28 febbraio 2017

LE “APPARIZIONI" DEI PRIMI SETTE GIORNI A MEĐUGORJE


26. February 2017.

Dato che la „Chiesa del Dio vivente“ è „colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3,15), tutte le indagini finora condotte sul “fenomeno di Medjugorje” sono tese a constatare la verità: le apparizioni sono autentiche o non autentiche? Constat vel non de supernaturalitate? A ciò sono servite la prima Commissione diocesana di Mostar: 1982-1984, la Commissione allargata: 1984-1986, la Commissione della Conferenza Episcopale di Zagabria: 1987-1990, la Commissione della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano: 2010-2014 e infine la valutazione della stessa Congregazione: 2014-2016, come stabilito da papa Benedetto XVI. Crediamo che tutto sia stato consegnato nelle mani del Santo Padre Papa Francesco.
La posizione di questa Curia per tutto questo periodo è stata chiara e risoluta: non si tratta di vere apparizioni della Beata Vergine Maria.
Sebbene talvolta si sia detto che le apparizioni dei primi giorni potrebbero essere ritenute autentiche e che poi sarebbe sopraggiunta una sovrastruttura per altri motivi, in prevalenza non religiosi, questa Curia ha promosso la verità anche riguardo a questi primi giorni. Dopo aver trascritto dai registratori le audiocassette contenenti i colloqui avvenuti, nella prima settimana, nell'ufficio parrocchiale di Medjugorje, tra il personale pastorale e i ragazzi e le ragazze che avevano affermato di aver visto la Madonna, con piena convinzione e responsabilità esponiamo i motivi per cui appare evidente la non autenticità dei presunti fenomeni. Se la vera Madonna, Madre di Gesù, non è apparsa – come infatti non è – allora a tutto sono da applicare le seguenti formule: “sedicenti” veggenti, “presunti” messaggi, “preteso” segno visibile e “cosiddetti” segreti.
Nel corso del mio ministero episcopale, prima da coadiutore (1992/93) e poi da ordinario, con prediche e pubblicazioni di libri (Sedes Sapientiae 1995, Speculum iustitiae 2001, La Madre di Gesù 2015) e di una cinquantina di articoli mariani e mariologici, ho cercato di presentare il ruolo della Beata Vergine Maria nell'incarnazione ed opera del Figlio di Dio e suo Figlio, e la sua intercessione per tutta la Chiesa, di cui lei è Madre secondo la grazia. Nello stesso tempo ho rilevato, come fu fatto anche dal mio predecessore di b. m., il vescovo Pavao Žanić, la non autenticità delle apparizioni, che finora hanno raggiunto la cifra di 47.000. Questa Curia ha cercato sempre di informarne la Santa Sede, in particolare i Sommi Pontefici San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Qui riportiamo succintamente una serie di punti inerenti ai primi giorni delle „apparizioni“, per cui siamo profondamente convinti di quanto detto.
Una figura ambigua. La figura femminile che sarebbe apparsa a Medjugorje si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna, Madre di Dio, nelle apparizioni riconosciute finora come autentiche dalla Chiesa: di solito non parla per prima; ride in maniera strana; a certe domande scompare e poi di nuovo ritorna; obbedisce ai “veggenti” e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia. Non sa con sicurezza per quanto tempo apparirà; permette ad alcuni presenti di calpestare il suo velo steso per terra, di toccare la sua veste e il suo corpo. Questa non è la Madonna evangelica.
Uno strano tremito. Uno dei veggenti, Ivan Dragićević, nella conversazione con il cappellano fra Zrinko Čuvalo (1936-1991), dice di aver percepito, il primo giorno, “un tremito” delle mani dell’apparsa.[1] Quale “tremito”? Tale percezione può suscitare non solo un forte sospetto ma anche una profonda convinzione che non si tratta di un’autentica apparizione della Beata Vergine Maria sebbene, si dice, si sia presentata come tale il quarto giorno.[2]
Anniversario fasullo. Le presunte apparizioni sono iniziate il 24 giugno 1981. Tuttavia i registi del “fenomeno di Medjugorje” hanno deciso che l’anniversario non si celebrasse il 24 bensì il 25 giugno. La ragione della scelta è che il 25 giugno 1981 sarebbero stati insieme all’apparizione tutti e sei i veggenti scelti fra coloro che vantavano in quei giorni di avere “apparizioni”. A dire la verità, a smentire questa versione dei fatti, formulata da Vicka Ivanković, è lo stesso Ivan Dragićević il quale testimonia: “La prima sera sono stato con loro, la seconda non ci sono stato”.[3] Fra i sei “veggenti” abituali, oltre a Marija Pavlović, anche Jakov Čolo ha presenziato per la prima volta all’”apparizione” il secondo giorno.[4]
Quindi la data dell’anniversario è arbitraria, inesatta, falsificata.
Bambino in/visibile La figura che si presenta come donna è stata variamente descritta: alcune „veggenti“ hanno visto un bambino avvolto nei panni, tra le braccia di una donna (Vicka e Ivanka Ivanković,[5] Mirjana Dragićević,[6]Ivanka lo conferma[7]). Ivan, invece, nega espressamente di aver visto il bambino, mentre poteva facilmente vedere da lontano gli „occhi“ e le “ciglia” della figura femminile.[8]
Segno ingannevole. I “veggenti” sin dall’inizio, dal secondo giorno, hanno chiesto alla loro figura qualche “segno” come prova dell’autenticità dell’apparizione. Secondo Ivanka, l’apparsa ha dato il “segno” del rigiro delle lancette dell’orologio di Mirjana: “l'orologio si è rigirato completamente”; “E lei ci ha lasciato un segno sull'orologio”.[9] Più che ridicolo e strano.
Ma regolarmente succede che a seguito della richiesta di un segno visibile a tutti, la figura sorride e scompare.[10]E talvolta subito ritorna. Ad un certo momento si intromette un fedele di nome Marinko, che guida i “veggenti”, suggerendo loro: se la “Madonna” è incapace di dare un segno, “chieda a Gesù di aiutarla”.[11]
Ivanka è sicura che la figura lascerà un segno sulla collina, forse sotto forma di acqua.[12] Dopo quasi quattro decenni non esiste alcun segno, né acqua, solo fantasie!
Silenzio inspiegabile. Nei primi sette giorni l’apparsa non prende alcuna iniziativa, non comincia mai per prima a parlare.[13] Alle domande dei “veggenti” risponde in modo generico, piuttosto ambiguo, chinando la testa,[14]rimandando al futuro, promettendo il miracolo della guarigione e lasciando un messaggio alla gente: “La gente creda fermamente come se mi vedesse”. Ed anche ai francescani: “credano fermamente” [al fatto che è apparsa].[15]
