comunicare con persone scomparse. Una "scorciatoia" irrazionale per l’aldilà, condannata dalla Chiesa e a rischio di truffe.
Curiosità e ricerca di esperienze "particolari"? Bisogno di consolazione di fronte a lutti improvvisi? Fascinazione per ciò che sta in quella zona grigia che circonda il nostro sforzo di immaginazione sull’aldilà? O semplice scorciatoia per coloro che non reggono l’urto con i grandi punti interrogativi dell’esistenza? Sono difficilmente riconducibili a un unico binario i motivi che spingono tanti italiani – e, tra questi, non pochi cattolici – ad affacciarsi alla soglia dello spiritismo. Le stime numeriche sono un po’ ballerine. E anche le sigle per identificare i gruppi che praticano la "medianità" cambiano in continuazione: il Cesnur (Centro studi nuove religioni) ha individuato circa un migliaio di spiritisti "organizzati" in Italia, ma le aggregazioni spontanee si moltiplicano, soprattutto fra i giovani. Eppure un dato sembra certo: in modi e forme magari diverse, anche nel nostro Paese cresce una strana voglia di esoterismo. E un numero sempre maggiore di persone cerca risposte "ultime", affidandosi al responso di improbabili "spiriti-guida".
«Mi sono accostato al mondo dello spiritismo quando ero un ragazzo», racconta Carlo Crocella, funzionario della Camera dei deputati e autore del libro Il cattolico e il mago. «Allora non mi rendevo conto dei rischi che correvo: dal proiettare opinioni soggettive attribuendole agli spiriti, al percepire l’inconscio collettivo identificandolo con un angelo, per non parlare del pericolo di entrare in contatto con demoni ed entità avverse. A volte si stabiliva una comunicazione telepatica con qualcuno degli amici presenti». Dopo anni di sporadiche sedute, Crocella matura la convinzione di allontanarsi dalla comunicazione medianica: «Le persone hanno bisogno di fare un cammino spirituale sotto la propria responsabilità, senza essere condotte per mano nel proprio lavorìo interiore e nelle scelte concrete dalle indicazioni di "spiritiguida". Non si possono delegare al medium decisioni personali: le risposte che cerchiamo sono dentro di noi. Certo, i sacerdoti dovrebbero accompagnare di più le coscienze, educandole alla libertà e al discernimento: non si risolve tutto enunciando una dottrina».
Altra storia, con una scelta diversa, è quella di Elisa, che si definisce «spiritualista e cristiana, non cattolica»: «Dagli insegnamenti che riceviamo impariamo l’amore verso gli altri, sperimentiamo consolazione e sollievo, un senso comunitario molto forte», sottolinea. Formatosi negli anni ’60 e frequentato dai suoi genitori, il gruppo di spiritismo cui appartiene (50 persone) è eterogeneo per età ed estrazione sociale; ne fanno parte anche buddhisti e persone che prima si dichiaravano atee; a Roma ne esistono decine, diversi e autonomi fra loro. «I soldi non c’entrano», precisa, «e lo scopo del nostro cammino è l’evoluzione a livello spirituale, scoprendo la verità in noi stessi nella libertà, senza gerarchie o regole esterne, per giungere all’amore e all’apertura verso tutti». Problemi? «Nascono», ammette, «quando qualche gruppo si sente l’unico depositario della Verità».
Ma che cosa è esattamente, e quando nasce, lo spiritismo contemporaneo? Anche se necromanzia e divinazione hanno radici plurimillenarie, le prime medium dei tempi moderni sono le sorelle Kate e Margaret Fox, che nel 1848 a Hydesville (Stato di New York) sostennero di comunicare con lo spirito di un defunto. Un decennio dopo, a Parigi, Allan Kardec fondò la prima Società di studi spiritici. E se il medium scozzese Daniel Dunglas Home – che "convertì" alla seduta spiritica Alexander Dumas, Napoleone III e lo zar Alessandro I – morì cattolico, al contrario Arthur Conan Doyle, creatore del razionalista Sherlock Holmes, divenne apostolo dello spiritismo, che riteneva una «religione scientifica». Per Jung, infine, si trattava di «un tentativo spontaneo dell’inconscio di diventare conscio in una forma collettiva».
A partire dal 1970 lo spiritismo francofono e anglosassone subì un processo di secolarizzazione, passando al vaglio della New Age, da cui è riemerso come channelling (contatto con spiriti guida): dalle sedute con il bicchiere che si muove a indicare le lettere dell’alfabeto sul tavolino, alla scrittura "automatica" e soprattutto ai messaggi dei defunti comunicati attraverso registratori, e-mail, telefoni, radio e Tv. Su Internet, madri che hanno perso un figlio consigliano manuali di psicofonia per imparare a decifrare le frasi registrate. E ci sono persino gruppi che assicurano contatti con la "dimensione della luce", affermando di coniugare fede e medianità.
