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18 gennaio 2015

Ecco cosa c’è dietro l’antipapismo di Antonio Socci

In questi giorni il Santo Padre è impegnato nel suo viaggio pastoralein Sri Lanka e Filippine ed è intervenuto rispondendo alle domande sui giornalisti. Puntualmente il giornalista di “Libero” Antonio Socci, da tempo impegnato in una guerra ideologica contro Francesco, ne ha approfittato per riattivare la sua macchina del fango antipapista.
Lo ha fatto con un articolo il quale, però, contiene ben dieci menzogne(dette appositamente o per disinformazione) a cui abbiamo risposto:

1) La prima accusa di Socci è che Francesco vorrebbe la «legittimazione della violenza fisica». Si riferisce ad una battuta umoristica di Francesco nel dialogo informale con i giornalisti e in risposta ad una domanda sull’esistenza di una illimitata libertà d’espressione, in seguito all’attentato a Charlie Hebdo. Il Papa ha spiegato che invece dev’esserci un limite, «abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere». Per farlo capire meglio ha quindi fatto una battuta: «Perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dott. Gasbarri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli arriva un pugno! E’ normale! Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede. E questa è un’eredità dell’illuminismo. Tanta gente che sparla delle religioni, le prende in giro, diciamo “giocattolizza” la religione degli altri, questi provocano, e può accadere quello che accade se il dott. Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana. E io non posso prenderla in giro. E questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite, per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma».
Fingendo di non aver capito che si trattava di una metafora ironica, il giornalista di “Libero” ha avviato la ramanzina moralista sul Papa contrario «alla civiltà giuridica e soprattutto cestina il Vangelo», che è tornato alla «legge del taglione», così da oggi «si può rispondere con i pugni». Mentre Francesco si riferiva al limite della libertà d’espressione, la cosa più tragica è che Socci è arrivato a sostenere che il Papa avrebbe in questo modo anche legittimato il fanatismo religioso a uccidere i cristiani in Medio Oriente a suon di pugni, «mentre se si è cristiani bisogna subire e zitti». Ha quindi incolpato Francesco se i gesuiti (come Bergoglio) francesi hanno pubblicato per solidarietà alcune vignette satiriche di Charlie Hebdo, ma non ha onorato il Papa per il fatto che altri gesuiti (come Bergoglio) hanno replicato molto perplessi all’iniziativa.
Bisognerebbe anche ricordare che Socci si dichiara discepolo di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, anch’egli amante di metafore colorite«Quando uno mi viene a dire: “Ma io voglio bene a questa ragazza, è un pezzo che siamo insieme, però non sono più innamorato di lei!»gli darei un pugno, perché l’unico modo per rispondere è quello di fargli capire che c’è qualcosa di storto (il naso, per esempio!)». (L. Giussani, “Uomini senza patria, 1982-1983″, Bur 2008, p. 332). Lo disse nel 1983 quando Socci aveva 24 e militava in CL, eppure lo scrittore non accusò il celebre teologo ed educatore di aver legittimato la violenza dei preti contro i fidanzati, come oggi fa contro Bergoglio. Don Giussani si rivolgeva direttamente ai giovani e Papa Francesco era in un informale dialogo con i vaticanisti, tanto da citare l’organizzatore dei voli papali, suo grande amico, come vittima di questo ipotetico pugno. Il senso era di sottolineare un limite alla libertà di satira, non certo una legittimazione alla violenza o al terrorismo religioso.

2) La seconda accusa di Socci è che il Papa avrebbe taciuto sui massacri dei cristiani: «in agosto e per giorni Bergoglio tacque» sulla persecuzione, scrive il giornalista. Peccato che invece intervenne il 20 luglio, l’8 agosto,  il 10 agosto, il 18 agostoil 3 settembre ecc. Ha quindi aggiunto che «le sue sporadiche dichiarazioni evitarono accuratamente di nominare i carnefici e di condannare la loro ideologia islamista». Peccato che Francesco abbia più volte fatto appello ai leader islamici a condannare il terrorismo, operando giustamente una distinzione tra islam e fondamentalismo religioso («sarebbe bello che tutti i leader islamici parlino chiaramente e condannino quegli atti ecc..»). Anche pochi giorni fa lo ha fatto, ovviamente Socci si è ben guardato di parlarne: «Nel sollecitare la comunità internazionale a non essere indifferente davanti a tale situazione, auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza».
D’altra parte, nemmeno Benedetto XVI volle mai condannare “l’islamismo”, ovvero creare la generalizzazione equiparando l’islam al terrorismo come vorrebbe il giornalista conservatore, preferendo restare sul generale: il 18/07/05, parlò solo di “orribile attentato”; il 19/04/06, parò di “atto terroristico”; il 9/05/09, parò di “perversione della religione”; il 15/05/09 /parlò di “terrorismo”)l’11/11/10, parlò di “discriminazione e violenza”; il 2/01/11, parlò di “strategia di violenza!; il 25/01/11, parlò di “grave atto di violenza”; il 20/10/12, parlò di “terribile attentato”; il 7/01/13 parlò di “pernicioso fanatismo di matrice religiosa” e di “falsificazione della religione stessa” ecc. Tanto che nel 2009 la Chiesa di Benedetto XVI fu accusata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, di avere “reazioni ammiccanti all’islam”.

