29 novembre 2015

Signore che vieni a visitare
il popolo tuo nella pace,
abbi pietà di noi!
Signore pietà!
Abbi pietà di noi!
Signore pietà!

Cristo che vieni a salvare,
a salvare chi è perduto,
abbi pietà di noi!
Cristo pietà!
Abbi pietà di noi!
Cristo pietà!

Signore che vieni a creare un mondo,
un mondo nuovo
abbi pietà di noi!
Signore pietà!
Abbi pietà di noi!
Signore pietà!

28 novembre 2015

«Per gli islamici è una provocazione» bufera sul preside che sposta Natale


MILANO, LA FESTA A FINE GENNAIO SENZA CANTI E SIMBOLI. LA PROTESTA DEI GENITORI. A ROMA IN UNA SCUOLA MATERNA I MIGRANTI COME RE MAGI E GESÙ BAMBINO BANDITO DAL PRESEPE
La festa di Natale trasformata in festa dell’Inverno (e posticipata a fine gennaio), la classica Tu scendi dalle stelle sostituita dalle filastrocche di Gianni Rodari e dalle canzoni di Sergio Endrigo. Il tutto in nome della «laicità della scuola e dell’insegnamento». Il Garofani di Rozzano, hinterland Sud di Milano, è un istituto da mille studenti e classi che vanno dall’asilo alle superiori. Gli studenti stranieri sono tanti, il venti per cento, e molti i musulmani. La scelta del Natale «laico» si deve al preside, Marco Parma, uno che qualche anno fa corse pure per la poltrona di sindaco del paese sostenuto da una lista civica a da un Movimento Cinque Stelle ancora in fase embrionale. «Un passo avanti verso l’integrazione e per rispettare la sensibilità di chi la pensa diversamente, ha altre culture o religioni», si giustifica ora il preside Parma. «Questa è una scuola multietnica, sarebbe stato giusto se nelle feste di classe una parte dei bambini avessero cantato delle canzoni dalle quali erano esclusi altri? E poi dopo quello che è successo a Parigi qualcuno lo avrebbe considerato una provocazione anche pericolosa».
Il Natale di Rozzano, segnalato dal Giorno, è diventato un caso politico nazionale. Matteo Salvini (Lega) regalerà allora un presepe all’istituto Garofani, Mariastella Gelmini (Forza Italia) chiede l’intervento del ministro Stefania Giannini, Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) quello del prefetto di Milano. La Regione guidata dal leghista Maroni si offre di ospitare la festa degli studenti rimasti senza Natale. Ma anche il sindaco pd Barbara Agogliati si dissocia dalla scelta del preside: «Abbiamo sempre festeggiato tutti insieme questo momento di condivisione, di unità e di fratellanza senza discriminazioni, cattolici e non cattolici, atei e religiosi, famiglie di ogni confessione. Non c’è mai stata nessuna divisione su questo. Ecco perché sono stupita della decisione presa dalla direzione dell’istituto Garofani».
Esplora il significato del termine: Ma a Rozzano protestano anche i genitori della scuola, che lo scorso giugno avevano dovuto digerire la decisione del Consiglio d’istituto di non riportare i crocifissi nelle aule. «In nome di quale valore superiore dovremmo rinunciare a festeggiare il Natale? Se si parla di rispetto verso coloro che non professano la religione cristiana cattolica in nome della libertà di culto, ci permettiamo di dissentire. Anzi, proprio in nome del valore dello scambio culturale, riteniamo che perseverare, senza limitazioni, nelle nostre tradizioni non possa che comportare un arricchimento verso coloro che professano altre religioni e altre tradizioni», hanno scritto 28 mamme e papà in una lettera indirizzata al preside. Tra i firmatari anche una mamma italiana convertita all’Islam e sposata con un egiziano. In serata l’Ufficio scolastico territoriale ha comunque avviato le «opportune verifiche» sul caso. A Milano l’anno scorso la polemica era scoppiata in centro. Al Parini, uno più prestigiosi licei classici della città, una insegnante propose di fare il presepe: idea bocciata dagli altri docenti senza nemmeno troppe discussioni.Ma a Rozzano protestano anche i genitori della scuola, che lo scorso giugno avevano dovuto digerire la decisione del Consiglio d’istituto di non riportare i crocifissi nelle aule. «In nome di quale valore superiore dovremmo rinunciare a festeggiare il Natale? Se si parla di rispetto verso coloro che non professano la religione cristiana cattolica in nome della libertà di culto, ci permettiamo di dissentire. Anzi, proprio in nome del valore dello scambio culturale, riteniamo che perseverare, senza limitazioni, nelle nostre tradizioni non possa che comportare un arricchimento verso coloro che professano altre religioni e altre tradizioni», hanno scritto 28 mamme e papà in una lettera indirizzata al preside. Tra i firmatari anche una mamma italiana convertita all’Islam e sposata con un egiziano. In serata l’Ufficio scolastico territoriale ha comunque avviato le «opportune verifiche» sul caso. A Milano l’anno scorso la polemica era scoppiata in centro. Al Parini, uno più prestigiosi licei classici della città, una insegnante propose di fare il presepe: idea bocciata dagli altri docenti senza nemmeno troppe discussioni.
Da Milano a Roma, da Rozzano a Fonte Nuova, un Comune di trentamila abitanti alle porte della Capitale, dove alla materna Peter Pan il presepe si farà, ma in versione inedita: senza Gesù Bambino. I Re Magi, in compenso, avranno le sembianze di tre migranti. Proteste e polemiche anche qui. Il giro d’Italia del Natale senza religione si chiude (per ora) nel profondo Veneto. Alla media Montegrappa di Romano d’Ezzelino si dovrebbe riproporre il concerto multietnico dello scorso anno, con un programma di canti dominato da musiche arabe e africane. Tu scendi dalle stelle come gran finale non era bastata a placare i mugugni dei genitori. Si sfoga il sindaco Rossella Olivo: «La voce che gira è che quest’anno non si faccia più nemmeno lo spettacolo; spero non sia vero, dopo tanti anni sarebbe la prima volta. Capisco l’autonomia scolastica, ma la nostra cultura va difesa». Da Milano a Roma, da Rozzano a Fonte Nuova, un Comune di trentamila abitanti alle porte della Capitale, dove alla materna Peter Pan il presepe si farà, ma in versione inedita: senza Gesù Bambino. I Re Magi, in compenso, avranno le sembianze di tre migranti. Proteste e polemiche anche qui. Il giro d’Italia del Natale senza religione si chiude (per ora) nel profondo Veneto. Alla media Montegrappa di Romano d’Ezzelino si dovrebbe riproporre il concerto multietnico dello scorso anno, con un programma di canti dominato da musiche arabe e africane. Tu scendi dalle stelle come gran finale non era bastata a placare i mugugni dei genitori. Si sfoga il sindaco Rossella Olivo: «La voce che gira è che quest’anno non si faccia più nemmeno lo spettacolo; spero non sia vero, dopo tanti anni sarebbe la prima volta. Capisco l’autonomia scolastica, ma la nostra cultura va difesa».

