30 novembre 2017

E ora sta a vedere che Magister ti riprende anche San Paolo che nel suo discorso agli ateniesi, che senza fare il nome, fa solo un’allusione a Gesù

😄
Atti (17,22-31): «Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in tempi costruiti dalle mani dell' uomo, né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. Dopo essere passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».


27 novembre 2017

"cavare gli occhi"... ma dai!

Ma dai.... l'Arcivescovo che ha detto che cava gli occhi, taglia teste... ma insomma! 
Se volete essere ridicoli ci state riuscendo alla grande!


26 novembre 2017

Pecore e capri

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 
E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.


22 novembre 2017

La Messa è rifare il calvario, non è uno spettacolo.


PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 22 novembre 2017


La Santa Messa - 3. La Messa è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguendo con le Catechesi sulla Messa, possiamo domandarci: che cos’è essenzialmente la Messa? La Messa è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo. Essa ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita.
Per questo, per comprendere il valore della Messa dobbiamo innanzitutto capire allora il significato biblico del “memoriale”. Esso «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall’Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1363). Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua. E la Messa è il memoriale della suaPasqua, del suo “esodo”, che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna. Non è soltanto un ricordo, no, è di più: è fare presente quello che è accaduto venti secoli fa. 

L’Eucaristia ci porta sempre al vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, come ha fatto sulla croce, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. Dice il Concilio Vaticano II: «Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione» (Cost. dogm. Lumen gentium, 3).

Ogni celebrazione dell’Eucaristia è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù risorto. Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore. Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. E nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua. Nella Messa si fa Pasqua. Noi, nella Messa, stiamo con Gesù, morto e risorto e Lui ci trascina avanti, alla vita eterna. Nella Messa ci uniamo a Lui. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui. «Sono stato crocifisso con Cristo – dice San Paolo -, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Così pensava Paolo.

Il suo sangue, infatti, ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce. 

Cristo invece ci ridà la vita; Cristo è la pienezza della vita, e quando ha affrontato la morte la annientata per sempre: «Risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita» (Preghiera eucaristica IV). La Pasqua di Cristo è la vittoria definitiva sulla morte, perché Lui ha trasformato la sua morte in supremo atto d’amore. Morì per amore! E nell’Eucaristia, Egli vuole comunicarci questo suo amore pasquale, vittorioso. Se lo riceviamo con fede, anche noi possiamo amare veramente Dio e il prossimo, possiamo amare come Lui ha amato noi, dando la vita.

Se l’amore di Cristo è in me, posso donarmi pienamente all’altro, nella certezza interiore che se anche l’altro dovesse ferirmi io non morirei; altrimenti dovrei difendermi. I martiri hanno dato la vita proprio per questa certezza della vittoria di Cristo sulla morte. Solo se sperimentiamo questo potere di Cristo, il potere del suo amore, siamo veramente liberi di donarci senza paura. Questo è la Messa: entrare in questa passione, morte, risurrezione, ascensione di Gesù; quando andiamo a Messa è come se andassimo al calvario, lo stesso. Ma pensate voi: se noi nel momento della Messa andiamo al calvario – pensiamo con immaginazione – e sappiamo che quell’uomo lì è Gesù. Ma, noi ci permetteremo di chiacchierare, di fare fotografie, di fare un po’ lo spettacolo? No! Perché è Gesù! Noi di sicuro staremmo nel silenzio, nel pianto e anche nella gioia di essere salvati. Quando noi entriamo in chiesa per celebrare la Messa pensiamo questo: entro nel calvario, dove Gesù dà la sua vita per me. E così sparisce lo spettacolo, spariscono le chiacchiere, i commenti e queste cose che ci allontano da questa cosa tanto bella che è la Messa, il trionfo di Gesù.
Penso che ora sia più chiaro come la Pasqua si renda presente e operante ogni volta che celebriamo la Messa, cioè il senso del memoriale. La partecipazione all’Eucaristia ci fa entrare nel mistero pasquale di Cristo, donandoci di passare con Lui dalla morte alla vita, cioè lì nel calvario. La Messa è rifare il calvario, non è uno spettacolo.

https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2017/documents/papa-francesco_20171122_udienza-generale.html

17 novembre 2017

Che ne dite se vi date una ripassatina al Catechismo della Chiesa Cattolica?