3) La terza accusa di Socci è che «Bergoglio ha evitato sempre di chiedere l’“ingerenza umanitaria” per salvare la vita a popolazioni inermi». Invece il Pontefice ha rivolto numerosi appelli a «quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale affinché si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze in favore dei cristiani perseguitati», come ad esempio ha detto nel novembre scorso, nell’agosto 2014 ecc.

4) La quarta accusa di Socci è che Francesco, solo quando «si sentì “costretto” a dire che la vita di quella povera gente andava difesa, aggiunse che non lo si doveva fare con la forza (e come si fermano gli sgozzatori e gli stupratori dell’Is?)». Un’altra manipolazione del pensiero del Papa il quale, nella conferenza durante il viaggio in Corea, disse un’altra cosa:  «dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo anche avere memoria! Quante volte, con questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto». Parole sagge e prudenti, lontane dall’interventismo violento e armato tanto caro ai conservatori tradizionalisti. Socci oggi accusa Francesco di tradire il Vangelo per una battuta di spirito, ma nel frattempo vorrebbe iniziare la guerra contro il mondo islamista. Questo sarebbe evangelico per lui.

5) La quinta accusa di Socci è che Francesco avrebbe detto che «era disposto a dialogare con quelle belve sanguinarie e poi se la prese duramente contro quello che chiamò il “terrorismo di stato”, riferendosi a quei paesi che si difendevano dal terrorismo con le armi, come Israele e Usa». In realtà Francesco in quell’occasione disse ancora una volta una cosa diversa: «Io mai do per persa una cosa, mai. Forse non si può avere un dialogo, ma mai chiudere una porta. E’ difficile, puoi dire ‘quasi impossibile’, ma la porta sempre aperta […]. C’è la minaccia di questi terroristi. Ma anche un’altra minaccia, ed è il terrorismo di Stato. Quando le cose salgono, salgono, salgono e ogni Stato per conto suo si sente di avere il diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti. E questa è un’anarchia di alto livello che è molto pericolosa. Con il terrorismo si deve lottare, ma ripeto quello che ho detto nel viaggio precedente: quando si deve fermare l’aggressore ingiusto, si deve fare con il consenso internazionale». Francesco non critica affatto chi si difende con le armi dai terroristi, come ha affermato Socci, ma spiega che bisogna lottare ma la strategia di difesa va decisa tra gli Stati, optando per una difesa che coinvolga il meno possibile vittime innocenti.  Si nota in modo evidente come Socci costantemente manipoli i discorsi del Papa.

6) La sesta accusa di Socci è un must della sua critica antipapista, ovvero l’ormai famosa intervista a Scalfari in cui avrebbe detto “io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico”sostenendo che il Papa stia «declassando i cattolici a dei “senza Dio”». Come sempre ricordiamo che la Santa Sede è intervenuta in merito a questa intervista -e solo questa- ritenendola «attendibile in senso generale ma non nelle singole formulazioni». Scalfari, oltretutto, ha ammesso di aver manipolato l’intervista. Inoltre, Francesco ha più volte indicato l’esatto opposto di quanto Scalfari gli ha fatto dire nell’intervista, ad esempio ha detto«Non si capisce un cristiano senza Chiesa. E per questo il grande Paolo VI diceva che è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. E’ una dicotomia assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa. L’altro è una fantasia o, come lui diceva, una dicotomia assurda». Ma l’intervista a Scalfari è una sorta di ossessione del conservatorismo antipapista dell’estrema destra, la ritroveremo citata migliaia di altre volte.

7) La settima accusa di Socci è che Bergoglio valorizzerebbe tutte le religioni mentre «al cattolicesimo toccano quasi sempre e solo durezze e bastonate». A parte il fatto che se gran parte dei cattolici italiani sono d’accordo con la militanza antipapista Socci evidentemente queste bastonate del Pontefice sono più che meritate, in ogni caso Francesco ha dichiarato proprio l’opposto: «dobbiamo però fare attenzione a permettere ai fedeli di tutte le confessioni cristiane di vivere la loro fede in maniera inequivocabile e libera da confusione, e senza ritoccare cancellando le differenze a scapito della verità. Quando, per esempio, con il pretesto di un certo andarsi incontro dobbiamo nascondere la nostra fede eucaristica, non prendiamo sufficientemente sul serio né il nostro patrimonio, né quello del nostro interlocutore». 