fonte: Il Corriere
Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. 
»State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
(Lc 21,25-28.34-36)


22 novembre 2015

Il card. Ruini dà una bella lezione agli “antibergogliani”: «siete ciechi»

«Bisogna essere ciechi per non vedere l’enorme bene che papa Francesco sta facendo alla Chiesa e alla diffusione del Vangelo». A dirlo in un’intervista è il card. Camillo Ruini, leader della “cordata conservatrice” in Curia, secondo le superficiali etichette mediatiche.
A chi sta dando del “cieco” il grande collaboratore di Papa Wojtyla e di Benedetto XVI? Ai cosiddetti stalker di Papa Francesco, il gruppetto di cattolici («si professano cattolici», direbbe il Papa) che da due anni ha intrapreso una battaglia quotidiana contro il Pontefice, minacciando scismi, annunciando catastrofi, recitando l’Apocalisse, coinvolgendo la massoneria, sbrodolando fiumi di profezie dell’Antico Testamento, sforzandosi di interpretare messaggi di qualche mistico o mistica piegandoli senza pietà alla realtà attuale. Molti li definiscono “tradizionalisti”, noi preferiamo “socciani”, in onore del loro “riferimento spirituale” Antonio Socci.
Giusto qualche esempio. La riflessione più matura dell’ultimo periodo del giornalista di Libero (quotidiano del famoso titolo ben poco evangelico “Bastardi islamici”, da cui Socci non ha ancora preso le distanze) è stata sciorinare un lenzuolo di profezie, tagliandole e incollandole a piacere le une alle altre per sostenere che l’Islam distruggerà Roma e il Vaticano. Una performance onestamente imbarazzante, malamente derisa dai suoi colleghi giornalisti (anche qui). Dello stesso livello l’articolo di due giorni fa dove ha messo in bocca a Francesco una frase virgolettata che non ha mai detto«La Chiesa non adori la “santa tangente”». Così lo ha accusato di «sputtanare pubblicamente» vescovi e cardinali di corruzione, sospettandoli di pagare tangenti. Lo avrebbe fatto, secondo l’intellettuale di Libero perché «vuole vendicarsi di essere stato messo in minoranza in ben due Sinodi e non aver potuto imporre» la comunione ai divorziati e le nozze gay. «Così adesso la fa pagare al mondo ecclesiastico». Ognuno può percepire da solo il livello delle critiche che deve subire il Papa, acriticamente riprese dai socciani su Facebook. Se si legge il testo dell’omeliail Papa mette semplicemente in guardia la Chiesa a non cadere nella mondanità, cioè nel fascino del potere e del denaro, ricordando quando gli scribi e i farisei vennero redarguiti da Gesù perché adoravano la “santa tangente”.
Sintomatico il pensiero di chi osserva tutto questo dall’esterno, come Giuseppe Caldarola, ex direttore dell’Unità«Sono abbastanza stupito e scandalizzato dal modo in cui ferventi cattolici trattano papa Francesco. Chi ha la ventura e la pazienza di leggersi le omelie su “Libero” di Antonio Socci, ispirato, e sempre sudato, giornalista diventato dirigente Rai nei primi anni del centrodestra al potere, scoprirà che siamo passati, nel giro di pochi mesi, da una avversione quasi epidermica verso il papa argentino all’organizzazione, ovvero al tentativo di organizzare un movimento anti-papale. Quel che il suo linguaggio, in politica diremmo “stalinista”, sembra evocare è uno scisma della “parte cattolica” contro la “parte non cattolica”. Uomini e donne che invitano i fedeli alla dottrina e all’obbedienza si mettono alla testa di una rivolta che dovrebbe concludersi con la cacciata dell’infedele, in questo caso il buon Francesco».
Eppure molte delle persone che i socciani chiamano abitualmente in causa per contrapporli a Francesco sono i primi sostenitori del suo pontificato. L’ultimo esempio è proprio quello del card. Camillo Ruini, : «Non ho difficoltà a riconoscere che tra papa Francesco e i suoi predecessori più vicini ci sono differenze, anche notevoli», ha affermato recentemente. «Io ho collaborato per vent’anni con Giovanni Paolo II, poi più brevemente con papa Benedetto: è naturale che condivida la loro sensibilità. Ma vorrei aggiungere alcune cose. Gli elementi di continuità sono molto più grandi e importanti delle differenze. E fin da quando ero uno studente liceale ho imparato a vedere nel Papa prima la missione di successore di Pietro, e solo dopo la singola persona; e ad aderire con il cuore, oltre che con le parole e le azioni, al Papa così inteso. Quando Giovanni XXIII è succeduto a Pio XII, i cambiamenti non sono stati meno grandi; ma già allora il mio atteggiamento fu questo. Bisogna essere ciechi per non vedere l’enorme bene che papa Francesco sta facendo alla Chiesa e alla diffusione del Vangelo».
E’ la testimonianza di un vero cattolico, che non pone i suoi pensieri e i suoi ragionamenti prima della fede, della fiducia nel successore di Pietro, che prega di riuscire a chiarire gli eventuali dubbi e perplessità che ha, senza dare scandalo e minare la fede altrui. Il card. Ruini, inoltre, ha condiviso apertamente il documento di riforma del processo canonico sulle dichiarazioni di nullità del matrimonio presentato da Papa Francesco, affermando che la «decisione di papa Francesco, che molti di noi —me compreso —auspicavano, non ha niente a che fare con» il “divorzio cattolico”, come invece sostenuto da alcuni antipapisti.