Quanto propinato dai media, nonché da certi “cattolici” come da immagine allegata (il solito Socci) chissà quale novità è arrivata da Papa Francesco. Secondo loro quasi un via libera all’eutanasia. In realtà quanto detto da Papa Francesco si trova scritto e non da ora nel Catechismo della Chiesa Cattolica:

2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.

http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm

#ripigliatevechesieteridicoli


16 novembre 2017

A proposito della più volta annunciata, e sempre mancata, fine del mondo

“Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. 
Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, NON SEGUITELI
Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.”



15 novembre 2017

Nella preghiera Рdomando - ci lasciamo meravigliare o pensiamo che la preghiera ̬ parlare a Dio come fanno i pappagalli?



Pregare, come ogni vero dialogo, è anche saper rimanere in silenzio - nei dialoghi ci sono momenti di silenzio -, in silenzio insieme a Gesù. E quando noi andiamo a Messa, forse arriviamo cinque minuti prima e incominciamo a chiacchierare con questo che è accanto a noi. Ma non è il momento di chiacchierare: è il momento del silenzio per prepararci al dialogo. È il momento di raccogliersi nel cuore per prepararsi all’incontro con Gesù. Il silenzio è tanto importante! Ricordatevi quello che ho detto la settimana scorsa: non andiamo ad un uno spettacolo, andiamo all’incontro con il Signore e il silenzio ci prepara e ci accompagna. Rimanere in silenzio insieme a Gesù. E dal misterioso silenzio di Dio scaturisce la sua Parola che risuona nel nostro cuore. Gesù stesso ci insegna come realmente è possibile “stare” con il Padre e ce lo dimostra con la sua preghiera. I Vangeli ci mostrano Gesù che si ritira in luoghi appartati a pregare; i discepoli, vedendo questa sua intima relazione con il Padre, sentono il desiderio di potervi partecipare, e gli chiedono: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Abbiamo sentito nella Lettura prima, all’inizio dell’udienza. Gesù risponde che la prima cosa necessaria per pregare è saper dire “Padre”. Stiamo attenti: se io non sono capace di dire “Padre” a Dio, non sono capace di pregare. Dobbiamo imparare a dire “Padre”, cioè mettersi alla sua presenza con confidenza filiale. Ma per poter imparare, bisogna riconoscere umilmente che abbiamo bisogno di essere istruiti, e dire con semplicità: Signore, insegnami a pregare.

Questo è il primo punto: essere umili, riconoscersi figli, riposare nel Padre, fidarsi di Lui. Per entrare nel Regno dei cieli è necessario farsi piccoli come bambini. Nel senso che i bambini sanno fidarsi, sanno che qualcuno si preoccuperà di loro, di quello che mangeranno, di quello che indosseranno e così via (cfr Mt 6,25-32). Questo è il primo atteggiamento: fiducia e confidenza, come il bambino verso i genitori; sapere che Dio si ricorda di te, si prende cura di te, di te, di me, di tutti.

La seconda predisposizione, anch’essa propria dei bambini, è lasciarsi sorprendere. Il bambino fa sempre mille domande perché desidera scoprire il mondo; e si meraviglia persino di cose piccole perché tutto è nuovo per lui. Per entrare nel Regno dei cieli bisogna lasciarsi meravigliare. Nella nostra relazione con il Signore, nella preghiera –domando - ci lasciamo meravigliare o pensiamo che la preghiera è parlare a Dio come fanno i pappagalli? No, è fidarsi e aprire il cuore per lasciarsi meravigliare. Ci lasciamo sorprendere da Dio che è sempre il Dio delle sorprese? Perché l’incontro con il Signore è sempre un incontro vivo, non è un incontro di museo. È un incontro vivo e noi andiamo alla Messa non a un museo. Andiamo ad un incontro vivo con il Signore.