8) L’ottava accusa di Socci è che il Papa sarebbe sincretista per essere andato a «pregare (e adorare) nella Moschea blu di Istanbul rivolto alla Mecca (mentre i cristiani sono massacrati da musulmani)». Eppure anche Benedetto XVI nel 2006 si recò nella Moscha Blu accompagnato dal Gran Mufti, si tolse le scarpe e si fermò davanti al Mihrab, l’edicola islamica rivolta in direzione della Mecca verso la quale indirizzano le loro preghiere i fedeli musulmani (come descrisse Andrea Tornielli). Padre Federico Lombardi precisò anche in quell’occasione: «Davanti al Mihrab, nella Moschea Blu, il Papa ha sostato in meditazione e certamente ha rivolto a Dio il suo pensiero». Lo stesso Francesco ha spiegato così il suo gesto nella moschea: «Sono venuto come pellegrino, non come turista. Ma poi, quando sono andato in Moschea, io non potevo dire: “No, adesso sono turista”. No, era tutto religioso. E ho visto quella meraviglia! Il muftì mi spiegava bene le cose, con tanta mitezza, e anche con il Corano, dove si parlava di Maria e di Giovanni il Battista, mi spiegava tutto… In quel momento ho sentito il bisogno di pregare. E ho detto: “Preghiamo un po’?” – “Sì, sì”, ha detto lui. E io ho pregato: per la Turchia, per la pace, per il muftì… per tutti. E ho pregato per la pace, soprattutto. Ho detto: “Signore, finiamola con la guerra…”. Così, è stato un momento di preghiera sincera». Sull’accaduto è intervenuto anche uno dei maggiori studiosi di Islam turco, Padre Alberto Fabio Ambrosio, domenicano, e professore associato presso il dipartimento di teologia dell’Università di Metz in Francia, che ha valorizzato il gesto di Francesco spiegando che non vi è nulla di sincretistico, blasfemo o relativistico.

9) La nona accusa di Socci è che il Papa, durante la visita in Sri Lanka, «non ha trovato il tempo per la benedizione della neonata Università Cattolica, ma l’ha trovato per un fuori programma: la visita al tempio buddista». Innanzitutto, come si evince dal programma ufficiale, il viaggio non prevedeva affatto una visita in Sri Lanka all’Università Cattolica, Socci si è confuso (volontariamente?) con la visita che Francesco farà domenica 18 all’Università Cattolica a Manila. Ma, se anche fosse stato vero, si tratta di retorica di bassa lega: allo stesso modo si potrebbe accusare Socci di non aver trovato il tempo per scrivere un articolo sui cristiani perseguitati indicando il modo concreto per aiutarli, ma l’ha invece trovato per un articolo di militanza contro il Papa. Per quanto riguarda la visita al tempio buddista, nemmeno questa era prevista dal programma: Francesco doveva incontrare i vescovi ma, essendo questi in ritardo all’appuntamento, ha deciso di accettare l’invito rivoltogli il giorno prima dal capo del tempio, il monaco Banagala Upatissa. Per il dispiacere dello scrittore, ricordiamo che anche Giovanni Paolo II osò visitare un tempio buddista durante il viaggio in Thailandia nel 1984.

10) La decima accusa di Socci è ancora sul presunto sincretismo del Papa poiché sarebbe favorevole ad un «minestrone di religioni diverse: il Concilio che parla di “unica vera religione”. Non mi pare che Bergoglio ripeta queste parole, anzi lancia segnali che – forse anche contro la sua volontà – possono creare enormi equivoci». Oltre al fatto che la “Nostra Aetate” afferma anche che «la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini», Papa Francesco ha più volte parlato contro il minestrone sincretista delle religioni. Un esempio: «In questo dialogo, sempre affabile e cordiale, non si deve mai trascurare il vincolo essenziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa a mantenere ed intensificare le relazioni con i non cristiani. Un sincretismo conciliante sarebbe in ultima analisi un totalitarismo di quanti pretendono di conciliare prescindendo da valori che li trascendono e di cui non sono padroni. La vera apertura implica il mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con un’identità chiara e gioiosa, ma aperti “a comprendere quelle dell’altro” e “sapendo che il dialogo può arricchire ognuno”»(Evangelii Gaudium).

Ecco cosa si nasconde dietro l’antipapismo di Socci: dieci menzogne e tanta manipolazione.
fonte: UCRR