Messaggi strani. Nei primi giorni, sulla base degli stenogrammi, non si vede alcun obiettivo delle cosiddette apparizioni, non si giustifica l’apparizione, non si rilascia alcun messaggio specifico né per i “veggenti”, né per i frati, al di là dell’invito a credere all’apparizione, né per i fedeli della parrocchia, né per il mondo. I “messaggi” sono di questo tipo:
A Ivanka sua madre, deceduta due mesi prima, trasmette il messaggio: “Obbedite alla nonna poiché è anziana!”
A Mirjana l’apparsa dice che il suo defunto “nonno sta bene” e che “vada al cimitero”.
Ivanka ha sentito dire dall’apparsa il motivo delle apparizioni a Medjugorje: “Perché qui ci sono molti fedeli”.
Vicka ha sentito che è venuta perché la “gente si riconcili”.[16]
Ivan ha sentito un messaggio: “Voi siete i migliori fedeli”.[17]
Jakov dichiara semplicemente: “Così, quando io pongo una domanda alla Madonna, penso dentro di me che lei mi dirà così, e lei mi dice così!”[18] Immaginazione e invenzione!
Profezie false su apparizioni false. Alla domanda di Ivanka relativamente a quanto tempo apparirà ancora, la figura risponde: “Quanto a lungo voi volete, quanto a lungo voi desiderate”.[19]
Mirjana dice che chiederà all’apparsa quanti giorni apparirà ancora, poi soggiunge che dentro di lei una voce le suggerisce che apparirà ancora “2-3 giorni”. Lo ripete ancora una volta.[20]
Alla domanda del parroco Zovko quando cesseranno le “apparizioni”, Vicka risponde: “Penso anche che se noi dicessimo che non verremo più, e se ci lasciasse un qualche segno preciso, sicuramente cesserebbero”.[21]
Poi la perentoria dichiarazione della figura, in un’ "apparizione" avvenuta non a Medjugorje ma nella vicina Cerno, martedì pomeriggio 30 giugno 1981: apparirà ancora solo “tre giorni”: il 1, 2 e 3 luglio 1981. Infatti, alla domanda del parroco relativamente a quanto tempo apparirà ancora, tutti e cinque i “veggenti”, meno Ivan, rispondono unanimemente: “Tre giorni”.[22]
Poi l’apparsa cambia l'idea e “appare” tuttora, da 37 anni in continuazione, ogni giorno, a tre “visionari” del gruppo: Ivan, Marija, Vicka, e agli altri tre una volta l’anno: a Mirjana dal 1982, ad Ivanka dal 1985 e a Jakov dal 1998. Inoltre, a due dei su menzionati del gruppo, la figura “appare” una volta al mese dal 1987 con “messaggi” per il mondo: a Mirjana il 2 e a Marija il 25 di ogni mese puntualmente.
Vesti diverse. Secondo le conversazioni con i “veggenti” l’apparsa si veste in vario modo. La figura aveva la veste secondo Ivan: “di colore blu” il primo giorno;[23] secondo Ivanka: “di color caffè” il secondo giorno;[24] secondo gli altri „veggenti“ – “di colore grigio”: Jakov,[25] Mirjana,[26] Ivanka il sesto giorno.[27]
Più nervosismo che pace. Si colgono i segni di uno stato di nervosismo e tensione nello “svenire” e cadere per terra delle tre “veggenti” il terzo giorno, 26 giugno: Ivanka, Mirjana, Vicka. “Loro hanno perso conoscenza, a me niente”, si rassicura Marija.[28] Vicka: “Reverendo, io sono salita su, ho portato l’acqua benedetta e il sale. E ho detto: Se non è la Madonna, se ne andrà. La aspergeremo e vedremo. Vedremo veramente. Sono arrivata e ho detto: ‘Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Se sei la Madonna, rimani tra di noi; se non lo sei, vattene!’”[29]
Insistono nel chiedere all’apparsa un “segno” visibile per la gente affinché creda loro. Nella maggior parte dei colloqui si menziona il “segno”[30] e si evince che i “veggenti” sono molto innervositi per non avere un segno visibile.
Toccamenti scandalosi. Cosa molto inusitata e grave: l’apparsa permette non solo che alcuni della folla calpestino il suo velo allungato e steso per terra,[31] ma anche che tocchino il suo corpo. Vicka la tocca già il secondo giorno: “E quando la tocchi, reverendo, le dita rimbalzano così”.[32] Lo stesso ripete Ivanka e aggiunge che toccando il suo corpo sente “come aria, in qualche modo come seta, le nostre dita tornano indietro, così, quando la tocchiamo, le dita tornano indietro, in qualche modo”.[33] Hanno fatto toccare anche ad una dottoressa la veste dell’apparsa: “Ed ecco lei [la dottoressa] ha toccato la sua veste”.[34] Tali storie sui toccamenti del corpo della Madonna, della sua veste, del calpestio del suo velo creano in noi una sensazione e convinzione che si tratti di qualcosa indegno, inautentico e scandaloso. Qui non c’entra la Madonna cattolica!
Manipolazioni intenzionali. L’interlocutore dei “veggenti” fra Jozo Zovko, parroco, è molto innervosito
perché la figura apparsa non manda dei messaggi concreti per la gente e per i frati;
perché non scende dal colle in chiesa dove sta la sua statua;
anzi chiede se si possa “obbligare” - letteralmente così! - la Madonna a scendere ed apparire in chiesa. P. Zovko: “Mi interessa questo, Mirjana: se la Madonna non apparisse in chiesa, potete voi obbligarla ad apparire in chiesa? Forse apparirà, vero, che ne pensi?” Mirjana: “Non so. Non ci abbiamo riflettuto affatto”. P. Zovko ripete: “Io penso che potresti obbligarla: ‘Madonna, chiedo che Tu mi appaia in chiesa’, che ne pensi?” E poi Mirjana cede e pensa che questo “sarebbe meglio, poiché allora neanche la polizia ci cercherebbe…”.[35]
E così con le manipolazioni le “apparizioni” sono trasferite in chiesa il 1 luglio 1981. Questo “obbligare” l’apparsa a scendere ed apparire in chiesa è un gioco magico, e non il Vangelo di Cristo.
Conclusione. Eseguiti i lavori commissionali sul „fenomeno medjugorjano“ a Mostar, è seguita la dichiarazione del vescovo Pavao Žanić a Medjugorje, il 25 luglio 1987. La dichiarazione del vescovo sottolinea la chiara evidenza del fatto che a Medjugorje non ci sono fenomeni e rivelazioni soprannaturali; eseguiti poi i lavori commissionali a Zagabria, la Conferenza Episcopale d'allora, ha dichiarato a Zara, il 10 aprile 1991, che in base alle indagini fino ad allora condotte non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni soprannaturali.
Tenendo conto di tutto quel che è stato esaminato e studiato da questa Curia diocesana, incluso lo studio dei primi sette giorni delle presunte apparizioni, si può pacificamente affermare: La Madonna non è apparsa a Medjugorje! Questa è la verità che sosteniamo, e crediamo nella parola di Gesù, secondo cui la verità ci renderà liberi (cfr. Gv 8,32).
+ Ratko Perić, vescovo

