31 dicembre 2015

Noi Ti Lodiamo, Dio,

ti proclamiamo Signore.O eterno Padre,tutta la terra ti adora 
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo. 
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri; 
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Parassito. 
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo. 
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. 
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi. 
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre 
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.


30 dicembre 2015

Il Re Povero · San Francesco a Greccio nel Natale del 1223 ·

Nel Natale 1223, Francesco d’Assisi predispose a Greccio l’occorrente per celebrare in modo degno l’eucaristia in quel giorno solenne: con l’aiuto di un uomo della contrada, di nome Giovanni, fece mettere della paglia in una mangiatoia e fece procurare un bue e un asino, perché fosse visibile a tutti — con «gli occhi del corpo» — in qual modo il fanciullo Gesù era nato a Betlemme, privo di tutto ciò che è necessario a un infante.

Giovanni preparò ogni cosa secondo le indicazioni ricevute: in quella circostanza solennissima il popolo accorse in massa portando ceri e fiaccole. Dopo aver meditato la grandezza del mistero, ripresentato visivamente grazie alla scena fatta allestire da Francesco, sulla greppia venne approntato l’altare e fu celebrata l’eucaristia. Francesco, diacono, intonò il Vangelo e predicò al popolo, parlando con molto trasporto di quel grande mistero: terminata la celebrazione, tutti tornarono alle proprie dimore pieni di gioia. Questo, nella sostanza, il racconto di Tommaso da Celano, il quale narrò per primo l’episodio nella sua Vita del beato Francesco, scritta tra il 1228 e il 1229.

Dal racconto di Tommaso non risulta che Francesco avesse pensato di mettere in scena un presepe come oggi noi lo intendiamo, pura rappresentazione di un mistero di fede. Piuttosto, aveva voluto ricreare le condizioni per un incontro reale con il mistero dell’incarnazione del Signore. Non c’era il bambino nella mangiatoia (né vi fu chi interpretò i ruoli di Giuseppe e Maria), ma su quella stessa mangiatoia fu celebrato il sacrificio eucaristico, poiché per Francesco entrambe le realtà — l’eucaristia e l’incarnazione — rimandavano alla stessa scelta di fondo. La scelta di un Dio che si umilia, che si svuota delle sue prerogative divine, per la salvezza dell’uomo.

Il pensiero di Francesco è sufficientemente chiaro in proposito, ed è in sintonia con quello di molti altri autori spirituali del tempo. «Ecco, ogni giorno egli si umilia — scrive nell’Ammonizione i —, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote».

L’eucaristia perpetua quindi l’incarnazione di Cristo nella storia e, al tempo stesso, esige che — come Cristo — sappiamo espropriarci di tutto, senza ritenere per noi niente di noi stessi. Lo grida a viva voce, Francesco, in un passo pieno di lirismo della Lettera a tutto l’Ordine: «Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre». Espropriarsi di tutto, anche di ogni attesa nei riguardi degli altri. Nel Natale del 1223 Francesco volle ricordare, ancora una volta, questa realtà, ripresentandola visivamente agli abitanti di Greccio e del contado vicino.

È opportuno soffermarsi su quanto Tommaso riferisce sui contenuti e le modalità della predicazione di Francesco. L’agiografo afferma che il santo, quella notte, predicò sulla nascita del re povero e su Betlemme, piccola città. Il fulcro della predica di Francesco in quella santa notte mirava, dunque, a contemplare le modalità scelte dal Figlio di Dio per il suo ingresso nella storia degli uomini: il re era un re povero, la città nella quale era nato era una città piccolina. Si tratta, indubbiamente, di un tema costante nella meditazione di Francesco e nella sua proposta di vita cristiana.