Ricordiamo anche le parole di Benedetto XVI («Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiere»), oppure gli interventi pubblici (almeno tre) del segretario personale del Papa emerito, mons. Georg Gänswein, a sostegno di Papa Francesco e contro i suoi critici (chi dubita di Bergoglio, ha affermato «ha poco senso della Chiesa»). Ricordiamo anche l’intervento del ratzingeriano Vittorio Messori, quando ricordò che -anche in presenza di legittime perplessità- «capo unico e vero della Chiesa è quel Cristo onnipotente e onnisciente che sa un po’ meglio di noi quale sia la scelta migliore, quanto al suo temporaneo rappresentante terreno. E a chi volesse giudicare, non dice nulla l’approvazione piena, più volte ripetuta – a voce e per iscritto – dell’attività di Francesco da parte di quel “Papa emerito” pur così diverso per stile, per formazione, per programma stesso?». Lo stesso nuovo pupillo dei socciani, il guineano card. Robert Sarah (la cui caratteristica principale, secondo Antonio Socci, è «l’assoluta fedeltà alla dottrina della Chiesa»), ha affermato: «cosa pensare di un figlio o di una figlia che critica pubblicamente il padre o la madre? Come potrebbe la gente rispettare quella persona? Il Papa è nostro padre. Gli dobbiamo rispetto, affetto e fiducia (anche se le critiche non sembrano dargli fastidio). Per via di certi scritti o di certe dichiarazioni, alcuni potrebbero avere l’impressione che egli potrebbe non rispettare la dottrina. Personalmente, ho piena fiducia in lui ed esorto ogni cristiano a fare lo stesso».
Fonte: UCCR

20 novembre 2015

PAOLO VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO A PERPETUA MEMORIA



DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA
CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE NOSTRA AETATE


Introduzione

1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. 
I vari popoli costituii
cono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra (1) hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti (2) finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce (3).
Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

Le diverse religioni

2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso. 
Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri. 
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. 
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (4). 
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.

La religione musulmana

3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra (5), che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. 
Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.

La religione ebraica

4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. 
La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti. 
Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede (6), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili (7). La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso (8). Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine. 
Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.
Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata (9); gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione (10). Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (11). Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » (Sof 3,9) (12).
Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo. 
E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (13), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. 
E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo. 
La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia.

Fraternità universale

5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8). 
Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano. 
In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini (14), affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli (15).
Tutte e singole le cose stabilite in questo Decreto, sono piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in virtù della potestà Apostolica conferitaci da Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le stabiliamo; e quanto stato così sinodalmente deciso, comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro, 28 ottobre 1965.


Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica.
Seguono le firme dei Padri.

SOSPENSIONE DELLA LEGGE PER I DECRETI PROMULGATI NELLA SESSIONE VII
Il Beatissimo Padre ha stabilito la dilazione della legge, quanto alle nuove leggi che sono contenute nei decreti ora promulgati, fino al 29 giugno 1966, cio fino alla festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo dell’anno prossimo.
Nel frattempo il Sommo Pontefice emaner le norme per l’applicazione di dette leggi.


† PERICLES FELICI
Arcivescovo tit. di Samosata
Segretario Generale del SS. Concilio


Firme dei Padri

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica

† Ego ANTONIUS titulo S. Laurentii in Panisperna Presbyter Cardinalis GAGGIANO, Archiepiscopus Bonaërensis.

Ego PETRUS titulo S. Laurentii in Lucina Presbyter Cardinalis CIRIACI.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Mariae de Victoria Presbyter Cardinalis SIRI, Archiepiscopus Ianuensis.

† Ego IACOBUS titulo S. Mariae in Transpontina Presbyter Cardinalis LERCARO, Archiepiscopus Bononiensis.

† Ego STEPHANUS titulo S. Mariae Trans Tiberim Presbyter Cardinalis WYSZYNSKI, Archiepiscopus Gnesnensis et Varsaviensis, Primas Poloniae.

† Ego BENIAMINUS titulo S. Vitalis Presbyter Cardinalis DE ARRIBA Y CASTRO, Archiepiscopus Tarraconensis.

† Ego FERDINANDUS titulo S. Augustini Presbyter Cardinalis QUIROGA Y PALACIOS, Archiepiscopus Compostellanus.

† Ego PAULUS AEMILIUS titulo S. Mariae Angelorum in Thermis Presbyter Cardinalis LEGER, Archiepiscopus Marianopolitanus.

† Ego VALERIANUS titulo S. Mariae in Via Lata Presbyter Cardinalis GRACIAS, Archiepiscopus Bombayensis.