27 febbraio 2017

Il Papa è comunista... e allora? Lo era anche Gesù Cristo!

Parola del leader comunista russo Ghennadij Ziuganov. 😆 😆 😆 😆


Gesù Cristo il primo comunista A.D. 



Secondo il calendario giuliano, usato come liturgico dalla Chiesa ortodossa russa, quest'anno Pasqua cade il 1 maggio, la festa dei lavoratori. Alcuni governatori regionali russi, a partire dal governatore della Crimea, Sergey Aksenov, hanno invocato la rinuncia alle manifestazioni dei lavoratori per rispetto dei sentimenti religiosi della popolazione.
Il leader del Partito comunista della Federazione Russa (KPRF) Ghennadij Ziuganov invece ritiene che Pasqua «non sia in alcun contrasto con la solidarietà dei lavoratori».
«Poiché Cristo fu il primo comunista dell'era nuova (ossia a partire dall'Anno Domini). Lui alzò la Sua voce in difesa degli oppressi, umiliati, sofferenti, malati, poveri e reietti – per tutti coloro che stanno male e stanno soffrendo. In tal senso, se fosse vivo, sarebbe nelle nostre colonne in marcia» – ha posto accento il leader comunista russo.

Seguendo la logica del leader comunista russo Ghennadij Ziuganov, bisognerebbe, secondo la prassi di emissione della tessera del partito comunista anche postuma, rilasciare una anche a Gesù Cristo.

Leader comunista russo Ghennadij Ziuganov
con il patriarca di Mosca e della Russia Kirill
Dopo la morte del fondatore del Partito comunista (prima bolscevico, poi PCUS) Vladimir Lenin, ogniqualvolta c'era la sostituzione della tessera del partito, la №1 era immancabilmente intestata al padre-fondatore.

Nel 1973 (ultima volta della sostituzione dell'intera serie delle tessere del partito comunista sovietico) l'allora segretario generale del PCUS Leonid Brezhnev ha firmato la tessera №1 intestata a Vladimir Lenin (patronimico «Il'ič" come quello di Brezhnev).

Le tessere postume del partito comunista immancabilmente №1 intestate a Vladimir Lenin si sono conservate fino ai giorni nostri.



«Poiché Cristo fu il primo comunista dell'era nuova (ossia a partire dall'Anno Domini). Lui alzò la Sua voce in difesa degli oppressi, umiliati, sofferenti, malati, poveri e reietti – per tutti coloro che stanno male e stanno soffrendo. In tal senso, se fosse vivo, sarebbe nelle nostre colonne in marcia» – ha posto accento il leader comunista russo.

Seguendo la logica del leader comunista russo Ghennadij Ziuganov, bisognerebbe, secondo la prassi di emissione della tessera del partito comunista anche postuma, rilasciare una anche a Gesù Cristo.

Dopo la morte del fondatore del Partito comunista (prima bolscevico, poi PCUS) Vladimir Lenin, ogniqualvolta c'era la sostituzione della tessera del partito, la №1 era immancabilmente intestata al padre-fondatore.

Nel 1973 (ultima volta della sostituzione dell'intera serie delle tessere del partito comunista sovietico) l'allora segretario generale del PCUS Leonid Brezhnev ha firmato la tessera №1 intestata a Vladimir Lenin (patronimico «Il'ič" come quello di Brezhnev).

Le tessere postume del partito comunista immancabilmente №1 intestate a Vladimir Lenin si sono conservate fino ai giorni nostri.

Prima tessera postuma №1 intestata a Vladimir Lenin nel 1927

Prendendo per buone le parole del leader comunista russo, si potrebbe ipotizzare l'intestazione della tessera №1 a Gesù Cristo.

Tessera del partito comunista russo №1 intestata al primo comunista dell'era moderna,
ossia A.D., Cristo Gesù, figlio di Giuseppe

25 febbraio 2017

Ecco il PRESUNTO via libera del Papa alle convivenze che vanno sostenute...

Si sono però in tanti (media compresi) "dimenticati" di leggere di conviventi che vogliono uscire dalla situazione irregolare in cui si trovano...


DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL CORSO SUL PROCESSO MATRIMONIALE
Sala Clementina
Sabato, 25 febbraio 2017



Cari fratelli,

sono lieto di incontrarvi al termine del corso di formazione per i parroci, promosso dalla Rota Romana, sul nuovo processo matrimoniale. Ringrazio il Decano e il Pro Decano per il loro impegno in favore di questi corsi formativi. Quanto è stato discusso e proposto nel Sinodo dei Vescovi sul tema “Matrimonio e famiglia”, è stato recepito e integrato in modo organico nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia e tradotto in opportune norme giuridiche contenute in due specifici provvedimenti: il motu proprio Mitis Iudex e il motu proprio Misericors Jesus. È una cosa buona che voi parroci, attraverso queste iniziative di studio, possiate approfondire tale materia, perché siete soprattutto voi ad applicarla concretamente nel quotidiano contatto con le famiglie.

Nella maggior parte dei casi voi siete i primi interlocutori dei giovani che desiderano formare una nuova famiglia e sposarsi nel Sacramento del matrimonio. E ancora a voi si rivolgono per lo più quei coniugi che, a causa di seri problemi nella loro relazione, si trovano in crisi, hanno bisogno di ravvivare la fede e riscoprire la grazia del Sacramento; e in certi casi chiedono indicazioni per iniziare un processo di nullità. Nessuno meglio di voi conosce ed è a contatto con la realtà del tessuto sociale nel territorio, sperimentandone la complessità variegata: unioni celebrate in Cristo, unioni di fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici. Di ogni persona e di ogni situazione voi siete chiamati ad essere compagni di viaggio per testimoniare e sostenere.

Anzitutto sia vostra premura testimoniare la grazia del Sacramento del matrimonio e il bene primordiale della famiglia, cellula vitale della Chiesa e della società, mediante la proclamazione che il matrimonio tra un uomo e una donna è segno dell’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa. Tale testimonianza la realizzate concretamente quando preparate i fidanzati al matrimonio, rendendoli consapevoli del significato profondo del passo che stanno per compiere, e quando accompagnate con sollecitudine le giovani coppie, aiutandole a vivere nelle luci e nelle ombre, nei momenti di gioia e in quelli di fatica, la forza divina e la bellezza del loro matrimonio. Ma io mi domando quanti di questi giovani che vengono ai corsi prematrimoniali capiscano cosa significa “matrimonio”, il segno dell’unione di Cristo e della Chiesa. “Sì, sì” - dicono di sì, ma capiscono questo? Hanno fede in questo? Sono convinto che ci voglia un vero catecumenato per il Sacramento del matrimonio, e non fare la preparazione con due o tre riunioni e poi andare avanti.

Non mancate di ricordare sempre agli sposi cristiani che nel Sacramento del matrimonio Dio, per così dire, si rispecchia in essi, imprimendo la sua immagine e il carattere incancellabile del suo amore. Il matrimonio, infatti, è icona di Dio, creata per noi da Lui, che è comunione perfetta delle tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’amore di Dio Uno e Trino e l’amore tra Cristo e la Chiesa sua sposa siano il centro della catechesi e della evangelizzazione matrimoniale: attraverso incontri personali o comunitari, programmati o spontanei, non stancatevi di mostrare a tutti, specialmente agli sposi, questo “mistero grande” (cfr Ef5,32).

Mentre offrite questa testimonianza, SIA VOSTRA CURA ANCHE SOSTENERE QUANTI SI SONO RESI CONTO DEL FATTO CHE LA LORO UNIONE NON È UN VERO MATRIMONIO SACRAMENTALE E VOGLIONO USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE. In questa delicata e necessaria opera fate in modo che i vostri fedeli vi riconoscano non tanto come esperti di atti burocratici o di norme giuridiche, ma come fratelli che si pongono in un atteggiamento di ascolto e di comprensione.