Interessantissime, poi, le annotazioni dell’agiografo sulle modalità di quella predicazione: Tommaso afferma infatti che quando Francesco pronunciava la parola «Betlemme» lo faceva riempiendosi la bocca di tenero affetto e producendo (ovviamente con la reiterazione della prima “e”) un suono simile al belato di una pecora, e tutte le volte che diceva «bambino di Betlemme» oppure «Gesù» si leccava le labbra e deglutiva, quasi a gustare la dolcezza di quelle parole. Tommaso, peraltro, è — tra gli agiografi — colui che meglio ci informa sul modo in cui Francesco utilizzava tutte le risorse del corpo e della voce per comunicare i propri sentimenti, fino al punto di affermare che egli aveva fatto di tutto il suo corpo una lingua.

Il Signore, dunque, nasceva ancora una volta, umile e povero come a Betlemme, e chiedeva agli uomini di seguire le sue orme. Il mistero dell’incarnazione e il sacrificio eucaristico, saldamente uniti nella celebrazione voluta da Francesco (è importante ribadire che l’eucaristia fu celebrata sulla mangiatoia da lui fatta appositamente preparare), attestavano un’irrevocabile scelta di campo da parte del Figlio di Dio. Tra l’altro, lo stesso Tommaso da Celano dice espressamente che «l’umiltà della incarnazione e la carità della passione» di Gesù Cristo tenevano tanto occupata la memoria di Francesco, che egli non voleva pensare ad altro.
Tommaso si premura poi di spiegare bene il senso della visione avuta da uno dei presenti, uomo — egli precisa — di mirabile virtù. Costui aveva visto che nella mangiatoia giaceva esanime un fanciullo, il quale, però, all’avvicinarsi di Francesco, si era ridestato dal suo profondo torpore. Questa visione, chiarisce Tommaso, non era in contraddizione con la realtà delle cose, poiché, attraverso il suo servo Francesco, il fanciullo Gesù si era ridestato nel cuore di molti che lo avevano dimenticato.
Certamente la notte di Greccio ha esercitato una profonda influenza sulla posteriore diffusione del presepe (si pensi peraltro quale straordinario strumento di catechesi esso finiva per essere nella polemica contro l’eresia catara, che negava la realtà dell’incarnazione e l’umanità di Cristo). Tuttavia, ben più profondo e impegnativo fu il messaggio lanciato da Francesco nel Natale del 1223: un messaggio che era invito ad accogliere la proposta di Gesù e a seguire le sue orme, nell’umiltà, nella povertà, nell’espropriazione totale di sé. Cosa che egli fece con decisione e con forza, fino alla fine.

L'Osservatore Romano

25 dicembre 2015

Buon Natale a tutti

Auguri, auguri, auguri, auguri..... in tanti probabilmente ce lo hanno detto, ma poi se gli chiedi per cosa fanno gli auguri si va sul generico o magari c'è anche dell'imbarazzo nello specificare