† Ego IOANNES titulo S. Marci Presbyter Cardinalis URBANI, Patriarcha Venetiarum.
Ego PAULUS titulo S. Mariae in Vallicella Presbyter Cardinalis GIOBBE, S. R. E. Datarius.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Honuphrii in Ianiculo Presbyter Cardinalis GARIBI Y RIVERA, Archiepiscopus Guadalajarensis.

† Ego ANTONIUS MARIA titulo S Chrysogoni Presbyter Cardinalis BARBIERI, Archiepiscopus Montisvidei.
Ego CAROLUS titulo S. Agnetis extra moenia Presbyter Cardinalis CONFALONIERI.

† Ego PAULUS titulo Ss. Quirici et Iulittae Presbyter Cardinalis RICHAUD, Archiepiscopus Burdigalensis.

† Ego IOSEPHUS M. titulo Ss. Viti, Modesti et Crescentiae Presbyter Cardinalis BUENO Y MONREAL, Archiepiscopus Hispalensis.

† Ego FRANCISCUS titulo S. Eusebii Presbyter Cardinalis KÖNIG, Archiepiscopus Vindobonensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Athanasii Presbyter Cardinalis SLIPYI, Archiepiscopus Maior Ucrainorum.

† Ego LAURENTIUS titulo S. Leonis I Presbyter Cardinalis JAEGER, Archiepiscopus Paderbornensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Crucis in via Flaminia Presbyter Cardinalis BERAN, Archiepiscopus Pragensis.

† Ego MAURITIUS titulo D.nae N.ae de SS. Sacramento et Martyrum Canadensium Presbyter Cardinalis ROY, Archiepiscopus Quebecensis, Primas Canadiae.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Teresiae Presbyter Cardinalis MARTIN, Archiepiscopus Rothomagensis.

† Ego AUDOËNUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis MCCANN, Archiepiscopus Civitatis Capitis.

† Ego LEO STEPHANUS titulo S. Balbinae Presbyter Cardinalis DUVAL, Archiepiscopus Algeriensis.

† Ego ERMENEGILDUS titulo Reginae Apostolorum Presbyter Cardinalis FLORIT, Archiepiscopus Florentinus.

† Ego FRANCISCUS titulo Ss. Petri et Pauli in Via Ostiensi Presbyter Cardinalis ŠEPER, Archiepiscopus Zagrabiensis.

† Ego IOANNES titulo S. Silvestri in Capite Presbyter Cardinalis HEENAN, Archiepiscopus Vestmonasteriensis, Primas Angliae.

† Ego IOANNES titulo Ssmae Trinitatis in Monte Pincio Presbyter Cardinalis VILLOT, Archiepiscopus Lugdunensis et Viennensis, Primas Galliae.

† Ego PAULUS titulo S. Camilli de Lellis ad Hortos Sallustianos Presbyter Cardinalis ZOUNGRANA, Archiepiscopus Uagaduguensis.

† Ego LAURENTIUS I. titulo S. Clementis Presbyter Cardinalis SHEHAN, Archiepiscopus Baltimorensis.

† Ego HENRICUS titulo S. Agathae in Urbe Presbyter Cardinalis DANTE.
Ego CAESAR titulo D.nae N.ae a Sacro Corde in Circo Agonali Presbyter Cardinalis ZERBA.

† Ego AGNELLUS titulo Praecelsae Dei Matris Presbyter Cardinalis ROSSI, Archiepiscopus S. Pauli in Brasilia.

† Ego IOANNES titulo S. Martini in Montibus Presbyter Cardinalis COLOMBO, Archiepiscopus Mediolanensis.

† Ego GUILLELMUS titulo S. Patricii ad Villam Ludovisi Presbyter Cardinalis CONWAY, Archiepiscopus Armachanus, totius Hiberniae Primas.

† Ego MICHAEL DARIUS MIRANDA, Archiepiscopus Mexicanus, Primas Mexici.

† Ego FRANCISCUS MARIA DA SILVA, Archiepiscopus Bracharensis, Primas Hispaniarum.

† Ego PAULUS GOUYON, Archiepiscopus Rhedonensis, Primas Britanniae.

† Ego HUMBERTUS MALCHIODI, Archiepiscopus Episcopus Placentinus.

Sequuntur ceterae subsignationes.

Ita est.
† Ego PERICLES FELICI
Archiepiscopus tit. Samosatensis
Ss. Concilii Secretarius Generalis
† Ego IOSEPHUS ROSSI
Episcopus tit. Palmyrenus
Ss. Concilii Notarius
† Ego FRANCISCUS HANNIBAL FERRETTI
Ss. Concilii Notarius 

NOTE
(1) Cf. At 17,26.
(2) Cf. Sap 8,1; At 14,17; Rm 2,6-7; 1 Tm 2,4.
(3) Cf. Ap 21,23-24.
(4) Cf. 2 Cor 5,18-19.
(5) Cf. S. GREGORIO VII, Epist., III, 21, ad Anazir (Al-Nãþir), regem Mauritaniae, ed. E. CASPAR in MGH, Ep. sel. II, 1920, I, p. 288, 11-15; PL 148, 451A.
(6) Cf. Gal 3,7.
(7) Cf. Rm 11,17-24.
(8) Cf. Ef 2,14-16.
(9) Cf. Lc 19,44.
(10) Cf. Rm 11,28.
(11) Cf. Rm 11,28-29; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss].
(12) Cf. Is 66,23; Sal 64,4; Rm 11,11-32.
(13) Cf. Gv 19,6.
(14) Cf. Rm 12,18.

(15) Cf. Mt 5,45.

Fonte: Vatican

18 novembre 2015

Madre Teresa sarà santa a settembre

Giovanni Paolo II e madre Teresa di Calcutta nel febbraio 1986
​Tra gli appuntamenti del prossimo Giubileo della Misericordia uno dei più importanti sarà la
canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.