12 novembre 2017

Il Papa all’Angelus: fede e carità per essere pronti all'incontro con Dio


Per entrare nel Regno dei cieli dobbiamo essere pronti all’incontro con il Signore. E non basta una vita scandita dalla fede se non è orientata anche dalla carità. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all'Angelus ricordando la parabola delle dieci vergini. Non si deve aspettare - ha aggiunto il Santo Padre - “l’ultimo momento della nostra vita per collaborare con la grazia di Dio”. Si “deve farlo già da adesso”. 
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”. In questo passo conclusivo del racconto evangelico delle dieci vergini – afferma il Papa – Gesù ci dice che “vegliare non significa soltanto non dormire, ma essere preparati”. E bisogna prepararsi all’incontro con il Signore “come se fosse l’ultimo giorno”. La lampada - spiega il Pontefice - è “il simbolo della fede che illumina la nostra vita”. L’olio è il simbolo della carità “che alimenta, rende feconda e credibile la luce della fede”. Una vita povera di carità è priva della vera luce:
“Se ci lasciamo guidare da ciò che ci appare più comodo, dalla ricerca dei nostri interessi, la nostra vita diventa sterile, incapace di dare vita agli altri, e non accumuliamo nessuna scorta di olio per la lampada della nostra fede; e questa si spegnerà al momento della venuta del Signore, o ancora prima”.
“La condizione per essere pronti all’incontro con il Signore - sottolinea Papa Francesco - non è soltanto la fede, ma una vita cristiana ricca di amore e carità per il prossimo”:
“Se invece siamo vigilanti e cerchiamo di compiere il bene, con gesti di amore, di condivisione, di servizio al prossimo in difficoltà, possiamo restare tranquilli mentre attendiamo la venuta dello sposo: il Signore potrà venire in qualunque momento, e anche il sonno della morte non ci spaventa, perché abbiamo la riserva di olio, accumulata con le opere buone di ogni giorno. La fede ispira la carità e la carità custodisce la fede”.

http://it.radiovaticana.va/news/2017/11/12/il_papa__bisogna_essere_pronti_allincontro_con_il_signore/1348456

9 novembre 2017

Doppiogiochista

Devo dire, e non di certo con piacere, che di cattolici se ne trovano ormai di ogni tipo ed etichettabili in vari modi. 
Ci sono i classici tradizionalisti, i progressisti, e poi altre categorie compresa quella dei "catto-doppiogiochisti" che magari ti scrivono in privato su determinati argomenti che li lasciano perplessi e quindi sono contro, salvo poi ritrovarteli altrove ed esattamente su gli stessi identici argomenti ai quali in privato ti scrivono contro, poi leggerli favorevoli e li vai con mi piace e cuoricini....

No, i doppiogiochisti proprio non mi piacciono, preferisco decisamente coloro che hanno un'unico pensiero, fosse anche diverso dal mio

L'Elezione di Giovanni Paolo I

“La gente talvolta dice: ‘Siamo in una società tutta guasta, tutta disonesta’. Questo non è vero. Ci sono tanti buoni ancora, tanti onesti. Piuttosto, che cosa fare per migliorare la società? Io direi: ciascuno di noi cerchi lui di essere buono e di contagiare gli altri con una bontà tutta intrisa della mansuetudine e dell’amore insegnato da Cristo”

Sciacallaggio....


Veramente per questioni di sicurezza, visti gli attentati che ci sono stati, in Via della Conciliazione non avrebbero fatto transitare quel camion neanche se ci stava su la pubblicità di qualche detersivo per lavatrice, indipendente poi da quale sia il Papa.
Ma se a voi piace così fate pure.
Certamente cosa buona ricordare il card. Caffarra, forse sarebbe stato meglio se lo si faceva con un’altra S.Messa in suffragio piuttosto che con un camion per le vie di Roma. In questo modo la cosa sembra tanto sciacallaggio, servirsi di un cardinale defunto, che tra l’altro disse che preferiva che piuttosto di lui si diceva che aveva un amante piuttosto che era contro Papa Francesco

8 novembre 2017

ECCO!.....

😂😂

Il sacerdote che presiede la celebrazione dice: “In alto i nostri cuori?”. Non dice: “In alto i nostri telefonini per fare la fotografia!”. No, è una cosa brutta! E vi dico che a me dà tanta tristezza quando celebro qui in Piazza o in Basilica e vedo tanti telefonini alzati, non solo dei fedeli, anche di alcuni preti e anche vescovi. Ma per favore! La Messa non è uno spettacolo: è andare ad incontrare la passione e la risurrezione del Signore. Per questo il sacerdote dice: “In alto i nostri cuori”. Cosa vuol dire questo? Ricordatevi: niente telefonini.


7 novembre 2017

Un Sacerdote risponde - Può spiegarmi, molto semplicemente, cosa intende per Trinità di Dio?


Quesito

Gentile padre Angelo,
può spiegarmi, molto semplicemente, cosa si intende per Trinità di Dio?
Può spiegarmi inoltre che rapporto sussiste fra le tre Persone?
Grazie

Risposta del sacerdote

Carissimo.
1. per Trinità di Dio s’intende che l’unico Dio sussiste in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.