24 dicembre 2015

Nessuna similitudine tra Gesù, Mitra e altre divinità pagane

Gesù Cristo non sarebbe altro che una creazione fondata sulle diffuse mitologie delle divinità soggette a morte e rinascita, note in tutto il mondo pagano. Il testo che ha maggiormente diffuso queste credenze è “The Jesus Mysteries: Was the “Original Jesus” a Pagan God?” (Three Rivers Press 1999) di T. Freke e P. Gandy.
La tesi dei due autori è che «la vicenda di Gesù non è la biografia di un messia storico, ma un mito fondato sulle eterne favole pagane. Il cristianesimo non fu una rivelazione nuova e unica, ma un adattamento ebraico dell’antica religiose dei misteri pagani»(p. 2). Secondo loro al cuore dei tanti misteri pagani ci sarebbe il mito di un uomo-dio che sarebbe morto e risorto, a cui furono attribuiti diversi nomi: Osiride, Dioniso, Attis, Adone, Bacco, Mitra. E anche Apollonio. Ciò che accomunerebbe tutte queste divinità è la loro biografia: sarebbero figli di Dio e di una madre mortale vergine, nacquero il 25 dicembre in una grotta di fronte a tre pastori e uomini sapienti, come primo miracolo trasformarono l’acqua in vino, fecero il loro ingresso in città a dorso d’asino, furono crocifissi per Pasqua allo scopo di emendare i peccati del mondo, il terzo giorno resuscitarono. Avete già sentito questa storia, vero?
Inutile ricordare che i due autori non sono studiosi ma semplici scrittori, famosi unicamente per queste tesi. L’agnostico Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento e presidente del Dipartimento di studi religiosi dell’Università della Carolina del Nord, nel suo “Did Jesus Exist” (HarperCollins Publisher 2012) ha commentato: «Gli storici del mondo antico -quelli seri- sono scandalizzati da tali asserzioni. Gli autori non corredano di prove le loro affermazioni sul modello mitologico dell’uomo-dio. Non citano alcuna fonte pervenutaci dal mondo antico che sia possibile verificare. Non si può dire che abbiano fornito un’interpretazione alternativa delle testimonianze a nostra disposizione. Non le hanno neppure citate. E hanno fatto bene. Quelle testimonianze non esistono» (p. 27). Effettivamente il grande problema di queste tesi è che mancano completamente le testimonianze storiche. Senza contare che «il Gesù storico non proviene dagli ambienti fortemente influenzati dalle religioni misteriche pagane del’Egitto della fine del I secolo, ma dagli ebrei vincolati alla loro religione decisamente antipagana della Palestina degli anni Trenta dell’èra volgare e dei periodi seguenti» (p. 28).
I miticisti, in particolare, si soffermano particolarmente a mostrare presunti paralleli tra Gesù Cristo e Mitra, perché una loro teoria alternativa è che la biografia di Gesù sarebbe interamente paragonabile a quella di questa divinità: oltre alle identiche date e luoghi di nascita, al concepimento verginale della madre (in realtà l’iconografia romana fa nascere Mitra già fanciullo da una roccia, la petra genetrix) e la loro resurrezione, i rituali di venerazione di Mitra sarebbero stati guidati da un sovrano con il nome di papa e tenuti sul colle del Vaticano. La replica di Ehrman è netta: «Non ci