Al tempo stesso, fatevi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi. Essi, sul piano spirituale e morale, sono tra i poveri e i piccoli, verso i quali la Chiesa, sulle orme del suo Maestro e Signore, vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura. Anche queste persone sono amate dal cuore di Cristo. Abbiate verso di loro uno sguardo di tenerezza e di compassione. Questa cura degli ultimi, proprio perché emana dal Vangelo, è parte essenziale della vostra opera di promozione e difesa del Sacramento del matrimonio. La parrocchia è infatti il luogo per antonomasia della salus animarum. Così insegnava il Beato Paolo VI: «La parrocchia […] è la presenza di Cristo nella pienezza della sua funzione salvatrice. […] è la casa del Vangelo, la casa della verità, la scuola di Nostro Signore» (Discorso nella parrocchia della Gran Madre di Dio in Roma, 8 marzo 1964: Insegnamenti II [1964], 1077).

Cari fratelli, parlando recentemente alla Rota Romana ho raccomandato di attuare un vero catecumenato dei futuri nubendi, che includa tutte le tappe del cammino sacramentale: i tempi della preparazione al matrimonio, della sua celebrazione e degli anni immediatamente successivi. A voi parroci, indispensabili collaboratori dei Vescovi, è principalmente affidato tale catecumenato. Vi incoraggio ad attuarlo nonostante le difficoltà che potrete incontrare. E credo che la difficoltà più grande sia pensare o vivere il matrimonio come un fatto sociale – “noi dobbiamo fare questo fatto sociale” – e non come un vero sacramento, che richiede una preparazione lunga, lunga. 
Vi ringrazio per il vostro impegno in favore dell’annuncio del Vangelo della famiglia. Lo Spirito Santo vi aiuti ad essere ministri di pace e di consolazione in mezzo al santo popolo fedele di Dio, specialmente alle persone più fragili e bisognose della vostra sollecitudine pastorale. Mentre vi chiedo di pregare per me, di cuore benedico ciascuno di voi e le vostre comunità parrocchiali.
 Grazie.

VATICAN.VA


23 febbraio 2017

Il prete con l’abito talare nei night club? Un probabile falso di Gianluigi Paragone

Gira sul web il filmato che Gianluigi Paragone ha trasmesso durante il programma televisivo La Gabbia Open su La7.
Il giornalista Silvio Schembri ha ripreso con videocamera nascosta un uomo dal volto oscurato e dal linguaggio scurrile che, vestito da prete, gira per night club della pianura padana, appartandosi con delle prostitute.
L’uomo è disinvolto, non si preoccupa di come è vestito e di quel che sta facendo tanto, ripete, «poi mi confesso». E se qualcuno lo riconoscesse?, gli chiede il giornalista che finge di essere un cliente normale. «Non mi interessa – dice – Anche perché dentro trovi gente già sposata. Se vengono a saperlo gli dico: “Ti conosco e lo dico a tua moglie. Io al massimo mi confesso…”».
Perfino i commentatori dei quotidiani online che -si sa-, non sono dotati di particolare intelletto, hanno reagito in modo scettico davanti al servizio di Paragone. In gran parte anticlericali, molti fanno notare che l’uomo potrebbe essere stato chiunque: basta vestirsi da prete, avere il volto oscurato e recitare la parte. I click e le condivisioni sono assicurate. La trasmissione di La7 non rivela né il nome, né il luogo, né il locale, né mostra il volto dell’uomo. All’Espresso sono anni che confezionano servizi del genere, evidentemente hanno fatto scuola. Molti ritengono che l’uomo potrebbe tranquillamente essere un attore pagato, istruito sul cosa dire e nel toccare i temi più scabrosi: i soldi che usa per le serate, l’ipocrisia della fede e della morale sessuale cattolica ecc.
Nessuno oltretutto si è accorto di una evidente contraddizione. L’uomo, avvicinato dal giornalista, afferma: «faccio l’abbonamento, vengo sempre». Poco dopo lo si vede però vicino ad una escort e rivolgendosi al giornalista, parlando della donna, afferma: «Dice che ancora le mancava farlo con un prete!». Qualcosa non torna: non era un abitudinario? Ma, sopratutto, oggi quasi nessun sacerdote gira con l’abito talare indossato dall’uomo, nemmeno in parrocchia o in oratorio. Ad esso viene preferito il clergyman, vestito nero composto da camicia, giacca e pantalone nero, con colletto rigido bianco. Uno dei pochi che ancora lo indossa viene, guarda caso, trovato da La Gabbia in un locale del genere…
Certo, le cronache recenti ci hanno stordito con preti tutt’altro che rispettosi e coerenti verso la loro vocazione e la Chiesa che rappresentano. Non mettiamo in dubbio, purtroppo, che vi sia anche chi frequenta night club, ma che Paragone ci racconti di averne beccato casualmente uno che bazzica abitualmente questi ambienti, mostrandosi con disinvoltura e indossando spavaldamente un abito talare che più nessun religioso utilizza, che si confida al primo colpo con il giornalista come se lo conoscesse da una vita, che dice al momento giusto le battute perfette per un servizio scandalistico. Beh, ci sembra francamente davvero poco credibile.
L’ambiente di Libero, tra Feltri, Socci, Facci e Borgognovo, è ben poco attendibile, rispettoso ed oggettivo quando coinvolge la Chiesa cattolica. Che si sia aggiunto Paragone non sorprende, sorprenderebbe invece che qualcuno realmente credesse a questa probabile bufala.
AGGIORNAMENTO 24/02/17
Un frate francescano ci ha scritto facendoci notare un’altra stranezza presente nel video: «La tonaca del presunto prete ha un particolare “hollywoodiano”, si vede penzolare un cordoncino con un nodo, di tipo francescano, ma scuro, non bianco come hanno i francescani. Notoriamente il cordone, “cingolo”, francescano da sempre stuzzica la fantasia cinematografica, dove si vedono le tonache più strane, di pura fantasia, mai corrispondenti a quelle reali, ma spesso con quell’elemento decorativo. Non esistono “preti” col “cingolo”. L’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola usa un cingolo marrone, non bianco, ma la tonaca è marrone, sono “frati” e non “preti” e di numero molto ridotto, dunque facilmente identificabili. Personalmente appena ho visto quel cordoncino, ho pensato fosse un attore».

13 febbraio 2017

Comunicato della Segreteria di Stato: Nomina dell’Inviato Speciale della Santa Sede per Medjugorje, 11.02.2017

www.vatican.va"In data 11 febbraio 2017 il Santo Padre ha incaricato S.E. Mons. Henryk Hoser, S.A.C., Arcivescovo-Vescovo di Warszawa-Praga (Polonia), di recarsi a Medjugorje quale Inviato Speciale della Santa Sede.
La missione ha lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro. Avrà, pertanto, un carattere esclusivamente pastorale.
È previsto che S.E. Mons. Hoser, il quale continuerà ad esercitare l’ufficio di Arcivescovo-Vescovo di Warszawa-Praga, completi il suo mandato entro l’estate prossima."