L'agenzia di stampa Agi, inizialmente aveva riportatato la data del 5 settembre, ma sembra più probabile che la cerimonia si svolga domenica 4 settembre.

La cerimonia di beatificazione è avvenuta in piazza San Pietro il 19 ottobre 2003, presieduta da Papa Giovanni Paolo II. Il processo che aveva portato al riconoscimento delle virtù eroiche e dei miracoli si era aperto a meno di due anni dalla sua morte a causa della diffusa fama di santità. Madre Teresa era nata il 26 agosto 1910 a Skopje, capitale dell'attuale Macedonia, da genitori albanesi, ma visse la maggior parte della sua esistenza in India prendendosi cura dei più piccoli tra i poveri in risposta alla chiamata di Gesù: “Vieni, sii la mia luce”. Fondò la Congregazione delle Missionarie della Carità e più tardi dei Fratelli Missionari della Carità. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997.

“Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”.

Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”.

ll suo biografo, don Lush Gjergji, vicario generale della Chiesa del Kosovo in un'intervista alla Radio Vaticana, l'ha ricordata così: «Madre Teresa ha operato una sintesi meravigliosa tra azione e contemplazione. Madre Teresa non separava mai Dio dall’uomo né l’uomo da Dio: ricordo quando, a Calcutta, dopo diverse ore di adorazione mi prese per mano e mi disse: “Adesso andiamo a trovare Gesù nei poveri, nei lebbrosi, nei sofferenti”. E dopo aver fatto questa visita, mi fece una domanda straordinaria: “Ti piace il Gesù del nostro quartiere?”. Infatti, ogni persona che lei incontrava era lo stesso Gesù che aveva amato, adorato e accolto tramite l’Eucaristia e la Messa».

Fonte: Avvenire

14 novembre 2015

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.


11 novembre 2015

Vatileaks? È «pompa del diavolo». Francesco e Benedetto XVI contro gli spacciatori di false verità

Il “no” deciso dei due pontefici alla «menzogna travestita da informazione» (per
Auerbach si chiama “tecnica del riflettore”, e il suo inventore è Goebbels)




Il Papa che tanto amano e tanto vogliono “aiutare” a riformare la Chiesa, come dicono loro, ha parlato chiaro circa gli affari che stanno facendo con lo spionaggio, il furto e la ricettazione dei documenti della Santa Sede.

«Cari fratelli e sorelle – ha detto Francesco domenica all’Angelus – so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. È un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili. Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare».

È un giudizio senza appello: avete rubato e state facendo solo del male. Al sottoscritto, alla Chiesa, al popolo tutto. Punto. Ma loro vanno avanti. Fanno i finti tonti, gli zanza. Sorridono alle telecamere e sputazzano dalle zanzariere. The show must go on. Lo spettacolo deve andare avanti.
Pubblicare documenti rubati, così, per costruire il romanzo criminale alla Dan Brown e sparare a Bertone che si sarebbe ristrutturato l’appartamento «con i soldi dei bambini malati» e non raccontare che quelli sono documenti già esaminati dal Papa, i soldi dei bambini malati c’entrano niente, quell’appartamento andava ristrutturato, sono 296 non 400 metri quadrati, ci vivono diverse persone, non ha nessun super-mega-attico privato Bertone, eccetera.

Pubblicare documenti trafugati, così, ben sapendo che segnalano situazioni di cui il Papa è già al corrente e rispetto alle quali il Papa ha già preso iniziativa. E sparare al cardinale Pell (ben sapendo che la sua nomina al dicastero dell’economia vaticano è una delle iniziative del Papa), scrivendo che ha «bruciato 500 mila euro in un anno» e tacendo che con quei soldi il ministro vaticano ci ha pagato 12 impiegati, l’informatizzazione dell’ufficio e tutto il resto che in questi giorni Pell ha dettagliato ma che nessun domatore di circo mediatico si è premurato di promozionare almeno quanto sta continuando a promozionare in tutto il circo, dai giornali alle tv, dalla radio ai siti internet, i libri felloni, costruiti con documenti rubati… Ecco, tutto questo cos’è?

Oltre a essere un reato, come ci ha dovuto ricordare papa Francesco piuttosto che il magistrato e il giornalista di turno al famoso presidio della famosissima “Legalità”, questo è, scriveva già lo studioso esule dalla Germania nazista Erich Auerbach: “tecnica del riflettore”. La stessa tecnica che il ministero della propaganda di Goebbels utilizzò su larga scala, in maniera martellante, paranoica, ossessiva, nella società del Terzo Reich, usando tutti i mezzi di comunicazione, per convincere i tedeschi che gli ebrei erano “mezzi uomini” dediti alla vampirizzazione dell’umanità e naturalmente alla ristrutturazione dei loro super-mega attici derubando gli ospedali “dei bambini malati”. Quante volte lo dovremo ancora ricordare in questo tempo di torbidi e di falsità serviti come trasparenza e informazione, questa tecnica consiste nel prendere e nel fare di un elemento di tutta una realtà o di tutto un discorso un fascio iperbolico:
«Si illumina una piccola parte, ma tutto il resto, che servirebbe a spiegarlo e a dare a ciascuna cosa il suo posto, e verrebbe, per così dire, a formare un contrappeso a ciò che è stato messo in risalto, viene lasciato nel buio. In questo modo viene detta apparentemente la verità, poiché quanto è detto è incontestabile, e tuttavia tutto è falsato, essendo che la verità è composta di tutta la verità e del giusto rapporto fra le singole parti». 

Nei casi Pell e Bertone ci sono anche falsità distribuite a piene mani, non solo tecnica del riflettore. Un bel combinato disposto.