sono prove che sia così. E’ un’invenzione. Gli studiosi dei misteri mitraici non hanno difficoltà ad ammettere che, come per la maggior parte delle religioni misteriche, non sappiamo molto del mitraismo. I mitraisti non hanno lasciato libri per spiegare quali fossero i loro riti e le loro credenze. Quasi tutte le testimonianze in nostro possesso sono prove archeologiche, dal momento che sono stati scoperti molti templi sacri al culto (chiamati mitrei) e una statua che raffigura l’uccisione di un toro […]. Non abbiamo testi mitraici, e tanto meno testimonianze secondo cui il dio Mitra sarebbe nato da una vergine il 25 dicembre e sarebbe morto per espiare i peccati, per poi risorgere di domenica. Religioni quali il mitraismo sono definite culti misterici dagli studiosi perché i seguaci erano vincolati da un voto di segretezza e non rivelarono mai né i misteri del loro culto, né i loro riti o il loro credo». Per approfondire consigliamo le più importanti opere storiche sul mitraismo: “The religion of the Mithras Cult in the Roman Empire: Mysteries of the Unconcquered Sun” (R. Beck, Oxford University Press 2007) e “Mystery Cults of the Ancient World” (H. Bowden, Princeton University Press 2010).
E’ vero che alcuni autori cristiani, come Tertulliano, trovavano similitudini tra la propria religione e i culti misterici, ma scrivevano in un periodo molto tardo e non avevano compiuto ricerche in proposito, il loro intento era far capire ai pagani che il cristianesimo comprendeva parole e azioni non tanto diverse da quelle delle loro religioni, pertanto non c’era ragione di fare un distinguo per i cristiani e perseguitarli. Ma non disponevano di fonti di informazione affidabili. Come ha commentato recentemente il prof. Larry Hurtado, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Edimburgo, «alcuni cristiani del II secolo a volte hanno usato la terminologia utilizzata nei culti misterici a causa dei contrasti con il cristianesimo ma, ovviamente, non è la stessa cosa dell’essere influenzati/plasmati dai culti misterici».
I parallelismi inoltre, oltre a non avere fonti storiche ed essere inventati di sana pianta, hanno anche diverse problematiche per come sono presentati e appaiono completamente differenti dalla biografia di Gesù, come ha ottimamente mostrato il prof. Alfredo Jacopozzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale. Pensiamo soltanto alla crocifissione di Gesù: «Morire per espiare i peccati è un’idea che non è mai appartenuta all’antica mitologia pagana» (p. 218), ha commentato il prof. Ehrman. «Sia per i particolari sia per la teoria complessiva, sembra perlopiù una tesi studentesca, zeppa di informazioni palesemente false e di incongruenze. Le loro interpretazioni saranno state credibili oltre un secolo fa, ma oggi nessuno studioso le sostiene» (p. 28).
Ha quindi concluso il prof. Jacopozzi: «i presunti “paralleli cristiani” presenti nel mitraismo romano, sono nati almeno un secolo dopo i testi neotestamentari, dunque troppo tardi per dire che il cristianesimo abbia preso in prestito qualche idea dal mitraismo. Semmai, è estremamente probabile che sia vero il contrario».