Vatican.va

Quindi sono da ritenersi delle idiozie quelle di media che scrivono di invio di 007 da parte della Papa a medjugorie pere ulteriori indagini.
L'incaricato dal Papa andrà in quei luoghi per questioni che riguardano la pastorale ed esigenze dei pellegrini. Quindi non entrerà in merito alle apparizioni. Certo che le recenti dichiarazioni del Papa riguardo il chi non fa altro che aspettare sempre nuovi messaggi dalla Madonna e l'invio dell dell'Arcivescovo per approfondire le conoscenze della pastorale in quei luoghi dovrebbe dire molto

9 febbraio 2017

Papa Francesco: «Sì, c’è corruzione in Vaticano. Ma sono in pace, non perdo la serenità»Papa Francesco: «Sì, c’è corruzione in Vaticano. Ma sono in pace, non perdo la serenità»



di Antonio Spadaro*

«Il Papa è in ritardo», mi dicono all’ingresso dell’Aula Paolo VI il 25 novembre 2016. Dentro, nel luogo in cui si svolgono i Sinodi, erano in attesa 140 Superiori Generali di Ordini e Congregazioni religiose maschili (Usg), riuniti alla fine della loro 88a Assemblea Generale. Fuori una leggera pioggia. «Andate e portate frutto. La fecondità della profezia»: questo il tema dell’Assemblea che si è svolta dal 23 al 25 novembre presso il «Salesianum» di Roma. Non è comune che il Pontefice arrivi in ritardo. Alle 10,15 ecco arrivare i fotografi e quindi il Papa a passo svelto. Dopo l’applauso di saluto, Francesco esordisce: «Scusate per il ritardo. La vita è così: piena di sorprese. Per capire le sorprese di Dio bisogna capire le sorprese della vita. Grazie tante». E ha proseguito dicendo che non voleva che il suo ritardo influisse sul tempo fissato per stare insieme. Per questo l’incontro è durato comunque tre ore piene. A metà dell’incontro si è avuta una pausa. Era stata preparata una saletta riservata per il Papa, ma lui ha esclamato: «Perché mi volete far stare tutto da solo?». E così la pausa ha visto il Papa gioiosamente tra i Generali a prendere un caffè e uno spuntino, salutando l’uno e l’altro. Non vi è stato alcun discorso preparato in anticipo né da parte dei religiosi né da parte del Papa. Le telecamere del Ctv hanno ripreso solamente i saluti iniziali e poi sono andate via. L’incontro doveva essere libero e fraterno, fatto di domande e risposte non filtrate. Il Papa non ha voluto leggerle in anticipo. Dopo aver ricevuto un brevissimo saluto da parte di p. Mario Johri, ministro generale dei Frati Cappuccini e presidente dell’Usg, e di p. David Glenday, comboniano, segretario generale, il Papa ha ascoltato le domande dell’Assemblea.
E se ci fossero critiche? «È bene essere criticato — afferma il Papa —, a me piace questo, sempre. La vita è fatta anche di incomprensioni e di tensioni. E quando sono critiche che fanno crescere, le accetto, rispondo. Le domande più difficili però non le fanno i religiosi, ma i giovani. I giovani ti mettono in difficoltà, loro sì. I pranzi con i ragazzi nelle Giornate Mondiali della Gioventù o in altre occasioni, queste situazioni mi mettono in difficoltà. I giovani sono sfacciati e sinceri e loro ti chiedono le cose più difficili. Adesso fate le vostre domande».

Santo Padre, noi riconosciamo la sua capacità di parlare ai giovani e di infiammarli per la causa del Vangelo. Noi sappiamo anche del suo impegno per avvicinare i giovani alla Chiesa; per questo ha convocato il prossimo Sinodo dei vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Quali motivazioni l’hanno spinta a convocare il Sinodo sui giovani? Quali suggerimenti ci offre per raggiungere i giovani oggi?
Alla fine del Sinodo scorso ogni partecipante ha dato tre suggerimenti sul tema da affrontare nel prossimo. Poi sono state consultate le Conferenze episcopali. Le convergenze sono andate su temi forti, quali gioventù, formazione sacerdotale, dialogo interreligioso e pace. Nel primo Consiglio post-sinodale è stata fatta una bella discussione. Io ero presente. Ci vado sempre, ma non parlo. Per me importante è ascoltare davvero. È importante che io ascolti, ma lascio che siano loro a lavorare liberamente. In questo modo capisco come emergono le problematiche, quali sono le proposte e i nodi, e come si affrontano.
Hanno scelto i giovani. Ma alcuni sottolineavano l’importanza della formazione sacerdotale. Personalmente ho molto a cuore il tema del discernimento. L’ho raccomandato più volte ai gesuiti: in Polonia e poi alla Congregazione Generale . Il discernimento accomuna la questione della formazione dei giovani alla vita: di tutti i giovani, e in particolare, a maggior ragione, anche dei seminaristi e dei futuri pastori. Perché la formazione e l’accompagnamento al sacerdozio ha bisogno del discernimento.
Al momento è uno dei problemi più grandi che abbiamo nella formazione sacerdotale. Nella formazione siamo abituati alle formule, ai bianchi e ai neri, ma non ai grigi della vita. E ciò che conta è la vita, non le formule. Dobbiamo crescere nel discernimento. La logica del bianco e nero può portare all’astrazione casuistica. Invece il discernimento è andare avanti nel grigio della vita secondo la volontà di Dio. E la volontà di Dio si cerca secondo la vera dottrina del Vangelo e non nel fissismo di una dottrina astratta. Ragionando sulla formazione dei giovani e sulla formazione dei seminaristi, ho deciso il tema finale così come è stato comunicato: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
La Chiesa deve accompagnare i giovani nel loro cammino verso la maturità, e solo con il discernimento e non con le astrazioni i giovani possono scoprire il loro progetto di vita e vivere una vita davvero aperta a Dio e al mondo. Dunque ho scelto questo tema per introdurre il discernimento con maggior forza nella vita della Chiesa. L’altro giorno abbiamo avuto la seconda riunione del Consiglio post-sinodale. Si è discusso abbastanza bene su questo argomento. Hanno preparato la prima bozza sui Lineamenta che si dovrà inviare subito alle Conferenze episcopali. Hanno lavorato anche religiosi. È uscita una bozza ben preparata.
Questo comunque è il punto chiave: il discernimento, che è sempre dinamico, come la vita. Le cose statiche non vanno. Soprattutto con i giovani. Quando io ero giovane, la moda era fare riunioni. Oggi le cose statiche come le riunioni non vanno bene. Si deve lavorare con i giovani facendo cose, lavorando, con le missioni popolari, il lavoro sociale, con l’andare ogni settimana a dar da mangiare ai senzatetto. I giovani trovano il Signore nell’azione. Poi, dopo l’azione si deve fare una riflessione. Ma la riflessione da sola non aiuta: sono idee… solo idee. Dunque due parole: ascolto e movimento. Questo è importante. Ma non solamente formare i giovani all’ascolto, bensì innanzitutto ascoltare loro, i giovani stessi. Questo è un primo compito importantissimo della Chiesa: l’ascolto dei giovani. E nella preparazione del Sinodo la presenza dei religiosi è davvero importante, perché i religiosi lavorano molto con i giovani.