Insomma, corvi e cornacchie esistono per falsificare e opprimere. Altro che per informare e riformare. Pensateci. La prima Vatileaks scoppia nei primi mesi del 2012 e culmina il 25 maggio dello stesso anno (a pochi giorni dalla pubblicazione del secondo libro di Nuzzi contenente documenti trafugati dal Vaticano) con l’arresto dell’aiutante di camera di Sua Santità, passacarte e reo confesso di furto. Oggi arrestano altre persone, i libri sono due e per quello di Nuzzi erano già pronte da mesi traduzioni in 6 lingue e diffusione in 26 paesi del mondo.

Ebbene, l’11 giugno 2012, in una lectio romana papa Benedetto XVI denunciò con parole diverse la stessa cosa che ha denunciato papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa:
«Nella Chiesa antica, e ancora per secoli, c’era l’espressione: “Rinunciate alla pompa del diavolo?”, e oggi sappiamo che cosa era inteso con questa espressione “pompa del diavolo”. La pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la “pompa del diavolo”, dove appare con apparente bellezza e, in realtà, appare con tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola “pompa del diavolo”, si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere, nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori. Quindi, questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia ad un tipo di cultura che è un’anti-cultura, contro Cristo e contro Dio. (…) Lascio adesso ad ognuno di voi di riflettere su questa “pompa del diavolo”, su questa cultura alla quale diciamo “no”. Essere battezzati significa proprio sostanzialmente un emanciparsi, un liberarsi da questa cultura. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione, contro questa cultura che cerca solo il benessere materiale e nega Dio, diciamo “no”».

Luigi Amicone - 
Foto Ansa

Fonte: Tempi

10 novembre 2015

«Chi crederebbe - pensava - alla parola di una bambina contro quella di un uomo (evangelico) che legge sempre la Bibbia e va in chiesa ogni domenica?».


VIOLENTATA PER ANNI DAL PADRE E TRADITA DELLA MADRE CHE LO HA PERDONATO:
Stuprata per quattro anni da suo padre David, tradita da una madre, Mandy, schierata a fianco del marito che pretendeva da lei che perdonasse l'uomo che l'aveva fatta precipitare in un inferno. Becky Herbert, una ragazza di Plymouth che oggi ha 20 anni, non vuole più tornare in quella casa in cui ha vissuto nell'incubo e dove oggi suo padre, uscito nel frattempo dal carcere, è tornato. Una scelta che le è valso un biglietto scritto dalla mamma: «D'ora in poi considerati orfana». Un messaggio choc che si aggiunge all'orrore vissuto in passato.
La disperazione. Becky è stata stuprata per quattro anni, quasi ogni notte, da un padre che si infilava nel suo letto e che le diceva, quando lei lo supplicava di non toccarla: «Questo è il nostro piccolo segreto». Un padre che aveva cominciato a palpeggiarla nelle parti intime fin da quando lei aveva appena nove anni con la scusa di voler controllare se stesse crescendo correttamente. Palpeggiamenti che sono sfociati in una serie infinita di stupri da quando Becky aveva 11 anni fino ai 15, quando tentò di impiccarsi. Cresciuta da una madre che seguiva rigidamente i principi religiosi della chiesa evangelica e che le aveva sempre detto che il sesso prima del matrimonio è peccato, aveva il terrore di restare incinta così come di rivelare quello che le succedeva: «Chi crederebbe - pensava - alla parola di una bambina contro quella di un uomo che legge sempre la Bibbia e va in chiesa ogni domenica?».
Le violenze. La ragazza subì la prima violenza mentre la madre era al lavoro. «Ero sul letto a giocare con i miei orsacchiotti - racconta Becky - Prima di rendermi conto di quello che stava succedendo, mio padre mi aveva già abbassato i pantaloni. Non capivo che si trattava di uno stupro, ma sapevo che era qualcosa di sbagliato: l'ho pregato di fermarsi, ma lui non mi ha ascoltato. Tremavo. Ho tirato la coperta sopra la mia testa e ho abbracciato il mio orsacchiotto. Da quel giorno, quasi ogni notte mi svegliavo e me lo ritrovavo steso su di me. Lo imploravo di non toccarmi, ma lui andava avanti e mi diceva che era il nostro "piccolo segreto". Ogni volta avrei voluto morire. Un incubo che ha influito su tutti gli aspetti della mia vita. Volevo morire. Un giorno, in un parco giochi, ho preso la mia cravatta per impiccarmi a un cancello. Un'amica mi ha fermata, ma io non ho avuto il coraggio di confessarle cosa si nascondeva dietro la mia disperazione».
Il coraggio di raccontare. «Il coraggio è arrivato quando avevo 15 anni - continua Becky - ed ero in vacanza in un campeggio cristiano in Cornovaglia. Stavamo cantando tutti insieme quando all'improvviso sono scoppiata in lacrime e sono corsa via. Un'amica mi ha inseguita, ma io singhiozzavo e non riuscivo a dire a voce quello che avevo in testa, così l'ho scritto su un foglio. La mia amica l'ha fatto vedere a un leader del campo e in poco tempo mi sono ritrovata in una stazione della polizia a raccontare tutta la mia storia».
Il ricatto della madre. David Manning, processato con sette capi d'imputazione relativi a reati sessuali, ha confessato e nel 2010 è stato condannato a nove anni, ma è uscito dal carcere quest'anno per buona condotta e gli è stato concesso di tornare a vivere con la moglie e i fratelli di Becky. Prima del 2019, però, per ordine del tribunale non potrà assolutamente entrare in contatto con la figlia.
«Quando ho saputo che poteva tornare dove vivono ancora i miei fratelli mi sono sentita arrabbiata come non mai: ho preso a pugni un muro così forte da ritrovarmi con le mani insanguinate. Come può sentirsi sicura mia madre con un pedofilo che vive in casa sua? Inoltre, questo vuol dire che io non posso andare a trovare mia madre, visto che lui è lì. Il pastore della chiesa le ha detto di perdonare papà, che deve amarlo più dei suoi figli, perché noi saremmo presto cresciuti e l'avremmo abbandonata. E lei ha preteso che lo perdonassi anch'io, dicendo che Gesù vuole così, che il passato è passato e che la Bibbia impone il perdono. Mi sono sentita tradita. Ero sbalordita. Il colpo di grazia è arrivato quando il pastore le ha suggerito che avrei potuto aver inventato tutto perché papà era severo. A quel punto ho lasciato la casa. Amo mia madre, ma non posso vivere con lei se pretende che io perdoni mio padre. Non potremo mai avere un rapporto se lei non accetta che non potrò mai perdonarlo. Lei ha scelto il mio stupratore invece di me. Ha scelto l'uomo che mi ha completamente distrutto: ancora oggi mi sveglio in piena notte tremante e sudata per la paura. E oggi come oggi non sono sicura di voler mettere al mondo un bambino dopo aver vissuto sulla mia pelle tutto il male che un bambino può subire».
Mandy, dal canto suo, ha scritto a Becky criticandola per aver denunciato il padre «ripescando un episodio doloroso del passato». Ma tra i suoi messaggi ce n'è uno che risulta particolarmente agghiacciante. Quello in cui dice alla figlia: «Considerati un'orfana».