23 dicembre 2015

Gesù è nato davvero il 25 dicembre?

Alcuni studi dello scorso secolo dimostrano che la data del Natale non è soltanto un simbolo




Il Natale cristiano è sempre stato festeggiato il 25 dicembre. Malgrado ciò, nel progredire del tempo, si sono levate più voci che hanno contestato la storicità di tale data. La tesi sostenuta è che in epoca antica si sia voluto semplicemente sostituire a una ricorrenza pagana una memoria cristiana. Evidentemente, tale posizione ha generato in taluni fedeli confusione e desiderio di chiarire meglio la questione. Per questo, a meno di quarantott’ore dal Natale, abbiamo rivolto alcune domande a uno storico della Chiesa, il prof. Pier Luigi Guiducci. Ecco la sue risposte.
***
Prof. Guiducci, da dove nasce la questione legata al 25 dicembre?
Secondo una tesi diffusa, la celebrazione del Natale del Signore, nella prima metà del IV sec.,  sarebbe stata fissata dalla Chiesa di Roma al 25 dicembre per contrastare una festa pagana: quella del  Dies natalis Solis invicti (il dio Mitra?). Quest’ultima ricorrenza, era stata fissata in occasione del solstizio invernale (21-22 dicembre), quando il sole illumina in maggior misura l’emisfero australe. Quindi in ambito cristiano, risalendo di 9 mesi, si era posta al 25 marzo la celebrazione dell’annuncio dell’Angelo a Maria (e la sua Immacolata Concezione del Figlio). Di conseguenza, sei mesi prima della nascita del Signore, venne inserita anche la memoria della nascita di Giovanni Battista. L’Occidente cristiano non celebrava l’annuncio a Zaccaria della nascita del Battista. Al contrario, tale annuncio era commemorato nell’Oriente siro alla prima domenica del “Tempo dell’Annuncio (Sûbarâ)”che includeva (in successive domeniche) l’annunciazione a Maria Vergine, la Visitazione, la nascita del Battista, l’annuncio a Giuseppe, la genealogia del Signore secondo l’evangelista Matteo. L’Oriente bizantino celebrava invece al 23 settembre anche l’annuncio a Zaccaria. Si avevano in successione quattro date: 1] l’annuncio a Zaccaria, e 2] sei mesi dopo l’annunciazione a Maria, 3] rispettivamente nove e tre mesi dopo le prime due date, la nascita del Battista, e 4] rispettivamente sei mesi dopo quest’ultima data, e naturalmente nove mesi dopo l’Annunciazione, la Nascita del Signore.
Il Natale rimane un riferimento-chiave…
Il Natale del Signore venne  fissato al 25 dicembre. Su questa base, furono disposte le feste dell’Annunciazione (nove mesi prima), e della nascita del Battista (sei mesi prima). Gli storici e i liturgisti hanno espresso su tale impostazione dei dubbi. Tutto è collegato a un problema: nei secoli II-IV erano state avanzate diverse datazioni (che tenevano conto di computi astronomici o di idee teologiche), ma una data “storica” non esisteva.
Una particolare attenzione è stata rivolta al Vangelo di Luca…
Sì, è vero. Luca è attento a taluni aspetti storici. Cita, ad esempio il decreto di Cesare Augusto. Fa riferimento al censimento di Quirinio (7-6 a.C. ca), durante il quale avvenne la nascita del Signore. Rimanda all’anno XV di Tiberio Cesare (circa il 27-28 d.C.), per indicare l’inizio della predicazione del Battista. E annota: “Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni” (Lc 3,23). Secondo il suo racconto, lo stesso angelo Gabriele, sei mesi prima dell’annunciazione a Maria (Lc 1,26-38), alla conclusione della solenne celebrazione sacrificale quotidiana, aveva annunciato nel santuario all’anziano sacerdote Zaccaria che la sua sposa, sterile e anziana, Elisabetta, avrebbe concepito un figlio, destinato a preparare un popolo a Colui che doveva venire (Lc 1,5-25). Luca specifica che Zaccaria apparteneva alla “classe [sacerdotale] di Abia” (Lc 1,5), e che ha l’apparizione di Gabriele mentre “esercitava sacerdotalmente nel turno del suo ordine” (Lc 1,8).
Luca offre quindi due dati…
Sì. Il primo è che nel santuario di Gerusalemme, i sacerdoti erano distinti in classi. Quest’ultime, erano impegnate in 24 turni (1Cr 24,1-7.19). Tali “classi”, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico per una settimana, “da sabato a sabato”, due volte l’anno. L’elenco delle classi sacerdotali, fino alla distruzione del Tempio (70 d.C.), secondo il testo dei Settanta,  era stabilito per sorteggio, così: I) Iarib;  II) Ideia;  III) Charim; IV) Seorim;  V) Mechia;  VI) Miamin; VII) Kos;  VIII) Abia;  IX) Giosuè; X) Senechia; XI) Eliasib; XII) Iakim; XIII) Occhoffa; XIV) Isbaal;  XV) Belga; XVI) Emmer; XVII) Chezir;  XVIII) Afessi;  XIX) Fetaia; XX) Ezekil; XXI) Iachin; XXII) Gamoul; XXIII) Dalaia; XXIV) Maasai.
E il secondo dato?