2. Noi sappiamo che Dio sussiste in tre Persone solo perché Lui stesso ce l’ha detto. Se non ce l’avesse rivelato, l’uomo con le sue sole forze mai sarebbe riuscito ad intuire una realtà così al di sopra delle sue capacità.

3. Sono molti i passi del Nuovo Testamento in cui si parla esplicitamente o implicitamente della Trinità.
Il più noto è quello che si trova al termine del Vangelo di Matteo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).

4. Per abbozzare un tentativo di spiegazione io sono solito partire da quanto si afferma nel prologo del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1).
In greco si trova la parola Logos, che significa pensiero.
Il termine latino Verbo significa la stessa cosa.

5. Ebbene il pensiero di Dio è grande quanto è grande Dio. Egli conosce perfettamente se stesso e tutto ciò che da Lui può essere fatto.
Sicché possiamo dire che Dio, pensando, genera nella propria mente una realtà che è grande quanto è grande Lui.
Per noi invece non succede la stessa cosa: la conoscenza che abbiamo di noi stessi, della nostra intima costituzione, del nostro passato, presente e futuro è infinitamente più povera della realtà. Il nostro pensiero non è grande quanto siamo grandi noi.
Allora possiamo dire che il nostro pensiero è un prodotto della nostra mente. Ma per Dio il suo pensiero è grande quanto è grande Lui.
Ugualmente dobbiamo dire che la realtà divina è grande quanto il suo Pensiero.
Ecco dunque una prima conclusione: Dio genera nella propria mente un’immagine perfetta di se stesso. Questa immagine è della sua stessa sostanza, non è un’altra realtà.
Per questo si tratta di due persone che sono fra loro perfettamente uguali e che costituiscono l’unico Dio.
Nel Credo della Messa affermiamo: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero, da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre.

6. Quanto diciamo del pensiero di Dio, dobbiamo dirlo anche del suo amore. L’amore di Dio è grande quanto è grande Lui stesso. L’amore di Dio è grande quanto è grande il bene che egli conosce.
Di qui una seconda conclusione: l’Amore di Dio, che è noi chiamiamo Spirito Santo, è della stessa sostanza divina, non costituisce un altro Dio, ma è grande quanto è grande il Padre e il Figlio. Ecco la terza persona della Santissima Trinità.

7. Mi chiedi poi il rapporto tra le tre Persone.
Poiché il Pensiero è generato e concepito (conceptum) nella mente, noi lo chiamiamo anche Figlio.
E se il Pensiero è Figlio, la realtà da cui procede è Padre.
Ugualmente, poiché l’Amore procede dalla volontà a modo di spirazione, noi questo amore lo chiamiamo Spirito Santo.

8. In conclusione: le tre persone divine sono l’unico Dio. Nessuna ha qualcosa di meno o di più di un’altra.
Si distinguono fra di loro solo per la relazione: generante-generato, spirante- spirato.
In forza della relazione ognuna delle tre Persone ha un modo distinto di possedere la medesima essenza divina, come accade in un triangolo equilatero, dove ogni angolo è uguale all’altro e copre la stessa superficie degli altri.

9. Devo ancora precisare che quanto ti ho detto è un timidissimo tentativo di cercare di capire qualcosa di quella realtà che è immensamente superiore alla nostra testa, così come aveva intuito sant’Agostino sul lido di Ostia: una piccola buca scavata sulla sabbia non può contenere tutta l’immensità delle acque del mare. Quella piccola buca è la nostra testa. L’immensità delle acque del mare richiama l’infinità della grandezza divina.

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione anche su questo punto che è centrale nella fede cristiana e foriero di grandissime e meravigliose conseguenze.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1213

4 novembre 2017

"mio FIGLIO, UNO E TRINO"???

Quindi stando al recentissimo messaggio del 2 novembre 2017 di una presunta apparizione, sono state dette queste parole:
"Non dimenticate mai che mio FIGLIO, UNO E TRINO, vi ama"
Un evidente sfondone di chi si suppone che li appare, perché L’Essere Trinitario è una proprietà che compete alla Natura Divina, non alle singole Persone

L'immagine può contenere: 1 persona, sMS


3 novembre 2017

Campioni dell'ortodossia....

Certi campioni dell'ortodossia hanno da ridire di Papa Francesco quando dice di cambiare il mondo con la rivoluzione della tenerezza. Evidentemente a loro interessano altre "tenerezze", magari per non aver problemi con le loro "tenerezze" si fanno anche firmare la dovuta documentazione onde evitare possibili guai.


cliccare sull'immagine per ingrandire

1 novembre 2017

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».