Che cosa si aspetta dalla vita religiosa nella preparazione del Sinodo? Quali speranze Lei ha per il prossimo Sinodo sui giovani, alla luce della diminuzione delle forze della vita religiosa in Occidente?
Certo, è vero che c’è una diminuzione delle forze della vita religiosa in Occidente. Certamente è collegata al problema demografico. Ma è anche vero che a volte la pastorale vocazionale non risponde alle attese dei giovani. Il prossimo Sinodo ci darà idee. La diminuzione della vita religiosa in Occidente mi preoccupa.
Ma mi preoccupa anche un’altra cosa: il sorgere di alcuni nuovi Istituti religiosi che sollevano alcune preoccupazioni. Non dico che non debbano esserci nuovi Istituti religiosi! Assolutamente no. Ma in alcuni casi mi interrogo su che cosa stia accadendo oggi. Alcuni di essi sembrano una grande novità, sembrano esprimere una grande forza apostolica, trascinano tanti e poi… falliscono. A volte si scopre persino che dietro c’erano cose scandalose… Ci sono piccole fondazioni nuove che sono davvero buone e che fanno sul serio. Vedo che dietro queste buone fondazioni ci sono a volte anche gruppi di vescovi che accompagnano e garantiscono la loro crescita. Però ce ne sono altre che nascono non da un carisma dello Spirito Santo, ma da un carisma umano, da una persona carismatica che attira per le sue doti umane di fascinazione. Alcune sono, potrei dire, «restaurazioniste»: esse sembrano dare sicurezza e invece danno solo rigidità. Quando mi dicono che c’è una Congregazione che attira tante vocazioni, lo confesso, io mi preoccupo. Lo Spirito non funziona con la logica del successo umano: ha un altro modo. Ma mi dicono: ci sono tanti giovani decisi a tutto, che pregano tanto, che sono fedelissimi. E io mi dico: «Benissimo: vedremo se è il Signore!».
Alcuni poi sono pelagiani: vogliono tornare all’ascesi, fanno penitenze, sembrano soldati pronti a tutto per la difesa della fede e di buoni costumi… e poi scoppia lo scandalo del fondatore o della fondatrice… Noi sappiamo, vero? Lo stile di Gesù è un altro. Lo Spirito Santo ha fatto rumore il giorno della Pentecoste: era all’inizio. Ma di solito non fa tanto rumore, porta la croce. Lo Spirito Santo non è trionfalista. Lo stile di Dio è la croce che si porta avanti fino a che il Signore non dice «basta». Il trionfalismo non va bene d’accordo con la vita consacrata.
Dunque, non mettete la speranza nel fiorire improvviso e massiccio di questi Istituti. Cercate invece l’umile cammino di Gesù, quello della testimonianza evangelica. Benedetto XVI ce lo ha detto molto bene: la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione.

Perché ha scelto tre tematiche per le prossime tre Giornate mondiali della gioventù che condurranno alle Giornate mondiali di Panama?
I temi per le prossime tre Giornate mondiali non li ho scelti io! Dall’America Latina hanno chiesto questo: una forte presenza mariana. È vero che l’America Latina è molto mariana, e a me è sembrata una cosa molto buona. Non ho avuto altre proposte, e io ero contento così. Ma la Madonna vera! Non la Madonna capo di un ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa, dicendo: «Figli miei, fate questo e poi il giorno dopo fate quest’altro». No, non questa. La Madonna vera è quella che genera Gesù nel nostro cuore, che è Madre. Questa moda della Madonna superstar, come una protagonista che mette se stessa al centro, non è cattolica.

Santo Padre, la sua missione nella Chiesa non è facile. Malgrado le sfide, le tensioni, le opposizioni, Lei ci offre la testimonianza di un uomo sereno, di un uomo di pace. Qual è la sorgente della sua serenità? Da dove viene questa fiducia che la ispira e che può sostenere anche la nostra missione? Chiamati a essere guide religiose, cosa ci suggerisce per vivere con responsabilità e pace il nostro compito?
Qual è la sorgente della mia serenità? No, non prendo pastiglie tranquillanti! Gli italiani danno un bel consiglio: per vivere in pace ci vuole un sano menefreghismo. Io non ho problemi nel dire che questa che sto vivendo è un’esperienza completamente nuova per me. A Buenos Aires ero più ansioso, lo ammetto. Mi sentivo più teso e preoccupato. Insomma: non ero come adesso. Ho avuto un’esperienza molto particolare di pace profonda dal momento che sono stato eletto. E non mi lascia più. Vivo in pace. Non so spiegare.
Per il conclave, mi dicono che nelle scommesse a Londra ero nel numero 42 o 46. Io non lo prevedevo affatto. Ho pure lasciato l’omelia pronta per il Giovedì santo . Nei giornali si diceva che ero un king maker, ma non il Papa. Al momento dell’elezione io ho detto semplicemente: «Signore, andiamo avanti!». Ho sentito pace, e quella pace non se n’è andata.
Nelle Congregazioni Generali si parlava dei problemi del Vaticano, si parlava di riforme. Tutti le volevano. C’è corruzione in Vaticano. Ma io sono in pace. Se c’è un problema, io scrivo un biglietto a san Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia. È la statua di san Giuseppe che dorme. E ormai lui dorme sotto un materasso di biglietti! Per questo io dormo bene: è una grazia di Dio. Dormo sempre sei ore. E prego. Prego a mio modo. Il breviario mi piace tanto e mai lo lascio. La Messa tutti i giorni. Il rosario…. Quando prego, prendo sempre la Bibbia. E la pace cresce. Non so se questo è il segreto… La mia pace è un regalo del Signore. Che non me la tolga!
Credo che ciascuno debba trovare la radice dell’elezione che il Signore ha fatto su di lui. Del resto, perdere la pace non aiuta affatto a soffrire. I superiori devono imparare a soffrire, ma a soffrire come un papà. E anche a soffrire con molta umiltà. Per questa strada si può andare dalla croce alla pace. Ma mai lavarsi le mani dai problemi! Sì, nella Chiesa ci sono i Ponzio Pilato che se ne lavano le mani per stare tranquilli. Ma un superiore che se ne lava le mani non è padre e non aiuta.