È che Zaccaria apparteneva al “turno di Abia”, l’ottavo. Luca scrive quando il Tempio è ancora in attività, quindi tutti potevano conoscere le sue funzioni. Il problema è che  l’evangelista non annota “quando” stava in esercizio il “turno di Abia”. Non dice in quale dei due avvicendamenti annuali Zaccaria ricevette l’annuncio dell’angelo nel santuario. Sembra che lungo i secoli nessuno abbia avuto cura di riportare la memoria. Non risultano ricerche di merito. Nel 1953 avviene un fatto nuovo.
Quale?
Una studiosa francese, Annie Jaubert, pubblica un articolo dal titolo: Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques [in “Vetus Testamentum”, suppl. 3, 1953, pp. 250-264]. Questa specialista aveva studiato il calendario del Libro dei Giubilei. Si tratta di un apocrifo ebraico (fine II sec. a.C.). Numerosi frammenti di testo di tale calendario (ritrovati nelle grotte di Qumran) dimostravano non solo che esso era stato fatto proprio dagli Esseni, ma che era ancora in uso. Detto calendario è solare, non dà nomi ai mesi, ma li indica con il numero di successione. La studiosa aveva pubblicato su tale argomento anche altri articoli [cfr. anche la sua voce Calendario di Qumran, in “Enciclopedia della Bibbia” 2 (1969), pp. 35-38]. In una monografia, La date de la CèneCalendrier biblique et liturgie chrétienne  (“Études Bibliques”, Paris 1957), aveva pure ricostruito la successione degli eventi della Settimana Santa, individuando in modo convincente (salvo riserve di qualcuno) al martedì, e non al giovedì, la data della Cena del Signore. A questo punto, interviene un altro studioso.
Di chi si tratta? 
Di Shemarjahu Talmon. Era uno specialista  dell’Università Ebraica di Gerusalemme.  Aveva lavorato sui documenti di Qumran, e sul calendario dei Giubilei. Ed era riuscito a precisare lo svolgersi settimanale dell’ordine dei 24 turni sacerdotali nel Tempio, nel tempo di Gesù.
Quali dati risultano importanti?
I risultati  di Talmon vennero  pubblicati nell’articolo The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls (in “Scripta Hierosolymitana”, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199). La lista che  lo studioso ha ricostruito indica che il “turno di Abia (Ab-Jah)”, ricorreva così: la prima volta, dall’8 al 14 del terzo mese del calendario; e la seconda volta dal 24 al 30 dell’ottavo mese del calendario. Ora, secondo il calendario solare (non lunare, come è l’attuale calendario ebraico), questa seconda volta corrisponde all’incirca all’ultima decade di settembre.
È un contributo-chiave? 
Sì. Come annota anche Antonio Ammassari nell’articolo Alle origini del calendario natalizio [in “Euntes Docete” 45 (1992) pp. 11-16], Luca, con l’indicazione sul “turno di Abia”, risale a una tradizione giudeo-cristiana gerosolimitana che offre la possibilità di ricostruire alcune date storiche.
Quindi si possono individuare delle date storiche?
Sì. Il rito bizantino, alla data del  23 settembre, fa memoria dell’annuncio a Zaccaria, e conserva una data storica certa, e pressoché precisa (forse con un arretramento di uno o due giorni). La principale datazione storica sulla vita del Signore è centrata sull’evento-chiave: la sua Risurrezione. Avvenne all’alba della domenica 9 aprile dell’anno 30 d. C., data astronomica certa; quindi, quella della sua morte si verificò alle 15 pomeridiane del venerdì 7 aprile del 30. Secondo i dati ricavati dall’indagine succitata, si snoda da qui un intreccio di altre date storiche.
Può fare dei cenni?
Il ciclo di Giovanni il Battista. Ha la data storica accertata (circa) del 24 settembre del nostro calendario gregoriano dell’anno 7-6 a.C. per l’annuncio divino al padre Zaccaria. Nel computo attuale, sarebbe nell’autunno dell’1 a.C., ma si sa che dal VI secolo vi fu un errore di circa sei o cinque anni sulla data reale dell’anno della nascita del Signore. La nascita di Giovanni il Battista nove mesi dopo (Lc 1,57-66), (circa) il 24 giugno, è una data storica. A questo punto, nel ciclo di Cristo (che Luca sviluppa in modo parallelo a quello del Battista), l’annunciazione a Maria “nel sesto mese” dopo la concezione di Elisabetta (Lc1,28) risulta come un’altra data storica.
Festeggiare il Natale del Signore il 25 dicembre ha dunque riscontri storici?
Esatto. Possiamo affermare che è una data storica la nascita del Signore al 25 dicembre, cioè 15 mesi dopo l’annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l’annunciazione a Maria, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista. La circoncisione, otto giorni dopo la nascita, è una data storica. E così, quaranta giorni dopo la nascita, il 2 febbraio, la “presentazione” del Signore al Tempio, è una data storica.