8 novembre 2015

Papa: rubare documenti vaticani è reato, le riforme vanno avanti

2015-11-08 Radio Vaticana


“Voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi”. Con queste parole, pronunciate all’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha commentato la vicenda dei documenti vaticani Trafugati nei mesi scorsi e pubblicati in particolare in due libri appena usciti. Rubarli, ha detto Francesco, è stato “un reato”, “un fatto deplorevole che non aiuta”. Il servizio di Alessandro De Carolis:




Niente paura, io vado avanti con fiducia e speranza. All’Angelus, Papa Francesco si affaccia dalla finestra più celebre del mondo per dire direttamente e schiettamente, accompagnato da uno scroscio praticamente continuo di applausi, cosa abbia pensato e ritenga di quando accaduto nei giorni scorsi, tra documenti rubati alle sue spalle e libri che li hanno resi noti sostenendo di fare il bene del Papa:
“So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati.
Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili”.
“Corvi” e “Vatileaks”, delatori e manovratori, qualsiasi fossero le loro trame e mire, non gli hanno tolto il sonno e soprattutto – scandisce Francesco con voce ferma, quasi soffocato da migliaia di battimani – non lo distraggono dai suoi dichiarati intenti di rinnovamento, che affida alla preghiera di chi la Chiesa la ama sul serio:
“Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza”.
Anche la riflessione precedente aveva in certo modo fatto da preludio a queste affermazioni, incentrata com’era sul contrasto tra l'autenticità cristiana e la sua “apparenza”. Francesco ha commentato come sempre il Vangelo della domenica, quello della vedova povera che lascia nel tesoro del tempio tutto quanto ha per vivere a differenza dai maestri della legge che, dice, “si pavoneggiano in pubblico” mentre in privato “divorano le case delle vedove”:
“Anche oggi esiste il rischio di assumere questi atteggiamenti. Ad esempio, quando si separa la preghiera dalla giustizia, perché non si può rendere culto a Dio e causare danno ai poveri. O quando si dice di amare Dio, e invece si antepone a Lui la propria vanagloria, il proprio tornaconto”.
I ricchi che gettano nel tesoro monete in quantità, ma per loro superflue, sono ben lontani, osserva il Papa, dal “bell’esempio” di generosità della vedova, che “nella sua povertà – sottolinea – ha compreso che, avendo Dio, ha tutto”:
“Gesù, oggi, dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza. C’è una differenza fra quantità e pienezza. Tu puoi avere tanti soldi, ma essere vuoto: non c’è pienezza nel tuo cuore. Pensate questa settimana alla differenza che c’è fra quantità e pienezza. Non è questione di portafoglio, ma di cuore (...) Amare Dio ‘con tutto il cuore’ significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio”.
E come spesso ama fare, il Papa condisce l’enunciazione di una verità di fede con un esempio concreto che ne dimostra la forza. L’esempio di una famiglia della sua diocesi in Argentina, che mentre è a tavola a mangiare delle cotolette viene interrotta da un mendicante che ha fame. La mamma chiede cosa intendano fare ai suoi tre figli, i quali di slancio la esortano a dare il cibo al povero. Dunque, questa mamma, spiega il Papa…
“…prende la forchetta e il coltello e toglie metà ad ognuna delle cotolette… ‘Ah no, mamma, no! Così no! Prendi dal frigo…’. ‘No, facciamo tre panini così’. E i figli hanno imparato che la vera carità si fa non da quello che ci avanza, ma da quello ci è necessario (…) Siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo”.
Al termine dell’Angelus, Francesco ricorda sia il Convegno nazionale della Chiesa italiana, al quale prenderà parte martedì prossimo recandosi a Firenze, sia la “Giornata del Ringraziamento”, che quest’anno ha per tema “Il suolo, bene comune”, che a Roma si svolge  in concomitanza con la “Giornata diocesana per la custodia del creato”, arricchita quest’anno dalla “Marcia per la terra”:
“Mi associo ai Vescovi nell’auspicare che tutti agiscano come amministratori responsabili di un prezioso bene collettivo, la terra, i cui frutti hanno una destinazione universale. Io sono vicino con gratitudine al mondo agricolo, e incoraggio a coltivare la terra in modo da custodirne la fertilità affinché produca cibo per tutti, oggi e per le generazioni future”.
(Da Radio Vaticana)

5 novembre 2015

Per il card. Bertone nessun “super attico” e nemmeno “cene regali”