«Lo spiritismo nasce nel 1848, lo stesso giorno del comunismo, come surrogato della religione in un mondo ormai ateo: se i medium hanno il potere di comandare i morti, allora pretendono di sostituirsi a Dio», spiega Cecilia Gatto Trocchi, docente di Antropologia all’Università di Chieti. Cercare il contatto con un defunto, allora, «è un tentativo inutile ma comprensibile nella sofferenza, spesso vissuta in solitudine e nell’anonimato: è crollata l’idea del paese e del quartiere, e nel dolore si cercano piccole comunità dove parlare di sé».
C’è anche chi specula sul dolore altrui. Al "Telefono Antiplagio", per esempio, arrivano molte denunce di persone truffate da medium: «Talvolta non chiedono soldi, ma hanno le case piene di regali», nota l’antropologa. E aumentano gli studi del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale sulla medium inglese Rosemary Altea, arrivata in Italia come ospite di trasmissioni televisive e che oggi vanta, nelle librerie, una decina di best-seller, alcuni con audio o videocassette allegate: «Un autentico business», secondo Gatto Trocchi, che invita invece a recuperare la devozione ai santi, «esseri umani e guide concrete, non spiriti indefiniti, con cui confrontare la propria esperienza».
«I messaggi e le voci danno l’illusione di comunicare: in realtà si parla con l’immagine inconscia del figlio e il dolore non viene più elaborato», chiarisce padre Amedeo Cencini, religioso canossiano e psicologo, che accompagna nel loro itinerario spirituale alcuni genitori in lutto per la perdita prematura dei figli. No alle ambiguità, dunque, ripartendo dalla scoperta di un cammino di fede «progressivo e lentissimo, che va avanti a millimetri». La Chiesa non è contro la comunicazione con i defunti, spiega il religioso, «purché avvenga nelle forme già previste dalla nostra fede, a partire dalla preghiera: pregare non è forse un modo di comunicare con chi ci ha lasciato? Preghiera che esprime l’amore che dura nel tempo e diventa offerta del proprio dolore, in particolare nell’Eucaristia», fino a scoprire una nuova paternità e maternità che a volte sfocia in gesti di autentico altruismo. «Una mamma è arrivata a dirmi: "Questi figli che ci hanno lasciato, ora ci generano". Vuol dire che la relazione con il figlio è maturata e anche la propria paternità e maternità».
Secondo Cencini, il confronto con altri genitori che hanno vissuto la stessa esperienza ha un’importanza decisiva. Diventa quindi «spontaneo e naturale lasciare forme strane di comunicazione con l’aldilà, che finiscono per congelare il passato in una fissità frammentata che crea dipendenza e illude di annullare la distanza con l’aldilà». Molti genitori abbandonano le pratiche medianiche semplicemente perché «non ne avvertono più la necessità: scelgono di vivere nella fatica della fede il dramma della perdita senza cercare scorciatoie, perché trovano nella fede stessa delle risposte, un nuovo modo di essere credenti, di essere padre e madre».
Laura Badaracchi
(ha collaborato Emanuele Rebuffini)
(ha collaborato Emanuele Rebuffini)
Preghiera batte sedute spiritiche 2-0
- Monsignor Caprioli, perché una nota pastorale su questi temi?
- Ci si riferisce esplicitamente alle pratiche spiritistiche?
- Su quali fenomeni è necessario un discernimento?
- Come sostenere concretamente e accompagnare le persone che cercano una risposta al loro dolore?
l.bad.
Secondo una recente indagine del Cesnur, allo "spiritismo organizzato" appartengono in Italia circa 1.000 persone. I gruppi principali sono: Centro italiano studi spiritici Allan Kardec (Cissak), Scuola scientifica Basilio, Cerchio Firenze 77, Comunicazioni dell’entità A, Istituto Gnosis, Cerchio Ifior, Idea spiritualista, Cenacolo 71, Associazione spiritualistica di studio e ricerca.
Un’ampia sintesi storica e schede sui principali movimenti spiritisti si trovano nell’Enciclopedia delle religioni in Italia (Elledici, 2001), pubblicata a cura del Cesnur. Altre informazioni, soprattutto per una valutazione critica del fenomeno, possono essere richieste al Gris: tel. 051/27.42.66; e-mail gris@bo.nettuno.it.
Un’indagine scientifica sullo spiritismo è condotta dal Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (Cicap): tel. 0426/22.013. Per denunciare casi di truffa, si può ricorrere a Telefono Antiplagio, al numero 338/83.85.99.
Sullo spiritismo l’editoria cattolica ha pubblicato diversi studi. Tra i volumi più recenti, ricordiamo: Armando Pavese, Comunicazioni con l’aldilà (Piemme, 1997); Andrea Porcarelli, Spiritismo. Cose dell’altro mondo. Un confronto con scienza e fede (San Paolo, 1998); Michael W. Homer, Lo spiritismo (Elledici, 1999); Moreno Fiori, Spiritismo. Si può comunicare con i morti? (Città Nuova, 2001).
Fonte: Jesus