Santo Padre, nei suoi interventi ci ha detto spesso che ciò che specifica la vita religiosa è la profezia. Ci siamo confrontati a lungo su cosa significhi essere radicali nella profezia. Quali sono le «zone di sicurezza e di conforto» da cui siamo chiamati a uscire? Lei ha parlato alle monache di una «ascesi profetica e credibile». Come la intende in una prospettiva rinnovata di «cultura della misericordia»? Come può la vita consacrata contribuire a tale cultura?
Essere radicali nella profezia. A me questo importa tanto. Prenderò come «icona» Gioele 3. Mi viene spesso in mente, e so che viene da Dio. Dice: «Gli anziani avranno sogni e i giovani profetizzeranno». Questo versetto è un nocciolo della spiritualità delle generazioni. Essere radicali nella profezia è il famoso sine glossa, la regola sine glossa, il Vangelo sine glossa. Cioè: senza calmanti! Il Vangelo va preso senza calmanti. Così hanno fatto i nostri fondatori.
La radicalità della profezia dobbiamo trovarla nei nostri fondatori. Loro ci ricordano che siamo chiamati a uscire dalle nostre zone di conforto e sicurezza, da tutto quello che è mondanità: nel modo di vivere, ma anche nel pensare strade nuove per i nostri Istituti. Le strade nuove vanno cercate nel carisma fondazionale e nella profezia iniziale. Dobbiamo riconoscere personalmente e comunitariamente qual è la nostra mondanità.
Persino l’ascetica può essere mondana. E invece deve essere profetica. Quando sono entrato nel noviziato dei gesuiti, mi hanno dato il cilicio. Va bene anche il cilicio, ma attenzione: non deve aiutarmi a dimostrare quanto sono bravo e forte. La vera ascesi deve farmi più libero. Credo che il digiuno sia una cosa che conservi attualità: ma come faccio il digiuno? Semplicemente non mangiando? Santa Teresina aveva anche un altro modo: mai diceva cosa le piaceva. Non si lamentava e prendeva tutto quello che le davano. C’è un’ascesi quotidiana, piccola, che è una mortificazione costante. Mi viene in mente una frase di sant’Ignazio che aiuta a essere più liberi e felici. Lui diceva che per seguire il Signore aiuta la mortificazione in tutte le cose possibili. Se ti aiuta una cosa, falla, anche il cilicio! Ma solamente se ti aiuta a essere più libero, non se ti serve per mostrare a te stesso che sei forte.

Cosa comporta la vita comunitaria? Qual è il ruolo di un superiore per custodire questa profezia? Quale apporto possono dare i religiosi per contribuire al rinnovamento delle strutture e della mentalità della Chiesa?
La vita comunitaria? Alcuni santi l’hanno definita una continua penitenza. Ci sono comunità in cui la gente si spella e si spiuma! Se la misericordia non entra nella comunità, non va bene. Per i religiosi la capacità di perdono deve spesso iniziare nella comunità. E questo è profetico. Si comincia sempre con l’ascolto: che tutti si sentano ascoltati. Ci vuole ascolto e persuasione anche da parte del superiore. Se il superiore rimprovera continuamente, non aiuta a creare la profezia radicale della vita religiosa. Sono convinto che i religiosi siano in vantaggio nel dare un contributo al rinnovamento delle strutture e della mentalità della Chiesa.
Nei consigli presbiterali delle diocesi i religiosi aiutano nel cammino. E non devono avere paura di dire le cose. Nelle strutture della Chiesa entra il clima mondano e principesco, e i religiosi possono contribuire a distruggere questo clima nefasto. E non c’è bisogno di diventare cardinali per credersi prìncipi! Basta essere clericali. Questo è quanto di peggio ci sia nell’organizzazione della Chiesa. I religiosi possono contribuire con la testimonianza di una fratellanza più umile. I religiosi possono dare la testimonianza di un iceberg capovolto, dove la punta, cioè il vertice, il capo, è capovolta, sta in basso.

Santo Padre, noi abbiamo speranze che attraverso la sua guida si sviluppino migliori relazioni tra vita consacrata e Chiese particolari. Che cosa ci suggerisce per esprimere in pienezza i nostri carismi nelle Chiese particolari e per affrontare le difficoltà che a volte sorgono nei rapporti con i vescovi e il clero diocesano? Come vede la realizzazione del dialogo della vita religiosa con i vescovi e la collaborazione con la Chiesa locale?
Da tempo si chiede di rivedere i criteri circa i rapporti tra i vescovi e i religiosi stabiliti nel 1978 dalla Congregazione per i religiosi e dalla Congregazione per i vescovi nel documento Mutuae relationes. Già nel Sinodo del 1994 ne se era parlato. Quel documento risponde a un certo tempo e non è più così attuale. Il tempo è maturo per il cambiamento. È importante che i religiosi si sentano appieno dentro la Chiesa diocesana. Appieno. A volte ci sono tante incomprensioni che non aiutano all’unità, e allora bisogna dare un nome ai problemi. I religiosi devono essere nelle strutture di governo della Chiesa locale: consigli di amministrazione, consigli presbiterali… A Buenos Aires i religiosi eleggevano i loro rappresentanti nel consiglio presbiterale. Il lavoro va condiviso nelle strutture delle diocesi. I religiosi devono essere nelle strutture di governo della diocesi. Da isolati non ci si aiuta. In questo si deve crescere tanto. E così anche il vescovo è aiutato a non cadere nella tentazione di diventare un po’ principe…
Ma anche la spiritualità va diffusa e condivisa, e i religiosi sono portatori di forti correnti spirituali. In alcune diocesi i sacerdoti del clero diocesano si riuniscono in gruppi di spiritualità francescana, carmelitana… Ma che lo stile di vita possa essere condiviso: alcuni preti diocesani si chiedono perché non possano vivere insieme per non essere soli, perché non possano vivere una vita più comunitaria. Il desiderio viene, ad esempio, quando si ha la buona testimonianza di una parrocchia retta da una comunità di religiosi. Dunque, c’è un livello di collaborazione radicale, perché spirituale, di anima. E stare vicini spiritualmente in diocesi tra il clero e i religiosi aiuta a risolvere le possibili incomprensioni. Si possono studiare e ripensare tante cose. Tra queste anche la durata del servizio come parroco, che mi sembra breve e si cambiano i parroci troppo facilmente. Non nascondo che poi ci sono tanti altri problemi a un terzo livello, legato alla gestione economica. I problemi vengono quando si toccano le tasche! Penso alla questione dell’alienazione dei beni. Con i beni dobbiamo essere molto delicati. La povertà è midollare nella vita della Chiesa. Sia quando la si osserva, sia quando non la si osserva. Le conseguenze sono sempre forti.

Santo Padre, come la Chiesa anche la vita religiosa è impegnata ad affrontare le situazioni di abusi sessuali sui minori e di abusi finanziari con trasparenza e determinazione. Tutto ciò è una contro-testimonianza, suscita scandali e ha anche ripercussioni sulla proposta vocazionale e sull’aiuto dei benefattori. Quali misure ci suggerisce per prevenire tali scandali nelle nostre Congregazioni?
Forse non c’è il tempo per una risposta molto articolata e faccio affidamento alla vostra sapienza. Fatemi dire però che il Signore vuole tanto che i religiosi siano poveri. Quando non lo sono, il Signore manda un economo che porta l’Istituto in fallimento! A volte Congregazioni religiose sono accompagnate da un amministratore ritenuto «amico» e che poi le fa fallire. Comunque, criterio fondamentale per un economo è quello di non essere personalmente attaccato ai soldi. Una volta accadde che una suora economa svenne e una consorella disse a chi la soccorreva: «Passatele sotto il naso una banconota e certamente si riprenderà!». C’è da ridere, ma anche da riflettere. Importante poi verificare come le banche investono i soldi. Non deve mai accadere che ci siano investimenti in armi, ad esempio. Mai.
Circa gli abusi sessuali: pare che su 4 persone che abusano, 2 siano state abusate a loro volta. Si semina l’abuso nel futuro: è devastante. Se sono coinvolti preti o religiosi, è chiaro che è in azione la presenza del diavolo che rovina l’opera di Gesù tramite colui che doveva annunciare Gesù. Ma parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che questa è una malattia, non si potrà risolvere bene il problema. Quindi, attenzione a ricevere in formazione candidati alla vita religiosa senza accertarsi bene della loro adeguata maturità affettiva. Per esempio: mai ricevere nella vita religiosa o in una diocesi candidati che sono stati respinti da un altro seminario o da un altro Istituto senza chiedere informazioni molto chiare e dettagliate sulle motivazioni dell’allontanamento.