Il 28 aprile scorso abbiamo pubblicato la lettera che il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato Vaticano, ha inviato ai media dopo essere stato oggetto di una forsennata campagna di diffamazione per il famoso “super attico” in cui avrebbe voluto andare ad abitare. Nella lettera spiegava che l’appartamento non era così grande come si era scritto, è spazioso come sono le residenze negli antichi palazzi del Vaticano, tanto che aveva ricevuto solidarietà da Papa Francesco.
Recentemente la vaticanista-femminista Franca Giansoldati de “Il Messaggero” -già nominata regina della disinformazione in altre occasioni, quando ha manipolato i discorsi di Papa Francesco- lo aveva riportato al centro della gogna mediatica sostenendo che per il suo ottantesimo compleanno avrebbe organizzato un «party regale a base di tartufo d’Alba, roba per raffinati intenditori, innaffiato da vini piemontesi di gran pregio. Il tutto molto poco francescano, molto poco in linea con l’indirizzo di sobrietà richiesto da Papa Bergoglio».
Torniamo a parlarne ancora oggi perché siamo convinti che chi ha preso di mira il card. Bertone intenda colpire, in realtà, Benedetto XVI. In questi giorni, infatti, l’ex segretario di Stato ha concesso un’intervista all’“Huffington Post”, mostrando il suo appartamento al giornalista Andrea Purgatori«c’è questa terrazza che per mesi è stata immaginata come parte del buon ritiro dell’ex Segretario di Stato: appartamento di lusso da 700 metri quadrati con vista sulla Città del Vaticano», scrive il giornalista. «Ma la terrazza è “condominiale”, e la superfetazione fotografata e pubblicata dai giornali è adibita a servizi per tutto il palazzo, senza accesso diretto dall’abitazione di Bertone». Il cronista prosegue la descrizione: «Il condominio somiglia a tanti del quartiere Prati. E la casa di Bertone, la famosa casa dello scandalo, a occhio non supera i 300 metri quadrati, comprese due stanzette adibite a segreteria, un salotto, un lungo corridoio, una cappella privata, la camera da letto, la cucina, i servizi e un terrazzino pieno di limoni, ulivi e gelsomini».
Insomma, scandaloso soltanto per chi è pregiudizialmente prevenuto. Senza contare che il terrazzo «nonostante quello che hanno detto e scritto, non mi appartiene, è a disposizione di tutti gli inquilini del palazzo», conferma l’ex arcivescovo di Genova. Come mai dunque questo accanimento? «In otto anni di incarico come Segretario di Stato ho esercitato le mie funzioni in perfetta sintonia con il Papa ma ho preso provvedimenti, avviato procedure, riformato uffici e effettuato nomine che hanno comportato scelte di avanzamento o esclusione di persone. E questo può avere scontentato qualcuno. Ma c’è stato anche un certo accanimento», spiega.
In molti hanno parlato di un’inimicizia con Papa Francesco, ma non è così: «Intanto mi ha tenuto come Segretario di Stato per sette mesi, fitti di udienze e biglietti, annotazioni, telefonate… ormai tutti sanno che ha questa abitudine di prendere il telefono e chiamare: mi serve questo, cerchi quella cosa, valuti se questo candidato va bene. Insomma, è stata una consultazione continua e fraterna». Poi è arrivato l’avvicendamento: «Ci siamo incontrati, parlati, abbiamo deciso le modalità, tutto. Anche se i giornali scrivono: Bertone è stato cacciato via di qua, cacciato via di là […]. Mi ha confermato per due anni come membro della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli che si occupa di tutti i territori di missione nel mondo. Quindi non direi proprio che mi abbia cacciato via».
Oltretutto, racconta ancora, «quando c’è stato il primo attacco su questo appartamento lui mi ha telefonato e mi ha detto: guardi che io non ho nulla in contrario che lei vada ad abitare al terzo piano di Palazzo San Carlo. Che poi bisognerebbe dire che qui nel Palazzo c’era un progetto preesistente e non mio, per una costruzione sul terrazzo». Un’abitazione concordata proprio con Francesco«nel colloquio che abbiamo avuto mi ha anche detto: sopra non costruiamo più niente, però facciamo aggiustare il pavimento del terrazzo perché ci piove dentro. E ironia della sorte purtroppo ci piove ancora, proprio nella mia stanza da letto (sorride). Figuriamoci se avrei fatto di testa mia. Le posso garantire che le stanze sono molto meno grandi di quelle di altri palazzi del Vaticano. Il Papa è stato informato di tutto, anche del piccolo ufficio adibito a segreteria. Mi ha detto: va benissimo e poi la segreteria le spetta, visto che deve scrivere le memorie perché lei è stato testimone di tre pontificati».
Il card. Bertone, da sempre uomo di fiducia di Benedetto XVI, ha voluto anche esprimere un giudizio sulla continuità dei due pontificati«è bene ricordare che il problema dell’invito all’accompagnamento degli omosessuali nella Chiesa era già presente nel documento della Congregazione per la dottrina della fede del cardinale Ratzinger, che ora Papa Francesco riprende e sviluppa con maggiore impatto mediatico. E anche sulla questione dei divorziati c’era già un invito all’accompagnamento pastorale, sia nel magistero che nella prassi delle diocesi, che alcuni non hanno recepito».
Ed infine ha parlato del famoso “party regale” di cui ha scritto la Giansoldati: «Le dico solo che era una cena organizzata dall’associazione degli alpini di Vercelli, miei ex diocesani, senza vini doc e senza tartufi ma con un’ottima tartufata, una specie di millefoglie con sopra una spruzzatina di cioccolata. Non mi sembra un lusso eccessivo per celebrare gli ottant’anni. Lei che ne dice?».

Fonte: UCCR