21 dicembre 2015

Che la forza sia con voi!

BERLINO, MESSA A TEMA "STAR WARS" NELLA CHIESA PROTESTANTE


Una chiesa protestante luterana di Berlino ha celebrato la messa della domenica in tema "Star Wars". I due pastori hanno impugnato delle spade laser mentre tra i banchi numerosi fedeli indossavano gli abiti e le maschere degli eroi della saga galattica. La chiesa di Zion, nel quartiere berlinese di Mitte, ha voluto celebrare un parallelismo tra la lotta tra le forze del bene e del male e il nuovo film, "Il risveglio della forza". In risposta a una crisi della frequentazione delle chiese in Germania, i due giovani pastori in formazione - Ulrike Garve, 29 anni, e Lucas Ludewig, 30 anni - hanno brandito le spade laser durante il sermone domenicale. "Parlando del film abbiamo voluto fare un parallelo con la tradizione cristiana - così Ulricke Garve in un comunicato - e abbiamo voluto spiegarlo durante la messa". La chiesa protestante di Zion è famosa per aver avuto come pastore lo scrittore e anti nazista Dietrich Bonhoeffer, morto in un campo di concentramento. Nei giorni precedenti la caduta del muro di Berlino la chiesa fu un luogo di incontro per l'oppositori del regime comunista

11 dicembre 2015

San Pietro, Fiat Lux e le troppe bestie

È più dissacrante il leone proiettato sulla facciata della basilica di San Pietro o il leone del Canova che adorna da 300 anni la tomba di Papa Clemente XIII?



Siamo sicuri che la presenza di leoni, delfini, balene, api e farfalle sulla facciata di San Pietro sia stata una «dissacrazione»? Uno sguardo a ciò che è contenuto all’interno della basilica vaticana, cioè in uno spazio certamente più sacro rispetto alla sua facciata, avrebbe dovuto indurre a un po’ più di prudenza nei commenti di chi si è stracciato le vesti in questa occasione.

Dentro la basilica di San Pietro sono infatti raffigurate, con dovizia di particolari, ben 67 specie diverse di animali. Un primo conteggio lo fece in un mini-saggio un grande maestro del vaticanismo, Arcangelo Paglialunga, corrispondente dal Vaticano per i quotidiani «Il Gazzettino» e «Il Giornale di Brescia». Più recente è lo studio sistematico dello storico dell’arte Sandro Barbagallo, che lavora ai Musei Vaticani e ha pubblicato il libro «Gli animali nell’arte religiosa. La Basilica di San Pietro» (Libreria Editrice Vaticana, 240 pagine, 33 euro), corredato con molte immagini suggestive.

Ebbene, tra le 67 specie di animali figurano rappresentante in sculture, dipinti, mosaici e bassorilievi ben 500 api, 470 colombe, 100 draghi (sì, avete capito bene, proprio draghi, quelli preferiti dagli amanti del Fantasy e di Harry Potter). Ci sono leoni, aquile, farfalle, serpenti, elefanti, delfini, gatti, cani, coccodrilli, giaguari, balene, lucertole. Ci sono anche pipistrelli, e creature mitologiche come unicorni e sfingi. Per questo monsignor Giovanni Fallani, presidente della Commissione di Arte Sacra ai tempi di Giovanni XXIII, amava definire quello di San Pietro un vero e proprio «zoo sacro».

Ora, che a qualcuno possa non essere piaciuto lo spettacolo di luci e immagini sulla facciata perché giudicato inappropriato alla circostanza, è più che comprensibile e, come ho detto, condivido la perplessità. In ogni caso è vero che i giochi di luce non sono una novità per la basilica vaticana: si veda quanto accadde nel 1940, con il mondo in guerra, e San Pietro trasformata in un trionfo di luminarie.

Ed è vero che lo spettacolo non è mai stato del tutto escluso dalla grande piazza vaticana: qualche anno fa venne montato un tendone del circo in occasione di un pellegrinaggio dei circensi.

Quello che suona a mio avviso stonato, in molti commenti, è il ritenere dissacrante la proiezione di immagini di animali sulla facciata di San Pietro. Ne hanno mostrati comunque di meno di quelli che vi sono rappresentati all’interno, mai ritenuti dissacranti neanche ai tempi della Controriforma e tutt’oggi ospitati nel più grande «zoo sacro» della cristianità insieme alle statue di Gesù, della Madonna, dei grandi santi e dei papi (santi e meno santi).

Andrea Tornielli

10 dicembre 2015

Fiat Lux, lo spettacolo della natura sulla facciata di San Pietro e naturalmene i soliti sedevacantisti e paccottiglia fai-simile....