Santo Padre, la vita religiosa non è in funzione di se stessa, ma della sua missione nel mondo. Lei ci ha invitato ad essere una Chiesa in uscita. Dal suo punto di osservazione, la vita religiosa nelle diverse parti del modo sta operando questa conversione?
La Chiesa è nata in uscita. Era chiusa nel Cenacolo e poi è uscita. E deve rimanere in uscita. Non deve tornare a chiudersi nel Cenacolo. Gesù ha voluto che fosse così. E «fuori» significa quelle che io chiamo periferie, esistenziali e sociali. I poveri esistenziali e i poveri sociali spingono la Chiesa fuori di sé. Pensiamo a una forma di povertà, quella legata al problema dei migranti e dei rifugiati: più importante degli accordi internazionali è la vita di quelle persone! E proprio nel servizio della carità è pure possibile trovare un ottimo terreno per il dialogo ecumenico: sono i poveri che uniscono i cristiani divisi! Queste sono tutte sfide aperte per i religiosi di una Chiesa in uscita. L’Evangelii gaudium vuole comunicare questa necessità: uscire. Vorrei che si tornasse a quella Esortazione apostolica con la riflessione e la preghiera. Essa è maturata alla luce dell’Evangelii nuntiandi e del lavoro fatto ad Aparecida, contiene un’ampia riflessione ecclesiale. E infine ricordiamolo sempre: la misericordia è Dio in uscita. E Dio è sempre misericordioso. Anche voi uscite!

Alle 13,00 circa l’incontro si è concluso con alcune parole di ringraziamento e un lungo applauso. Il Papa, già in piedi, prima di lasciare l’Aula, ha salutato tutti con queste parole: «Andate avanti con coraggio e senza paura di sbagliare! Quello che non sbaglia mai è quello che non fa nulla. Dobbiamo andare avanti! Sbaglieremo, a volte, sì, ma c’è sempre la misericordia di Dio dalla nostra parte!». Prima di uscire, Francesco ha voluto salutare ancora una volta tutti i presenti, uno ad uno.


* Direttore de La Civiltà Cattolica

Veggenti: Pedro Regis

Da i messaggi del veggente "Pedro Regis". Scrivo di messaggi del veggente Pedro Regis in quanto ritengo che non provengono affatto dalla Madonna ma piuttosto da chi vuole seminare zizzania con l'evidentissimo intento di dividere la Chiesa:

".... Tempi difficili arriveranno per gli uomini e le donne di fede. Un uomo orgoglioso ordinerà la modifica della Professione di Fede e le sue azioni compiaceranno gli uomini perversi."

dal messaggio del 31/01/2017
http://www.madonnadianguera.it/messaggi/

Ora provate ad indovinare chi è secondo il pseudoveggente l' uomo orgoglioso che ordinerà la modifica della Professione di Fede... è facile

Altro messaggio che si può leggere nell'immagine: 

"Colui che potrà essere Pietro diventerà Giuda..."
indovinate chi è il Pietro che diventa Giuda... è facile anche qui e credo che buona parte di voi leggete avete capito a chi si riferisce.



Un'apparizione che dice che Pietro diventa Giuda non può che essere falsa!
falsa in quanto Gesù ha dato a Pietro il potere di legare e sciogliere, gli ha dato le Chiavi del Regno dei Cieli, ha fondato su Pietro la Sua Chiesa sulla quale le porte degli inferi non prevarranno.
Quindi dire che Pietro diventa Giuda è fare di Gesù un bugiardo e imprudente in quanto diventando Pietro uguale a Giuda, le porte degli inferi hanno prevalso nella Chiesa, e imprudentemente perché a Pietro che in futuro diventa Giuda, ha affidato le chiavi del Regno dei Cieli e il potere di proibire e permettere.
E a questo punto non si può che considerare che con Gesù fatto diventare un bugiardo e imprudente, non può neanche essere considerato Dio.... figuratevi un dio bugiardo e imprudente, che Dio può essere?

7 febbraio 2017

Veggenti....

Si da come per assodato che le apparizioni di Itapiranga al veggente Edson Glauber siano state ufficialmente riconosciute e circola il documento a conferma di ciò.
Invece di recente si è saputo che le cose sono messe in maniera un poco diversa:

Cliccare sull'immagine per ingrandire


http://www.mariadinazareth.it/www2009/Apparizioni/Apparizione%20Itapiranga2.htm

Da parte del vescovo c'è stato il decreto di culto a Nostra Signora Regina del Rosario che non è esattamente il riconoscimento delle apparizioni che ancora non c'è stato



ah!.... questo Socci

ANGELUS DEL 5 FEBBRAIO SECONDO SOCCI E SIMILI


LA REALTÀ


QUI IL VIDEO DELL'ANGELUS DEL 5 FEBBRAIO 2017


QUI L'ANGELUS DI GIOVANNI PAOLO II ANNO 1994 E SI PUÒ VEDERE CHE SOSTANZIALMENTE LA PIAZZA NON PIÙ O MENO AFFOLLATA RISPETTO A QUELLA DELL'ULTIMO ANGELUS DI PAPA FRANCESCO


QUI IL VIDEO DELL'ANGELUS DI GIOVANNI PALO II


2 febbraio 2017

Il Cristo dal braccio schiodato

In Spagna si venera un Crocifisso che ha il braccio destro schiodato e abbassato. Ai piedi di questa immagine di Gesù un giorno un peccatore ha confessato le sue colpe, ma il confessore esitava ad assolverlo. Lo ha poi perdonato ed ha aggiunto. “Ma bada di non ricadere”. 

Il penitente promise, ma era debole e ricadde. Tornò allora dal sacerdote che lo accolse con severità: “Questa volta non ti assolvo”. Il penitente replicò. “Quando ho promesso ero sincero, ma sono debole. Padre, mi dia il perdono del Signore”. Anche stavolta il confessore lo perdonò, ma disse. “E’ l’ultima volta!”.

Qualche tempo dopo il penitente ritornò, ma il sacerdote gli disse seccamente. “Tu ricadi sempre, il tuo proposito non è sincero”. “E’ vero, padre, io ricado spesso, ma è perché sono debole. Sono un malato, ma il mio pentimento è sincero”. “No, non c’è perdono per te!”. Dal Crocifisso si è sentito allora un singhiozzo. Il Cristo ha schiodato la mano destra e, alzandola, ha tracciato sul capo di quel peccatore il segno dell’assoluzione. Contemporaneamente una voce disse al sacerdote: “Non sei stato tu a versare il tuo sangue per lui!”

di P. Rosario M. Sammarco