Per la cronaca. le immagini proiettate sulla basilica di San Pietro sono di grandi fotografi e lo spettacolo stesso si chiama “Fiat Lux” con chiaro riferimento alla Genesi,

Se poi anche Dio lo si vuole considerare un ecologista visto che ha creato la stupenda natura che l'uomo sta massacrando, e quindi a loro modo di vedere da condannare, facciano pure ma sia chiaro che è Papa Francesco che con la sua enciclica "Laudato Si” dimostra di essere uomo di Dio, non questi esagitati sedevacantisti che ormai sono da considerare fuori della barca di Pietro e quindi stanno correndo il serio rischio di affogare.




8 dicembre 2015

La cretinata da parte di chi si dice cattolica ad inizio Giubileo non poteva certo mancare


E quando mai avrebbe il Papa mai detto questa mattina ad apertura Giubileo della Misericordia che "le anime morte senza la grazia di Dio si dissolvono, si annientano"?

Roba da testimoni di geova che non credono nell'esistenza dell'inferno...

Ma il fatto è che il Papa questa mattina non ha detto una cosa del genere, io come tanti altri non l'abbiamo ascoltata e neanche è riportata sul sito ufficiale della Santa Sede, basta leggere l'Omelia di questa mattina e l'Angelus che riportano esattamente le parole dette dal Papa, non riportano una cosa del genere, basta leggere:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20151208_giubileo-omelia-apertura.html

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2015/documents/papa-francesco_angelus_20151208.html

Natura,mente c 'è chi farà appelloper sostenere la sua cretina tesi a quanto scrisse qualche mese fa l'ateo Eugenio Scalfari attribuendo al Papa certe parole riguardo l'annientamento dell'anima. Ma orma dovrebbe e essere cosa risaputa che Eugenio Scalfari ha "Scalfarizzato" la sua intervista a Papa Francesco facendogli dire cose che mai ha detto e per questo che poi tale intervista fu tolta dal sito ufficiale della Santa Sede...

http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/politica/2015/03/15/news/quel_che_francesco_puo_dire_all_europa_dei_non_credenti-109542750/

AVRETE NOTATO CHE DI RECENTE QUESTO BLOG HA CAMBIATO NOME: Non più eresie pentecostali, non perché queste non esistono più, anzi. Ma il fatto è che ormai ci sono tanti di quei cattolici che ne sparano contro il Papa e la Chiesa e in maniera per quanto possibile misericordiosa (e di certo non sempre ci riesce) preferiamo prima occuparci di loro

Papa Francesco: il Papa emerito varca la Porta Santa subito dopo di lui

Papa Francesco ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro. Subito dopo di lui, come secondo pellegrino dell’Anno giubilare della Misericordia, ha varcato la soglia della stessa Porta il Papa emerito Benedetto XVI. L’abbraccio fraterno tra Papa Francesco e Papa Benedetto era avvenuto poco prima che quest’ultimo compisse l’atto di inizio ufficiale del Giubileo, nell’atrio della basilica vaticana.

http://agensir.it/quotidiano/2015/12/8/papa-francesco-il-papa-emerito-varca-la-porta-santa-subito-dopo-di-lui/


7 dicembre 2015

«Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te»

A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

 

4 dicembre 2015


Quando mi sarò unito a Te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena in nessun luogo. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te.

Tu sollevi chi riempi; io ora, non essendo pieno di te, sono un peso per me; le mie gioie, di cui dovrei piangere, contrastano le afflizioni, di cui dovrei gioire, e non so da quale parte stia la vittoria; le mie afflizioni maligne contrastano le mie gioie oneste, e non so da quale parte stia la vittoria.

Ahimè, Signore, abbi pietà di me! Ahimè! Vedi che non nascondo le mie piaghe. Tu sei medico, io sono malato; tu sei misericordioso, io sono misero...

A ragione è salda la mia speranza che guarirai tutte le mie debolezze grazie a Chi siede alla tua destra e intercede per noi presso di te.

Sant'Agostino